ovidio news
A Sulmona non ha vinto nessuno A Sulmona non ha vinto nessuno
Sulmona – Il vero sconfitto alle ultime elezioni comunali è stato il popolo, che in assenza di una guida politica vera si è abbandonato... A Sulmona non ha vinto nessuno

Sulmona – Il vero sconfitto alle ultime elezioni comunali è stato il popolo, che in assenza di una guida politica vera si è abbandonato per l’ennesima volta nella rotta tracciata dai 271 aspiranti consiglieri, che giocoforza (21 mila 858 potenziali cittadini votanti diviso 271) per 78 voti a testa (o “per qualche dollaro in più”) hanno frantumato la possibilità (e non solo) di una linea opportuna e unitaria, di un comando forte che permettesse governabilità sicura, risoluzione della burocrazia e dei problemi base che sono oggi le sabbie mobili di una città male amministrata, senza il rischio di cadere al primo colpo di tosse di un deluso qualunque.

Che adesso, al ballottaggio, vinca Gerosolimo o Di Piero non farà alcuna differenza, perché salvo naturalmente il vantaggio di pochi, non si avrà l’opportunità di una linea sicura. Il mese elettorale si conclude ma le liste e il loro pigmalioni, tanto amici in questa fase, lo resteranno nel momento in cui entreranno a Palazzo San Francesco? Perché la storia recente di Sulmona insegna che non v’è tutto questo amore fra le parti. Penso a Cinquestelle e Pingue ad esempio (risuonano ancora le accuse e gli insulti reciproci riguardo il bimillenario di Ovidio).

Se in un paese di quattro abitanti la maggioranza prendesse tre voti avrebbe il 75%, ma sempre 4 gatti rimarrebbero. Quindi io mi concentrerei di più sui voti reali perché se a Sulmona (quasi 22 mila aventi diritto) la lista migliore piglia mille voti all’interno di una coalizione che ne prende tre o 4 mila, ditemi voi di che vittoria si tratta. Nella maggioranza dei casi, a Sulmona ti votano parenti e amici e allora prendi mille voti; il conto è facile: mille voti diviso 16 fa 62 voti a testa che se ti candidi in una città di ventimila abitanti è pure poco. Se poi ne prendi 600 di voti, come lista, o meno, allora non ti hanno votato nemmeno gli amici ma solo i parenti. In pratica il Cinquestelle o Sbic, per fare il solito esempio si sono votati da soli. Adesso, se fossi una listarella civica, potrei pure capire, ma se portassi mezzo governo a Sulmona e prendessi 600 voti e fossi un riferimento parlamentare del Cinquestelle presenterei per forza di cose le dimissioni. Altro che campagna esaltante… esaltata, forse.

Ma la faccia come il culo è Re vittorioso da queste parti. Allora adesso assisteremo pure a qualcuno che festeggerà e parlerà di vittoria… oppure, col gioco delle percentuali tenterà di rendere meno reali i numeri di una campagna tragica, che mette in evidenza per l’ennesima volta la debolezza di un popolo, che nelle aree interne è destinato a sparire o ridimensionarsi terribilmente nell’arco di dieci o vent’anni. Se non creperemo prima di caldo, siccità e tempeste.

Altro dato significativo è l’astensione visto che quasi il 40% dei cittadini sulmonesi non ha votato: 8/9 mila delusi e stanchi che pensano alla politica come ad un qualcosa che peggiora le cose invece di migliorarle. I numeri parlano chiaro, perché il minestrone di voti sparsi che abbiamo di fronte sono molto più simili ad una astensione di massa che ad una scelta precisa. Delusione di cittadini ed individualità importanti, che al grido si salvi chi può, risolvono da soli i loro problemi, indebolendo la comunità. Perché se nel tuo piccolo sei in grado di risolvere problemi ed una piccola realtà amministrativa non ti calcola, il disastro è imminente, perché viene a mancare l’elemento principale di ogni successo: la collaborazione leale. E andranno avanti sempre i molto mediocri, poco abili a risolvere e molto lesti a sistemarsi.

In questo senso un voto preso da Pasquale Di Toro vale cento voti rispetto a quelli di una senatrice incapace e la sua lista di assoldati alla bisogna, e non si tratta di simpatie od antipatie o di questioni personali. Perché se dici molto e fai pochissimo, così come questa tribù di politici scadenti ci sta abituando, meno avrai possibilità di salvezza, e la salvezza oggi si chiama ripopolamento e ricostruzione di un mondo già decaduto e non più decadente. Il crepuscolo è finito da un pezzo e la notte è scesa inesorabile, illuminata forse soltanto, qua e là, da qualche incendio doloso.

LA SOLUZIONE: La soluzione si chiama onestà intellettuale e ci rivolgiamo a chi un minimo di bagaglio culturale ed esperienza ce l’ha. Voglio dire, non faremmo certamente questo discorso alla senatrice/imprenditrice. Ci rivolgiamo, quindi, ai due finalisti, Gerosolimo e Di Piero, ma anche ai sindaci di quei piccoli paesi dove la comunità è spaccata (a Villalago il sindaco è stato eletto con 4 voti in più dell’avversario), chiedendo non una vittoria di Pirro, ma una leale collaborazione di grandi intese (che coinvolga tutti i candidati) laddove chi ha mille voti decida per una data percentuale di riferimento collegata alla propria forza e chi ha cinque voti faccia lo stesso; si chiama DEMOCRAZIA reale. Perché non c’è niente di meglio dei numeri reali per capire come la pensano una città od una Nazione. I numeri reali, anche a livello nazionale, parlano di una politica senza più bandiere, di cui le persone francamente si sono stancate e dalla quale si sono staccate avendo perso speranza e interesse.

Mirko Mocellin