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La débacle della “comunità scientifica”: troppe ‘verità’ sul virus, e troppe ipotesi contraddittorie su come liberarcene. Non si sa neppure se un vaccino sarebbe efficace… La débacle della “comunità scientifica”: troppe ‘verità’ sul virus, e troppe ipotesi contraddittorie su come liberarcene. Non si sa neppure se un vaccino sarebbe efficace…
Da dove arriva il virus? secondo l’OMS, ovviamente, è un virus naturale, trasmesso all’uomo dal pipistrello, attraverso l’intermediazione di altre specie animali. E già... La débacle della “comunità scientifica”: troppe ‘verità’ sul virus, e troppe ipotesi contraddittorie su come liberarcene. Non si sa neppure se un vaccino sarebbe efficace…

Da dove arriva il virus? secondo l’OMS, ovviamente, è un virus naturale, trasmesso all’uomo dal pipistrello, attraverso l’intermediazione di altre specie animali. E già ci troviamo di fronte a un mare di ipotesi e, se ci è concesso, di chiacchiere, che di scientifico hanno solo l’ambiente in cui vengono scambiate. Ma l’ipotesi più ovvia, dato che nella città di Wuhan c’è un laboratorio, e che in questo laboratorio già nel 2015 è stato prodotto un virus analogo a quello che causa oggi l’epidemia… l’ipotesi più ovvia viene scartata a priori. Ma non da tutti, anche se gli scienziati, anche un Nobel, che la sostengono vengono insultati e tacciati di ogni nefandezza, nel tentativo di metterli a tacere.

“Come ormai la maggior parte dei ricercatori concorda, il nuovo coronavirus probabilmente ha avuto origine nei pipistrelli, ma per arrivare all’uomo è passato attraverso un altro animale. Era già successo con altri due coronavirus: il SARS-CoV è passato attraverso gli zibetti, mentre il MERS-CoV ha “usato” i cammelli. Così anche l’attuale SARS-CoV-2 si sarebbe diffuso attraverso un animale intermedio, ma gli scienziati non sanno ancora quale.  Così un articolo ‘scientifico’ sul secolo XIX. Da cui si deduce che comunità scientifica è solo la ‘maggior parte dei ricercatori’ che concorda, mentre la ‘minor parte’ evidentemente è composta di bufalari seriali. E comunque tutta la tesi ‘scientifica’ che smentisce l’origine artificiale del virus si basa sull’avverbio, “probabilmente”.

“La Corea del Sud ha riferito che 91 pazienti con coronavirus dichiarati guariti sono risultati positivi”. Questa notizia, confermata ma appena visibile sui media, mette in crisi tutta la strategia di difesa dal Corona (modificato in laboratorio secondo ogni evidenza) basata sulla creazione di un vaccino. Difatti, il principio della vaccinazione è proprio quello per cui chi è infettato sviluppa gli anticorpi specifici che poi lo difendono da una nuova infezione. Ma se chi è già stato infettato, ed è guarito non risulta protetto…. Anche in Cina e Giappone sono stati rilevati casi analoghi, o almeno così riportavano comunicazioni ufficiali.

Lascia dunque perplessi la notizia, questa ovviamente data con grande enfasi da tutti, secondo cui le autorità cinesi da ieri sostengono, spazzando via le numerose comunicazioni precedenti, che tutti i contagiati hanno sviluppato gli anticorpi. Chiaro che questa ‘scoperta’ spiana la strada alla sperimentazione (e al brevetto relativo) di un vaccino, sperimentazione già iniziata per un prodotto italo-inglese.

Ma le cattive notizie per chi cerca il vaccino non finiscono qui.

Mentre tutti i governi, guidati da Bill Gates e dall’OMS sono lanciati verso la panacea, dall’India arriva la comunicazione (scientifica) che conferma la natura mutevole del virus. In India ha mutato, e si presenta molto diverso in migliaia di contagiati, rendendo inutile il lavoro dei ben 70 laboratori ‘vaccinali’. Ma anche questa notizia è ben nascosta nelle pieghe dell’informazione mainstream.

Ma anche sul lato del ‘tranquilli se ne va’, non ci sono buone notizie. Difatti, se numerosi virologi controcorrente sostengono di non preoccuparsi più, perché il Corona, come tutti i virus influenzali, se andrà col caldo, dalla Francia arrivano i dati di uno studio che smentisce questa aspettativa: bisogna arrivare a una temperatura prossima all’ebollizione perché il virus muoia.

Sul lato della trasmissione, c’è una scuola ‘ecologista’ molto nutrita, in esponenti e analisi scientifiche, secondo cui l’inquinamento, tramite il particolato (polveri sottili) è il più potente veicolo di diffusione del Corona (e ovviamente degli altri virus): al netto delle falle nel sistema sanitario Lombardo, una mappatura dell’inquinamento atmosferico, paragonata a quello a del contagio, dà già empiricamente ragione a questi scienziati, la cui tesi è sostenuta da studi già realizzati negli USA (ma anche in Italia).

Ma puntualmente ecco arrivare la cavalleria degli smentitori, i quali per la verità non hanno dati o studi rilevanti da opporre. L’epidemiologo Luigi Lopalco, professore di Igiene presso l’Università di Pisa e capo per l’emergenza epidemiologica in Puglia, noto soprattutto per l’abitudine di denunciare per ‘diffusione di notizie false’ altri medici e scienziati che non concordano con le sue teorie, ha scritto su Twitter: “L’inquinamento fa male, ma con Covid-19 ho paura che c’entri poco. Non pensate che l’aria fresca possa fermare il contagio: il virus corre con le nostre gambe, non con i Pm10″. Ora, che la carica aggressiva di un virus dipenda dalla sua concentrazione, e che nell’aria fresca la concentrazione diminuisca, sembra essere un assioma, non sappiamo se scientifico, ma certo di buonsenso. Ma abbiamo il sospetto che il buonsenso e la ‘comunità scientifica’ non comunichino granché. Infatti, il direttore dell’Arpa Veneto, Luca Marchesi ha dichiarato: “È possibile affermare con chiarezza che, al momento, non esistono studi approvati e condivisi dalla comunità scientifica in grado di dimostrare che la diffusione del Coronavirus sia causata dall’inquinamento da particolato atmosferico” . A parte ovviamente quelli americani e italiani di cui abbiamo detto, e che potete trovare agevolmente… ma che non sono “approvati e condivisi dalla comunità scientifica”, qualunque cosa questo significhi.

Un altro canale di diffusione ‘scoperto’ in Canada, tramite uno studio computerizzato (e dunque altamente scientifico) chiama in causa i cani (ma solo quelli randagi) che risponde all’avverbio ‘probabilmente’ di cui abbiamo detto nell’incipit dell’articolo.

Il cane sostituisce, secondo lo studio pubblicato sulla rivista Molecular Biology and Evolution, opera dei ricercatori dell’università di Ottawa, guidati dal professor Xuhua Xia, nell’ipotesi pipistrello, il pangolino e il serpente, precedentemente indicati come responabili del passaggio all’uomo del virus. Si suppone trattarsi di uno studio scientifico, importante e verificato. Ma la Comunità scientifica non è compatta, e ci lascerà nel dubbio. Infatti il Professor James Wood, capo del dipartimento di Medicina Verterinaria di Cambridge, ha dichiarato: «Non credo che i proprietari di cani debbano preoccuparsi di questo lavoro. Non vedo nulla in questo documento a supporto di questa ipotesi e sono preoccupato che questo studio sia stato pubblicato su questa rivista».

Si supponeva che Molecular Biology and Evolution fosse una qualificata rivista scientifica, ora ci resteranno per sempre due dubbi: se il nostro fedele cucciolo non sia invece un terribile untore (ma forse no, dimenticavamo, solo i cai randagi, quelli da caccia, da guardia, da compagnia, da tartufo, da riporto, da ciechi sarebbero immuni) e se le riviste scientifiche vadano prese sul serio, e eventualmente quando.

Insomma, dalla previsione di burioni secondo cui il Corona non sarebbe mai sbarcato in Italia ne è passato del tempo. Ma la cosiddetta comunità scientifica ha saputo mettere in piedi solo una grande farsa, in cui ognuno ha sparato le sue certezze, puntualmente contraddette da altre certezze, tutte scientifiche (o tutte mancanti di conferma scientifica offerta dalla comunità, ossia dalla maggior parte dei ricercatori….) in una rissa il cui risultato è la totale perdita di fiducia da parte della gente comune nei confronti di una casta di privilegiati dalla faccia tosta, che spendono miliardi in soldi pubblici per creare virus in laboratorio. Chi poi li diffonda, è tutta un’altra storia….

Franco Slegato