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In morte di Camilleri In morte di Camilleri
Camilleri fu in anni lontani sceneggiatore per la Televisione delle serie ispirate a Maigret. La prima volta che lessi un Montalbano non lo sapevo,... In morte di Camilleri

Camilleri fu in anni lontani sceneggiatore per la Televisione delle serie ispirate a Maigret. La prima volta che lessi un Montalbano non lo sapevo, e mi arrovellai a lungo per capire cosa mi ricordasse l’eroico poliziotto siciliano. Poi, ecco, la scoperta e la conseguente illuminazione. Montalbano è copiato da Maigret, stessa colorazione umana, stessa ricerca d’ambiente, stesso linguaggio popolare.

In questo non c”è niente di male, ispirarsi a un maestro in letteratura di genere è del tutto legittimo, e Camilleri l’ha fatto molto bene. Più di Simenon è stato bravo nell’usare un misto di italiano e di siciliano (l’argot di Simenon è molto meno accentuato), meno di lui nel costruire trame, laddove alcuni episodi di Montalbano, con appostamenti e interrogatori mascherati, sono più grotteschi che gialli.

Molto meno bravo di Simenon nella costruzione dei personaggi, che dalla sua penna escono costantemente come macchiette (caratteristica questa enfatizzata da registi un po’ dozzinali nella trasposizione in video dei romanzi). La produzione di Camilleri è su un piano inclinato: i primi Montalbano erano nettamente migliori degli ultimi… su questo non ci dovrebbero essere dubbi, basti pensare al moltiplicarsi delle strizzatine d’occhio per l’attualità, sempre ‘politicamente corrette’, sempre un po’ furbette.

L’altra critica a Camilleri è l’essere stato una sorta di Sciascia dei poveri, col suo accennare alla mafia, alla politica corrotta sempre in maniera, diciamo così, poco convinta, sfumata, come se Montalbano fosse in un’isola siciliana felice, in cui la mafia è ridotta a due famigliole e a qualche costruttore edile.

Insomma, ci ha lasciati uno scrittore di ‘feuilleton gialli’, ossia romanzi d’appendice, quelli che in anni lontani uscivano a puntate sui giornali quotidiani: un buon scrittore di romanzi d’appendice, che personalmente, in questa veste, ho anche apprezzato. Ma come sempre accade, almeno qui da noi, la morte trasfigura tutto, crea aloni di eroismo, di grandezza, di splendore. I “coccodrilli” (in gergo giornalistico, gli elogi funebri che si tengono nel cassetto per ogni personaggio che si sa morirà fra non molto tempo) erano pronti, ed ecco ora il profluvio di inchiostro e parole, testimonianze commosse. Ecco l’addio corale al ‘maestro’, al ‘grande scrittore’, a uno dei ‘più grandi autori contemporanei’… ecco riproposti ovviamente i suoi ‘appelli politici’… l’inutile e anche un po’ volgare passerella, in cui intellettuali e politici fanno a gara per un minuto di televisione in cui apparire, ovviamente ‘per commemorarlo’ e ‘rendergli omaggio’.

Che fastidio.