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Dramma placido a Sulmona: la città ai provinciali Dramma placido a Sulmona: la città ai provinciali
Niente di nuovo sul fronte occidentale a Sulmona. Il cattivo di turno ha perso, e ha vinto il nuovo che avanza, il giovane, il... Dramma placido a Sulmona: la città ai provinciali

Niente di nuovo sul fronte occidentale a Sulmona. Il cattivo di turno ha perso, e ha vinto il nuovo che avanza, il giovane, il puro, il vergine idealista Di Piero. Ne parleremo di questa verginità, ma il dato più importante è di certo la sconfitta della destra, sbriciolata nel suo interno, che non soltanto ha straperso al primo turno ma che ha votato la sinistra al ballottaggio, forse nella speranza di spostare il fulcro del potere da chi ne possiede un poco a chi ancora non ne ha. E ha contribuito alla vittoria di Di Piero al ballottaggio. Della serie, sbagliare è umano, perseverare e diabolico. Ma non avrebbe influito più di tanto il Centrodestra pur non votando la sinistra: la città ha scelto in primis Di Piero, e poi tutto il resto. Questo è il fatto.

Di Piero, il nuovo che avanza… praticamente ha vinto la squadra civica di Gerosolimo delle scorse elezioni: non ha dovuto fare altro che tradire il capo, travestirsi da anima candida e ridare nome ai risorti del PD (unico gruppo esistente di riferimento politico a Sulmona), quelli per i quali, a livello nazionale, i Cinquestelle si sono sacrificati per sopravvivere, dando, solo a parole le spalle orgogliosamente a Draghi in nome di fantomatiche emergenze nazionali, ma essendosi posti leggermente inclinati in avanti, denti digrignanti e lo sguardo fisso alla poltrona. Fa molto male ma poi ti riposi. Il più grande tradimento nei confronti del popolo dal dopoguerra ad oggi, dopo il fallimento dell’ideale, tragicamente e definitivamente evaporato nel vento tramontano di Trieste, dove insieme alla politica popolare si è spento pure il sindacato “dei lavoratori”.

Se la mentalità ristretta fosse un peccato capitale, a Sulmona più che di calo demografico parleremmo di scomparsa assoluta. Si va avanti da anni come se tutto quanto fosse una competizione per il vantaggio personale, e la politica non è che la punta dell’iceberg. Dalla famiglia alle amicizie, dalle risoluzioni chiare e semplici che salverebbero la città all’immobilità burocratico amministrativa, dal finto amico al nemico vero. Tutta un’ipocrisia dilagante che nasconde le potenzialità buone, che offusca le persone per bene e tarpa le ali a chi ha sempre costruito, dall’orto all’officina, dai campi alla fabbrica; a chi da Sulmona se ne è sempre andato perché è l’unico modo di crescere e sopravvivere. A Sulmona più fai cose e peggio ti trattano. L’invidia è dilagante, l’orgoglio e la disumanità pure.

Ed è così che la politica ti da la possibilità di riciclarti, anche se sei stato il capo della segreteria di Gerosolimo, il male appena sconfitto. E non parliamo di cento anni fa. Ma dell’altro ieri. E perché avvremmo dovuto fidarci? Soprattutto, perché avvremmo dovuto dare un’altra possibilità a chi fino a poco tempo fa predicava a favore del male assoluto come oggi ci appare, improvvisamente velenoso e tremendo? Se perdi la guerra e sei stato il numero due dello sconfitto come ti tratteranno i vincitori? A Sulmona tutti i voti civici di Di Piero, ieri erano di Gerosolimo e su Gerosolimo questi civici avevano prodotto la propria identità politica. Sulmona si è fidata, ma davvero questo si può affermare? Sulmona non ha cambiato le cose con il voto, ha solo spostato il baricentro dal carnefice di turno a chi mestamente sorride, ringrazia e brinda con l’occhio furbo che t’avverte da vittima d’esser divenuto carnefice. Da amico, nemico. Tutto torna. Le cose che diceva ieri Di Piero a favore di Gerosolimo dal palco, oggi le dice a se stesso. Solo questo è cambiato.

Dovremmo fare i complimenti al vincitore, far buon viso a cattivo gioco ed augurargli buon lavoro. Noi non lo faremo non per maleducazione o perché ci sentiamo sconfitti contro qualcuno, ma perché se non amiamo Gerosolimo lo Sconfitto, ancor meno stimiamo l’ipocrisia del vincitore: non ci può esser paradiso di compromessi, di ipocrisie, di tradimenti e false promesse. Noi ci metteremo sul carro dello sconfitto, perché uno sconfitto che oggi sa riconoscere il bene dal male è uno che ha perso la battaglia ma non la guerra. Le cose possono sempre cambiare.

Mirko Mocellin