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Abruzzo, maglia nera per gli infortuni sul lavoro Abruzzo, maglia nera per gli infortuni sul lavoro
i lavoratori irregolari (del sommerso e dell’illegale) sono circa 3,7 milioni, di cui 2,6 come dipendenti Abruzzo, maglia nera per gli infortuni sul lavoro

Di Samanta Di Persio

In Italia si muore sul lavoro, oggi come negli anni 50’. Un vero e proprio bollettino di guerra, anno dopo anno, e i dati Inail considerano solo i lavoratori assicurati. In Italia, infatti, i lavoratori irregolari (del sommerso e dell’illegale) sono circa 3,7 milioni, di cui 2,6 come dipendenti. Tradotto in termini percentuali: nel nostro Paese il 15,6% dei lavoratori a tempo pieno è costituito da irregolari. Quindi i numeri ufficiali discostano da quelli reali. È come se ogni anno scomparissero gli abitanti di borghi di mille abitanti. La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro totali è tra i 45 e i 64 anni e le donne sono in aumento. Non sono solo numeri, ma persone con storie, famiglie, progetti.

Nel 2018 in Abruzzo sono avvenuti oltre 12mila infortuni sul luogo di lavoro e 1.714 in itinere, ovvero mentre raggiungono o lasciano il posto di lavoro, 19 mortali e, quest’anno, con 17 morti, è la quarta regione con più vittime (dato aggiornato a settembre). La provincia dell’Aquila è la nona città italiana con 6 vittime. La provincia di Teramo è al 16esimo posto, quella di Chieti 33esima, mentre quella di Pescara è al 95esimo posto sulle 102 province monitorate. Il settore delle costruzioni rimane quello dove si registrano più incidenti. Il capoluogo abruzzese è ancora un grande cantiere edilizio. Svettano gru e numerosi edifici sono ancora in costruzione. Purtroppo, in questo contesto, sono in aumento gli infortuni sul lavoro, spesso a causa del mancato rispetto delle norme in materia di sicurezza. Capita, molto spesso, di alzare lo sguardo e rendersi conto che basterebbe il buon senso piuttosto che mettere al primo posto la fine dei lavori: ad esempio operai che si destreggiano sui tetti con pioggia battente. Nel settore delle costruzioni oltre il 22% dei lavoratori è irregolare, con contratti fittizi e senza adeguata formazione, senza quest’ultima l’infortunio è inevitabile.

Purtroppo la sicurezza sul lavoro viene vista, solitamente, come un onore, un costo, non come un investimento, una vita salvata. Invece bisognerebbe cercare, in maniera costante, di prevenire il continuo ripetersi di infortuni mortali e promuovere la regolarizzazione nei cantieri edili rompendo un vero e proprio muro di ricatti e condizionamenti dietro il quale si cela il vasto esercito dei lavoratori in nero e clandestini. Il prezzo della produzione, la mancanza e violazione di regole, non può valere più di un essere umano.

S.D.P.