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Perché i metodi autoritari di un tempo non funzionano più? Perché i metodi autoritari di un tempo non funzionano più?
di Sabrina Salmaso - Pedagogista Master in pedagogia clinica, master in nutrizione e dietetica applicata, studi di neuroscienze, intelligenza linguistica e programmazione neuro-linguistica. Ha... Perché i metodi autoritari di un tempo non funzionano più?
di Sabrina Salmaso - Pedagogista     

Master in pedagogia clinica, master in nutrizione e dietetica applicata, studi di neuroscienze, intelligenza linguistica e programmazione neuro-linguistica. Ha due figli e gestisce da vent’anni uno studio pedagogico-clinico oltre a lavorare in strutture per l’infanzia.

Quante volte sentiamo ripetere che oggi i giovani sono maleducati e che i metodi autoritari di un tempo funzionavano meglio?

“Un sano sculaccione raddrizza le teste più calde!”.

Nella realtà però accade un fatto strano: se al giorno d’oggi un bambino viene sgridato e sculacciato frequentemente, anziché crescere educato e rispettoso, diventa spesso ribelle ed aggressivo.

Perché accade questo? Perché lo stesso metodo un tempo sembrava funzionare ed oggi no?

La risposta è piuttosto semplice: si tratta di COERENZA CULTURALE.

Un tempo tutte le gerarchie si esprimevano attraverso un potere autoritario: il maestro bacchettava gli scolari, il capo reparto minacciava l’operaio, il genitore picchiava il figlio. Si trattava di un valore condiviso e quindi ritenuto giusto da tutti. Mai un genitore sarebbe andato da un professore a lamentarsi per la sua eccessiva severità, anzi, sosteneva le sue ragioni e i suoi metodi educativi. Probabilmente poi mamma e papà riproponevano le stesse dinamiche a casa.

I bambini, poiché imparano ciò che vedono, ed esprimono ciò che imparano, fuori di casa si comportavano allo stesso modo: quindi risolvevano i loro conflitti anche con qualche zuffa, si incontravano nei cortili e facevano le lotte fra bande e nessun genitore interveniva o li redarguiva per ciò che facevano. Vi era coerenza di valori, di comunicazione e di comportamento.

Il tempo è passato e la cultura si è evoluta: oggi, se un professore offende uno studente, viene denunciato alla velocità della luce; se al lavoro un dipendente viene minacciato, i sindacati intervengono repentinamente. E se due studenti si picchiano a scuola, intervengono i genitori, il preside, i maestri e si procede poi con sospensione, servizi sociali e psicologo. Oggi la nostra cultura si basa su una forma di rispetto diversa: se ci sono contrasti da risolvere si cerca un confronto esclusivamente verbale e non sono ammesse mani alzate.

Questo valore appartiene ormai al nostro modo di pensare quotidiano e lo condividiamo con i nostri figli fin da subito: sii gentile, non urlare, non alzare le mani, se c’è un problema non picchiare i tuoi amici, piuttosto chiama la mamma e la maestra.

In questo clima culturale se un genitore utilizza i metodi autoritari, esprime un messaggio incoerente: ti insegno a non alzare le mani, ma io ti do uno sculaccione; ti faccio cambiare classe perché la maestra è “cattiva”, ma poi ti urlo addosso per ore. Cosa accade? Il genitore propone un comportamento incoerente, insegna un valore, ma si comporta nel modo opposto. E l’incoerenza compromette la credibilità, la leadership e l’autorevolezza delle persone.

Ecco che i figli, di fronte a questa dissonanza, faticano ad imparare, a portare rispetto, a credere ai genitori. E i genitori rischiano di perdere, appunto, la loro autorevolezza.

Ovviamente i figli hanno bisogno di regole, necessitano di una guida ferma e sicura.

La grande sfida per i genitori di oggi è di trovare una modalità che sia ferma e gentile, autorevole e rispettosa, carismatica ed empatica.

Non è sempre facile. Ma con le giuste informazioni ci si può far ascoltare dai propri figli mantenendo una relazione empatica e rispettosa.

Dott.ssa Sabrina Salmaso

E’ possibile contattare Sabrina Salmaso attraverso il suo sito https://rispostepedagogiche.it