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Verbena e genziana negli antichi erbari delle piante officinali Verbena e genziana negli antichi erbari delle piante officinali
I fiori di Edward Bach non sono stati scelti a caso, già nell’antichità essi avevano suscitato l’interesse di medici ed erboristi. VERBENA. Santa Ildegarda... Verbena e genziana negli antichi erbari delle piante officinali

I fiori di Edward Bach non sono stati scelti a caso, già nell’antichità essi avevano suscitato l’interesse di medici ed erboristi.

VERBENA. Santa Ildegarda raccomanda di bollire la Verbena in parti uguali, con del vermouth, per fare lavaggi della bocca, per rimuovere sangue tossico, ripulire il corpo dalle putrefazioni (St. Hildegard CC 173, 14 ), mentre Plinio dice che questa pianta era usata dai Galli per predire la fortuna, le profezie; sfregando la pianta, inoltre, allontanavano febbri e curavano ogni malattia (Plinio, Historia Naturalis, 25.59.106).

Dioscoride dice che il nome Verbena deriva dal fatto che questa pianta veniva usata come amuleto e nei riti di purificazione. Pseudo Apuleius, invece, raccomanda di portare con sé la radice di Verbena, appendendola al collo, come cura per ulcerazioni della gola e ghiandole gonfie.

Verbena, detta Vermenaca, Ashthroat, nel “Lacnunga”, esemplare opera in tre volumi, con testo a fronte, Inglese Moderno e Anglosassone, del reverendo Osvald Cockayne, viene usata per ferite, ascessi, gonfiori ghiandolari, per vene ostruite, per coloro che non riescono a trattenere il cibo, per dolori di fegato, per calcoli biliari, per mal di testa, morsi di veleno e di insetti che volano (simili a falene), per morsi di cane rabbioso, per ferite e morsi di vipere. Verbena era utilizzata anche per ulcerazioni e gonfiori ghiandolari, si copriva la parte dolente con l’intera pianta. Per la circolazione venosa ostruita, si copriva la parte con l’intera pianta, la circolazione tornava rapidamente normale. Per i dolori di fegato, si prendeva la pianta nel giorno di mezza estate, si riduceva in polvere e si mescolavano cinque cucchiai di verbena con tre bicchieri di vino. Per i calcoli biliari, si utilizzava la radice fatta bollire in vino bollente, pulendo il sistema urinario. Per dolori alla testa, si legava la pianta sulla testa fino a quando il dolore cessava. Per i morsi di vipera, si utilizzavano le foglie e le radici. Per le locuste cornute e per i ragni velenosi, si mescolavano le foglie di verbena con vino e miele e si copriva la parte gonfia di veleno. In caso di morsi di cane rabbioso, si metteva sul morso verbena con spighe di frumento, fino a quando le spighe diventavano soffici e gonfie. Si prendevano poi le spighe gonfie e si portavano ad una gallina, se questa non mangiava le spighe, si dovevano prendere altre spighe, rimetterle sul morso con verbena, fino a guarigione.

Per le ferite si creava un unguento con burro e verbena e si copriva la ferita. Per i morsi di vipera, invece, si mescolava della verbena con vino, se il graffio era nascosto e non si vedeva gonfiore, occorreva mettere della verbena sulla parte, fino a quando il morso suppurava, a quel punto si copriva con del miele.

Nel libro di Lacnunga, Verbena viene anche definita Peristereon, nome che deriva da Dioscoride, si dice che questa pianta fosse usata anche dalle streghe per i loro incantesimi. In Leechbook, Verbena, Ashtroat, si utilizza masticata per le infiammazioni della bocca, si prescrive di mettere la pianta in una stoffa e di applicarla così agli cocchi doloranti; per chi aveva la vista offuscata, si aggiungeva Agrimonia, si faceva bollire con Verbena e si facevano lavaggi agli occhi. Per pustole negli occhi, si aggiungeva plantago lanceolata, achillea, veronica, cerfoglio di bosco. Vebena, in Leechbook, viene aggiunta a Apple Tree, frassino, betonica di bosco, edera, plantago lanceolata, tanaceto, hellenium, in caso di paralisi.

GENZIANA. Cockayne cita sempre, nel Lacnunga, 4 la pianta Genziana, Field Wort, Woodmarche, che veniva usata per un incantesimo a protezione degli occhi doloranti, tra gli ingredienti troviamo: pane raffermo, pepe, aceto, fragole, foglie di genziana insieme ad altre piante, tra cui caprifoglio, elleboro bianco, assenzio; il tutto era mescolato e posto su una benda da legare attorno agli occhi. Quest’erba era utilizzata per i morsi di vipera e come antidoto generico contro gli avvelenamenti. Si utilizzava la radice essiccata, polverizzata e mescolata a del vino.

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