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Vorrei ma non esco! I rischi della repressione nel vortice dell’angoscia Vorrei ma non esco! I rischi della repressione nel vortice dell’angoscia
di Yari Ferrone - Psicologo clinico Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente... Vorrei ma non esco! I rischi della repressione nel vortice dell’angoscia
di Yari Ferrone - Psicologo clinico 

Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente offrendo servizio di supporto psicologico e psicoterapia per adulti e adolescenti sotto supervisione dei docenti S.P.I.G.A. (Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi).
Collabora con una struttura psichiatrica riabilitativa “Morrone” occupandosi di clinica delle psicosi, periodicamente conduce laboratori di arte sperimentale presso DLF a Sulmona e lavora come docente di psicologia e comunicazione presso un centro di formazione professionale della regione Lazio.

Non sappiamo quali saranno esattamente le conseguenze di questa quarantena dal punto di vista psicologico, sociale, antropologico e psicopatologico; l’unica certezza è che possiamo intuirne un’incertezza del popolo che forse non ha precedenti nella nostra memoria storica.

Una gran confusione di vissuti e un’incessante ambivalenza di sentimenti stanno facendo sì che le persone cominciano ad essere annoiate, rilassate, irrigidite, ansiose, euforiche, depresse, motivate; insomma, c’è ben poco da generalizzare, non è facile intuire le caratteristiche del domani che, nella dimensione surreale che stiamo vivendo, appare quasi misticamente come qualcosa di già avvenuto, analogamente al passato che invece si ha la sensazione che dovrebbe ancora arrivare.

Le percezioni del tempo e dello spazio sembrerebbero avvalersi di qualcosa di nuovo, di originale e originante ma dalle origini sconosciute.

Kairòs – particolare.

A differenza del Krònos (il tempo quantitativo), il Kairòs per gli antichi greci è il tempo qualitativo, un “tempo nel mezzo” nel quale qualcosa di speciale accade.


Chi viveva piuttosto rincasato sente il bisogno di uscire sempre più, chi stava sempre in giro finalmente si sente un po’ a riposo; quello che accomuna queste condizioni dell’essere così differenti tra loro è che in entrambi i casi si tratta di repressione dei propri bisogni. Quelli di volersi riaffacciare nel mondo e quelli che vorrebbero qualcosa di diverso, quelli che avranno desiderio di rivedersi e quelli che avranno paura di rincontrarsi, quelli introversi che vorrebbero esporsi come mai prima e quelli troppo estroversi che si sentono un po’ stufi all’idea di dover ricominciare. Perché questa condizione è come se aiutasse le persone a pensare come non avevano mai pensato, ad immaginarsi diversamente da ciò che sono sempre stati, e mentre i caratteri più distanti s’incuriosiscono per quel minimo di partecipazione che non hanno mai esternato, le personalità più solari è possibile che comincino a godere di un po’ di (sana) ombra.

Julien de Casabianca – Melancholic girl – Murale, Menphi

Ad ogni modo, pur se ambiguamente ed in maniera contraddittoria rispetto a ciò che si è sempre stati, ognuno tiene a bada i propri bisogni costringendoli ad un’insoddisfazione a tempo indeterminato.
E all’accumulo di tutto questo chi ci sta pensando? Quella quantità non elaborata di vissuti poco chiari, quelle forme di repressione che potrebbero sfociare nell’eccesso del comportamento (anti)sociale oppure nel totale ritiro. Una confusione piuttosto importante, voluminosa; l’unica cosa che sappiamo è che reprimere a lungo, mentre da una parte può attivare una protesta, dall’altra può generare una terribile angoscia

E non stiamo parlando di ansia positiva oppure negativa, bensì di ansia come motore di qualcosa che vorrebbe partire contrapposta ad ansia come tappo per qualcosa che rischia di soffocare.
Tra il desiderio e la paura si deposita l’angoscia.

Erwan Soyer – collage


E il vorrei ma non esco costringe l’individuo non solo ad una repressione ma anche ad una costrizione che, non potendo più uscire, in qualche modo si trova costretta ad entrare; ed ecco di nuovo l’accumulo che alloggia nel nostro petto, e che trattandosi di angoscia paga anche un carissimo affitto!

Vera Bugatti – street paint: Piazza del Carmine, Cagliari

“Vorrei ma non esco” che non è riduttivamente un comportamento necessario a prevenire l’espandersi della pandemia ma anche una rinuncia alla propria libertà; non solo quella inquadrabile nella voglia di uscire per vedere gente o per prendere un po’ d’aria ma anche la libertà di rispettare il bisogno di rimanere tra le mura.
Una parte della psicologia, principalmente quella psicoanalitica, ci insegna che quando c’è qualcosa che vorremmo tanto ma che non possiamo avere, essa continua a bussare alle nostre porte anche se sono ben chiuse o sigillate, generando un conflitto la cui angoscia sarebbe solo una delle possibili risposte.

Julien de Casabianca – Murale

“Resto a casa”, in tal senso è l’imposizione che non dà molto valore all’inevitabile ritiro; come fosse una porta senza campanello, murata nel significato simbolico che la definisce e montata in uno spazio morto della casa. Una porta che rischia di non condurre da nessuna parte nel momento in cui l’ABC della salute psichica richiede l’accesso a luoghi nuovi che trovano la loro genesi proprio nella clausura.  Infatti, come si usa nel gergo comune dialettale abruzzese,statt alla cas indica un atteggiamento dispregiativo verso l’altro che finisce per sentirsi sminuito, non visto se non addirittura umiliato, col conseguente rischio di sentirsi perduto!

Vera Bugatti e Carlos Alberto – Murale: Alice in Wonderland, Brand, Danimarca

E poi; se questo atteggiamento, per paura del contagio, cominciasse a prevalere tra le relazioni umane, è possibile che diventeremo un popolo che ancor più si ammalerà di quella brutta malattia chiamata intolleranza? Un’angoscia collettiva rischia di tradursi in un conflitto che non è più circoscritto all’individuo. Corriamo il rischio che esso trapassi fra tutti gli esseri umani? A volte può succedere che “quando l’angoscia prevale l’istinto distruttivo gode!

Eppure preferisco continuare a fiduciare nel risveglio di coscienze, perché in fondo vivere la sensazione di morte è un passaggio fondamentale per ridare nuova vita.

Street art

Dott. Yari Ferrone

Studio: Sulmona – L’Aquila
tel. 340.7722712
email: yari.ferrone@hotmail.it


Immagine di copertina:
Julien De Casabianca – Murale su facciata- Sofia, Bulgaria.