Corpo scaccia corpo: paura e desiderio dell’altro al nostro fianco!
BLOGNotiziePsicologia e società 01/05/2020 Ovidio
di Yari Ferrone - Psicologo clinico
Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente offrendo servizio di supporto psicologico e psicoterapia per adulti e adolescenti sotto supervisione dei docenti S.P.I.G.A. (Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi).
Collabora con una struttura psichiatrica riabilitativa “Morrone” occupandosi di clinica delle psicosi, periodicamente conduce laboratori di arte sperimentale presso DLF a Sulmona e lavora come docente di psicologia e comunicazione presso un centro di formazione professionale della regione Lazio.
Se le forme dell’essere con sé stessi mutano, quelle dell’esserci con gli altri cosa ci riserveranno? Se la dimensione solitaria (ormai virtualmente relativa) si addentra in territori sconosciuti delle persone riscoprendo auspicabilmente nuovi terreni da coltivare, il contatto diretto con la società in che modo verrà gestito e quali scenari psicosociali ci riserverà?
Siamo ad un passo dal tanto atteso giorno, dal desiderato riavvicinamento con l’altro, con l’aria aperta, col sole, col mondo! Eppure qualcosa sta sfuggendo a questa realtà contemporanea ormai rivestita di misticismo e di incomprensibile aspettativa.
Questa pandemia cambierà il mondo ma nessuno può dire come: è così che si esprime il presidente Mattarella in uno dei suoi ultimi interventi. Anche se alcuni di noi tendono per natura ad isolarsi dalle persone mentre altri non riescono a farne a meno, l’istinto alla relazione è questione comune a tutti.
Al di là di alcune peculiarità del carattere oppure di forme psicopatologiche particolari, l’andare verso l’altro, contro l’altro oppure allontanarsi dall’altro non rappresentano solo le principali tendenze, a volte normali e a volte nevrotiche, ben descritte dalla storica psicoanalista tedesca Karen Horney. Anche il cercarne dialogo e contatto è parte degli istinti primari di ogni essere umano. L’altro è colui che accoglie, è il portatore della solidarietà che ci occorre in momenti delicati dei nostri giorni, colui che col linguaggio verbale oppure del corpo ci consente indirettamente di sentirci in contatto con l’intero mondo.
Umberto Tozzi e Raf con la loro storica e popolare canzone ci autorizzano ad asserire che “gli altri siamo noi!” Tutti abbiamo bisogno di tutti, e per dirla col noto romanzo di Margaret Mazzantini, nonché anche film di Sergio Castellitto, “Nessuno si salva da solo!” Qui i due protagonisti, una coppia distrutta da conflitti coniugali, dopo aver trascorso del tempo a distanza si rivedono per una cena intenta ad organizzare le vacanze dei propri figli.
Il riavvicinamento, però, fatica ad andare a buon fine lasciando il primo posto ad un sentimento d’ intolleranza. La vicinanza riaccende il conflitto, risveglia il rancore e risuscita l’odio.
Rimanendo su questa immagine possiamo comprendere quanto l’attesa di rincontrarsi non è detto che garantisca buoni frutti.
Il desiderio di rivedersi potrebbe generare la paura di essere vicini perché l’altro per cui proviamo nostalgia è anche e attualmente la principale fonte di pericolo di contagio. Un contagio che dal punto di vista psicologico è inevitabile e giustificatamente naturale: infatti, che si tratti di bene oppure di male, assimilare elementi psicologici dagli altri è un destino che ci accomuna tutti mentre nel caso del virus in questione vorremmo tanto avere la garanzia che mascherine e guanti siano sufficienti ad un efficace protezione.
Ma non essendo così paura e diffidenza è possibile che prendano il sopravvento su quella vicinanza che tanto è attesa quanto non concessa, doverosamente proibita, preventivamente necessaria. Tutto ciò che è comune diventa incondivisibile! Un vero e proprio paradosso dell’esperienza vitale. Lo spazio che si attraversa, l’aria che si respira, la superficie su cui si poggia, la terra che si calpesta, la mano che non più accarezza, il saluto che non si tocca ed uno sguardo che si evita anche se lo si cerca!
Il corpo scaccia corpo, la distanza ed il ragionevole terrore del contatto. Chissà se questa volta gli esseri umani vivranno la paura ma senza perdere la ragione necessaria? Rivedersi per evitarsi! Non è solo tempo dei contagi, è giunta l’epoca dei nuovi contatti, e se oggi sono in molti a morire solitari, è altrettanto vero che NESSUNO SI SALVA DA SOLO!!!
Dott. Yari Ferrone
Studio: Sulmona – L’Aquila
tel. 340.7722712
email: yari.ferrone@hotmail.it
Immagine di copertina:
Barbara Cappella_Ricucire le onde. Murale, Ostia