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Il linguaggio della politica o la supercazzola sanitaria abruzzese Il linguaggio della politica o la supercazzola sanitaria abruzzese
È di questi giorni la discussione a più livelli del riordino sanitario della regione abruzzo. Se ne parla nel comune di Sulmona, se ne... Il linguaggio della politica o la supercazzola sanitaria abruzzese

È di questi giorni la discussione a più livelli del riordino sanitario della regione abruzzo. Se ne parla nel comune di Sulmona, se ne parla in regione, se parla a Roma nei meandri dei corridoi ministeriali, se ne parla, soprattutto fra la gente. Ed è quest’ultimo caso, probabilmente, il più adatto alla ‘palpazione’ in termini pratici, alle possibilità fattuali di avere una qualche minima speranza di farsi una lastra senza dover fare le valige e prenotare un albergo fra un anno a cento km di distanza. O peggio ancora di dover partorire fra i boschi.

Linguaggio e realtà. Un tema sul quale si dovrebbe fare un bel convegno che consenta all’utente di capire SI quando si dice NO e viceversa. Una supercazzola che sia intuitiva insomma. Se mi avverti dei contrari magari mi rendo conto dell’ironia e della particolarità dei significati. Utili a chi afferma ma privi di contenuti per chi ascolta. E se chi riordina la sanità afferma che tutto sarà fatto ma nel rispetto della domanda offerta e, soprattutto delle regole, ti accorgi che, se chi ha fatto le regole, te lo ha messo in quel posto, sai già che devi fare le valige e contattare il famoso albergo. Un po’ come fosse antani, per intenderci.

La regola. La regola è quella fissata dal decreto Lorenzin. Da questo decreto si evince una cosa molto semplice: se non ha abbastanza utenti, l’ospedale scende di livello fino ad essere adeguato alla reale domanda-offerta. Facile, cinico e perfetto. Ma doloroso per quei poveri utenti rimanenti che si dovranno fare 100 chilometri di stradine di montagna per raggiungere il più vicino presidio ospedaliero. Chi deve riordinare la Sanità afferma che non ha leggi adatte per “accontentare” gli utenti rimasti nel miserabile luogo. L’opposizione abruzzese afferma che le regole le devono cambiare i nuovi amministratori regionali. Chi la doveva riordinare prima, accusa chi la deve riordinare adesso, mentre chi sta al Governo pare sia impegnato su tavoli fantozziani talmente lunghi che non si vedono nemmeno i capotavola. Comunque non si sa quanto tempo ci vorrà per modificare decreti e restituire a chi comanda la possibilità di comandare. E visti gli abiti antichi dentro ai quali le autorità sulmonesi vanno in giro in questi giorni, in occasione della Giostra Cavalleresca, vogliamo dire: facciamolo davvero, torniamo al Medioevo e agli ospedali di famiglia, ai parti sul proprio letto col pentolone dell’acqua calda, ai purgoni, alle sanguisughe ed al lancio delle urine dalla finestra. Epilogo: ma se una cosa è davvero utile e non la fa nessuno, perché non dichiarare onestamente: “Cari utenti, siete pochi, siete vecchi, siete sparsi, l’ospedale non lo potete avere (il tribunale non lo potete avere…), andate via, dunque, o arrangiatevi”.

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