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Altro che Cuore… 160 anni di propaganda ‘italiana’ Altro che Cuore… 160 anni di propaganda ‘italiana’
l’INFAME non era Franti, l’infame era De Amicis Loreto Giovannone Ricorre in questi giorni l’anniversario numero 160 dell’unità d’Italia. Ecco il contributo di Ovidionetwork.... Altro che Cuore… 160 anni di propaganda ‘italiana’

l’INFAME non era Franti, l’infame era De Amicis

Loreto Giovannone

Ricorre in questi giorni l’anniversario numero 160 dell’unità d’Italia. Ecco il contributo di Ovidionetwork.

L’Unità d’Italia fu una costruzione politica, raggiunta con la violenza militare, la corruzione, le cospirazioni dei moti carbonari diretti e controllati della massoneria. Unità priva dei presupposti essenziali: la coscienza unitaria e la comune identità di chi abitava la penisola. Con la farsa del Plebiscito e la mancata volontà politica alla Unità nazionale dei 7 stati preunitari, mancarono la volontà popolare e buona parte del ceto borghese. Il Regno Due Sicilie, sotto la dinastia Borbone fu invaso militarmente ed annesso con la forza militare e l’imposizione di una dittatura repressiva politico-amministrativa. Alla maggioranza degli italici fu imposto uno stato centrale e di appartenere a un’unica nazione senza la coscienza…. (Se queste affermazioni vi sembran forti, è perché come tutti gli Stati Nazionali, così quello italiano si è costruito una legittimità grazie al sistema scolastico obbligatorio, che ha provveduto a indottrinare tutti, per sempre. N.d.R.)

Propaganda del nuovo regime. Dopo 22 anni di feroce regime militare e dipolizia, in atto una fortissima crisi economica effetto del fallimento delle politiche fiscali e finanziarie liberali, l’invasione prese i connotati della persuasione. Il regime Sabaudo-piemontese attuò la strategia della propaganda per far assimilare alle classi popolari il mito della nazione con unica lingua e cultura. A questo scopo furono inventate e propagandate due opere: la favola massonica “le avventure di Pinocchio” di Carlo Lorenzini, il libro “Cuore” di Edmondo De Amicis, iscritto alla massoneria nella loggia Concordia di Montevideo.

Vale qui raccontare la storia di De Amicis. L’autore del libro “Cuore”, opera divenuta famosa, studiata a tavolino per i modelli educativi fasulli di patria, famiglia, dovere, infarcita di spunti morali attorno ai miti artefatti e patriottici del Risorgimento (un libro di forte ispirazione massonica dove l’assenza del cattolicesimo, cultura dominante degli italiani, viene sostituita con la religione laica della triade Patria, Chiesa, Stato) iniziò a scrivere da giovane come propagandista militare, dopo la sconfitta di Custoza. Ebbe un matrimoni infelice con Teresa Boassi, che aveva sposato nel 1875. In casa c’erano frequenti liti furibonde e violente, durante le quali sembra non si peritasse di alzare le mani, ben distanti dalle oleografiche e melense figure retoriche della sua narrativa.* Il figlio maggiore, Furio, si sparò, nel novembre 1898, un colpo di pistola presso una panchina del parco del Valentino. L’altro figlio, Ugo, si allontanò dall’insopportabile clima di casa De Amicis ritirandosi nella solitudine in montagna. Avvocato, sposò Vittoria Bonifetti, non ebbero figli; morì nel 1962 e sua moglie nel 1971. L’eredità dei De Amicis (più di due miliardi di lire nel 1984), che doveva essere destinata sia al Comune di Torino che a borse di studio per studenti poveri, sparì misteriosamente dai conti correnti sul finire degli anni sessanta affondando nelle cause legali.

Ottantatre sterline d’oro lo sterco del diavolo a Torino – Ottantatrè sterline d’oro. All’ incirca 12 milioni e mezzo. E’ quanto resta nella cassetta di sicurezza del Banco di Roma di Lugano del “tesoro” di Edmondo De Amicis, l’autore di “Cuore”. Lo ha accertato ieri pomeriggio in Svizzera Maurizio Mancini, l’assessore legale del Comune di Torino che dello scrittore è l’erede universale. Il “giallo” dei diritti d’ autore di “Cuore” finirà dunque con ogni probabilità in mano ai magistrati a cui il Comune aveva già preannunciato di voler presentare una denuncia. Sarebbero infatti scomparsi gli oltre tre miliardi di diritti d’ autore depositati in Svizzera dal figlio di De Amicis, Ugo, morto nel ‘ 62 che a sua volta aveva lasciato erede la moglie con l’impegno di destinare alla sua morte ogni bene di famiglia al Comune di Torino per la costruzione di borse di studio per bambini poveri. Al Comune andò nel ‘ 69 circa mezzo miliardo, vale a dire l’intero patrimonio italiano. Ma di quello misteriosamente depositato in Svizzera neanche una lira. La vicenda è venuta alla luce nelle settimane scorse in seguito all’ esposto di una erede dei parenti della moglie di Ugo De Amicis. (https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/11/22/ecco-il-tesoro-di-de-amicis-83.html)

La nemesi colse De Amicis da vivo e da morto. Possiamo vedere in questa vicenda, una nemesi che colpisce chi s’era prestato ad oscurare la reale condizione dei minori e la tratta dei bambini del sud, nell’Italia post Unitaria? E a creare il personaggio Franti, un bambino di dieci anni irrimediabilmente bollato come ‘infame’?

Ad alimentare l’ideologia del regime risorgimentale parteciparono tutti gli storici nel secolo, costruirono la storiografia dell’Ottocento favolistica e mitologica della patria-nazione per raccogliere consenso sulle generazioni dopo la feroce unificazione rimuovendo tutto ciò che non rispondeva alla nuova narrazione. La costruzione di una memoria nazionale passa per la massiccia “operazioni di oblio” ordita, assistita, governata dai massoni d’apparato che agiscono per l’oblio di avvenimenti che possano mettere in discussione la legittimità della entità statale. In questa attività di oblio, l’opera degli storici legittimanti il potere istituzionale e politico dello Stato italiano, è tutt’ora prevalente ma non più di primaria importanza avendo da un lato perso credibilità, dall’altro, occorre dire, un secolo e mezzo di storia hanno solidificato anche un sentimento nazionale italiano, perfettamente funzionale alla lunga marcia verso la globalizzazione che la Massoneria ha intrapreso almeno tre secoli orsono.

Per perseguire il medesimo scopo fu attuata in Italia l’istituzione di Società nazionali di storia del Risorgimento. Dal 1906, furono create cattedre universitarie sul Risorgimento, furono creati 40 musei del Risorgimento sparsi su tutto il territorio. Agli storici fu affidata l’attività di selezione e oblio.

La storia è divenuta una macchina per cancellare insieme alla verità, le identità, le culture delle popolazioni preunitarie. Rimossa la cultura classica, modificatosi il messaggio del cattolicesimo, rimossa la realtà storica degli Stati preunitari, è stata manio a mano creata hanno creata un’immagine tutta negativa del Sud annesso e sottomesso al Piemonte. Con lo slogan «fare gli italiani» si fece intendere che il processo di unificazione avesse fondamento etico necessario. il Risorgimento fu un cambiamento politico elitario, che non aumentò la libertà in Italia ma favorì una élite oligarchica rapace e vorace nell’accaparrare ricchezze e a speculare nel finanziario. Fuori dalla storia rimasero il ceto agrario pi§ basso, i contadini, gli analfabeti, la maggioranza degli involontari italiani del sud.

Il Risorgimento e l’unificazione dell’Italia vennero raccontati in forma mitologica avulsa dalla realtà con una costante e continua azione di sottrazione ed oblio. L’unica verità possibile è emersa negli archivi, da ciò che rimane nell’immenso materiale conservato nonostante subisca periodici scarti. I ricercatori indipendenti sono avversati ed odiati dagli storici di Stato perchè “chi controlla il passato controlla anche il futuro” (George Orwell).

Loreto Giovannone

  • https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/08/04/de-amicis-altro-che-cuore-quello.html

http://www.edizionisi.com/libro_titolo.asp?rec=249&titolo=La_faccia_nascosta_del_Risorgimento