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Coronavirus: il fenomeno economico che ha “influenzato” le borse europee e traghetta l’Italia sull’orlo del baratro Coronavirus: il fenomeno economico che ha “influenzato” le borse europee e traghetta l’Italia sull’orlo del baratro
L’Italia rischia il collasso. Che vuol dire? Che chi rimarrà ricco alla fine della tempesta coronavirus (l’ennesima) potrà acquistare a basso costo le “sopite”... Coronavirus: il fenomeno economico che ha “influenzato” le borse europee e traghetta l’Italia sull’orlo del baratro

L’Italia rischia il collasso. Che vuol dire? Che chi rimarrà ricco alla fine della tempesta coronavirus (l’ennesima) potrà acquistare a basso costo le “sopite” ricchezze italiane (quantomeno una significativa parte di aziende strategiche). Non solo: per capire meglio possiamo affermare, che già a fine settimana quello che varrà un milione sarà comprabile ad 800 mila (se come si prevede, arriveremo ad un ribasso del 20%). E’ come avere la proprietà lussuosa di una nave bellissima che, senza equipaggio, deve svendersi al miglior offerente, unico modo per muovere il proprio mezzo. L’Italia negli ultimi sessant’anni non è stata all’altezza (o le è stato impedito) di prevedere il proprio futuro (l’attuale presente) e di tutelare la sua ricchezza e le sue potenzialità. Oggi, dunque, si rischia il collasso. Le Borse europee chiudono in profondo rosso la settimana che ha visto l’emergenza coronavirus allargarsi a gran parte del Vecchio Continente. Milano sprofonda fino a chiudere a -3,5%, nonostante gli sforzi encomiabili del Governo che spende le sue mosse come la moratoria dei crediti alle imprese da parte delle banche. Parigi -4,14 Francoforte -3,37%, Londra -3,62% e Madrid -3,54%.

Non ha aiutato la previsione di Moody’s (famosa agenzia di rating) che contempla una recessione dell’Italia con un calo del Pil dello 0,5. Certamente il Pil (Prodotto Interno Lordo), pur essendo il sistema di misura europeo, non è un elemento reale, essendo generato da produzione ma non coerente alla crescita effettiva di un paese (se io produco un milione di macchine ma non le vendo il Pil sale). Conti “della serva” a parte, comunque, resta evidente una stagnazione fisiologica al cambio di passo del terzo millennio: una mutazione epocale che avrà bisogno del suo tempo per maturare in meglio o, decretare, in caso di fallimento la morte di un paese.

Ed essere parte dell’Europa alle attuali condizioni non aiuterà di certo l’Italia. Perché affermare, ragionando a compartimenti stagni, che l’Italia ha profondamente bisogno dell’Europa, è come dire che la vittima di uno strozzino, nell’affrettarsi a pagare gli interessi (badate bene, solo gli interessi) del proprio debito, si rasserenerà nell’illusione d’avere ancora un po’ più di tempo per pagare. Bisognerebbe denunciare lo strozzino, uscire da un sistema non consono alle potenzialità del nostro magnifico paese, licenziare qualche “impiegato” dell’Europa (e cioè l’80% dei politici fino al 2013) e rimboccarsi le maniche in funzione delle grandi possibilità che abbiamo.

Ma quale sarebbe la soluzione? Cambiare strategia politico-economica. Come? farsi una banca propria, naturalmente, quindi potendo investire subito su di una sanità pure al collasso e foraggiare le aziende. Perché da quando nell’81, la Banca d’Italia ha “divorziato” dal ministero del Tesoro, uccidendo la nostra sovranità monetaria, è cominciata la parabola discendente del nostro paese, sempre più in debito e, quindi, in balia dello straniero ricco, agevolato da possibilità di speculazioni per acquisti made in Italy a basso costo. Per approfondire rileggete il nostro editoriale https://ovidionetwork.it/la-truffa-del-debito-pubblico-che-non-verra-mai-pagato-quando-nella-storia-e-stato-annullato-da-hammurabi-4500-anni-fa-fino-alla-costruzione-della-grande-germania-dopo-la-seconda-guerra-mondiale/

Ed oggi stiamo assistendo all’apoteosi di questa parabola discendente e di quella speculazione: vedremo già a fine mese gli effetti da Coronavirus sul nostro paese. Se sarà ancora nostro. Certamente siamo ben coscienti che occorrerebbe una struttura politica forte ed unitaria, cosa che gli impiegati dell’Europa in quarant’anni di sfaceli hanno scientemente scongiurato, dividendo ma continuando ad imperare. Questo ha comportato un quadro attuale surreale a tratti grottesco, laddove anche una linea politica giusta come potrebbe essere quella del Movimento Cinque Stelle trova, non uno, ma cento ostacoli invalicabili, esito di una maggioranza non utile alle risoluzioni dei problemi “grossi”, come ad esempio mettere seriamente in discussione gli accordi con una Europa che, di fatto, governa coi suoi tentacoli e a suo favore, buona parte dell’Italia, quella che più conta, sempre più vittima di non poter cambiare le cose.

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