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VIII seminario nazionale di criminologia all’Università dell’Aquila.                          Stato e Mafia: Re e Regina d’Italia VIII seminario nazionale di criminologia all’Università dell’Aquila.                          Stato e Mafia: Re e Regina d’Italia
PREMESSA STORICA “La mafia è una comunità con le sue regole, il suo codice, il suo diritto, le sue istituzioni. Per coloro che ne... VIII seminario nazionale di criminologia all’Università dell’Aquila.                          Stato e Mafia: Re e Regina d’Italia

PREMESSA STORICA

La mafia è una comunità con le sue regole, il suo codice, il suo diritto, le sue istituzioni. Per coloro che ne fanno parte, pure se si definiscono “uomini d’onore” non è cosa facile provare orgoglio. Ma la cosa facile è toccarne con mano i benefici: ricchezza, potenza, protezione“. Queste le parole semplici chiare e significative di uno dei più grandi studiosi di sempre di mafia, Paolo Sylos Labini, ideatore di uno studio/indagine ad ampio raggio in Sicilia che diventò un volume di 1500 pagine. La proposta a Labini, all’epoca professore a Catania, era venuta da Giangiacomo Feltrinelli che nel 1958 gli propose di organizzare un gruppo di ricercatori che si occupasse del “fenomeno” mafioso. Labini studiava la mafia da quarant’anni e nel 1964 fu posto a capo di un vero e proprio comitato scientifico del Ministero del Bilancio. Nel 1965 fu ascoltato dalla commissione parlamentare Antimafia presieduta dal senatore Donato Pafundi.

Paolo Sylos Labini (Roma, 30 ottobre 1920 – Roma, 7 dicembre 2005) è stato un economista italiano fra i maggiori studiosi di mafia

Nel 1974 Giulio Andreotti nominò Salvo Lima sottosegretario del Ministero del Bilancio e un frastornato Labini diede immediate dimissioni. Poco prima, il nostro studioso, mosso da quella curiosità che soltanto la passione per la Storia può darti, si recò dall’amico Nino Andreatta perché ne parlasse con Aldo Moro, presidente del Consiglio. Qualche giorno dopo, uno spaurito Andreatta gli riferì che Moro gli aveva confidato testualmente “Lima è troppo forte e troppo pericoloso“. A quel punto Labini andò a parlarne con Giulio Andreotti direttamente, minacciando, quindi, le dimissioni qualora non avesse revocato la nomina di Lima. Ma Andreotti lo liquidò immediatamente affermando che ne avrebbero parlato successivamente di quel discorso. Ed è a quel punto che Labini rese ufficiali le dimissioni. La lettera fu pubblicata sul “Corriere della Sera” e da molti giornali, tanto che la cosa provocò un certo scalpore per alcune settimane. L’episodio fu importante perché durante il processo Andreotti, Labini fu chiamato a testimoniare da Gian Carlo Caselli al quale sembrò evidente il fatto che Andreotti sapesse benissimo chi fosse Salvo Lima. Lo sapeva il professor Labini, poteva non saperlo Andreotti?

Giulio Andreotti e Aldo Moro

Ma queste verità in parte tacite in parte sepolte (e non soltanto le verità) rappresentano il fulcro della mafia, una delle tante leve con le quali ha sollevato e solleva il mondo.

L’EVENTO DI IERI A L’AQUILA

L’aula magna dell’Università dell’Aquila

Ieri pomeriggio a L’Aquila, si è svolta la prima delle due giornate dell’VIII seminario nazionale di criminologia a titolo: LE MAFIE ESTERE IN ITALIA E LA LORO RADICALIZZAZIONE, ORGANIZZATO DALLA ASSOCIAZIONE VITTIME DEL DOVERE, in convenzione con il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università dell’Aquila e in collaborazione con la Uil PA Penitenziari della Provincia dell’Aquila e l’International Police Association. La seconda giornata si svolgerà quest’oggi a SULMONA nella sala Consiliare del Comune. Il primo pensiero è andato alle ultime vittime cadute in servizio degli uomini che hanno sacrificato la loro vita per lo Stato. La giornata è entrata nel vivo con gli interventi del Direttore della DIA Generale Giuseppe Governale e Nicola Morra, senatore e presidente della Commissione Antimafia.

Al centro il Generale Giuseppe Governale direttore della DIA

Se dovessimo sintetizzare con una parola gli argomenti di questi due importanti rappresentanti delle istituzioni e le nostre sensazioni, useremmo un termine solo: la Storia. E’ la Storia che ci manca, perché è dalla Storia che si traggono le esperienze e sulle esperienze si fonda la conoscenza che è madre della coscienza, del carattere, della formazione. Il Generale Governale, grande presenza, padronanza su ogni argomento, bellissima figura educativa, siciliano doc e tenace difensore della cultura storica di cui ognuno di noi fa parte, si rivolge ai ragazzi, si rivolge a coloro che potranno un giorno cambiare le cose attraverso lo studio, la consapevolezza e la comprensione. Bisogna comprendere chi sia davvero il nemico studiandone antropologicamente la forma, dalla sua nascita fino all’evoluzione più camaleontica e ambigua nel momento in cui si fa gentile e non violento ma subdolo, infiltrato nelle fessure più profonde dello Stato e nella società. Abbiamo immediatamente pensato che se ci fossero più uomini di questo enorme spessore nei più alti livelli di comando, sarebbe certamente un mondo migliore.

Il Senatore del M5S Nicola Morra Presidente della Commissione Antimafia

Infine Nicola Morra, il senatore del Movimento 5 Stelle fra gli uomini più rispettati del gruppo, un coscienzioso narratore che ci conduce ancora più in profondità, laddove spesso ci si dimentica il passato, laddove dovremmo tornare per studiare e riflettere i movimenti che il male utilizza per insinuarsi in ognuno di noi. Morra ci conduce nei meandri più nascosti del territorio mafioso e ci fa scoprire che, molto spesso, non sono quelli del profondo sud , ma dell’industrioso e ricco nord, laddove si incrociano passato e futuro, business e malaffare, incontri e soluzioni, intrecci e consolidamenti fra il mondo imprenditoriale e quello malavitoso, ma anche fra Stato e Mafia, aggiungiamo noi, e concludiamo: un matrimonio sancito dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio, che ci portarono in dote un aspetto spaventoso della società reale evoluta e contemporanea, quella difficile da comprendere, quella pericolosa da raccontare e che vede la tragica unione fra il bene e il male.

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