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“THE CREATOR” – OVVERO: COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE IA E TRANSUMANESIMO “THE CREATOR” – OVVERO: COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE IA E TRANSUMANESIMO
Un film totalmente allineato con il “progressismo” ipocrita e buonista che ci darà la distopia transumana che oggi vediamo in formazione. Qui il video... “THE CREATOR” – OVVERO: COME HO IMPARATO A NON PREOCCUPARMI E AD AMARE IA E TRANSUMANESIMO

Un film totalmente allineato con il “progressismo” ipocrita e buonista che ci darà la distopia transumana che oggi vediamo in formazione.

Qui il video dell’articolo

Di Massimo Franceschini

 

Pubblicato anche su Attivismo.infoSfero

L’ultimo film di Gareth Edwards si innesta nella maniera più “politicamente corretta” possibile sullo sfruttatissimo filone fantascientifico relativo al rapporto fra uomini, robot e androidi/ginoidi, con ibridazioni varie.

Non possiamo avere dubbi riguardo alla dose di politicamente corretto, qui in salsa hollywoodiana, a partire dall’attore nero “buono” con i “cattivi” ovviamente bianchi.

Quanto al titolo che ho dato a questo articolo, diciamo che il riferimento all’amore “kubrickiano” lo usai già qui in ordine alla “guerra moderna”, per un film controverso come Il Diritto di Uccidere.

Per quanto riguarda il film in questione, diciamo subito che sono lontane le vette raggiunte da un Blade Runner, solo per fare un esempio, per l’enorme senso di “già visto” del soggetto e per alcuni vuoti di sceneggiatura, comunque non rilevati in questa recensione che riporto perché utile per completare i riferimenti al film, rispetto ai pochi a me necessari per dire ciò che più mi preme. Anche se l’autore della recensione accenna alla mancanza di novità, plaude comunque la produzione, che invece definirei totalmente mainstream e “tecnologizzata”.

La recensione non cita – forse perché lì il tema erano gli alieni? – l’esordio nei lungometraggi del regista nell’ormai lontano 2010 con Monsters: un road movie fantascientifico assai interessante e diverso, oltre ad essere a basso budget.

Se leggete quest’altra recensione, dove comunque non si ricorda Monsters, vi renderete conto del plauso mainstream e politicamente corretto al film, che evita e confonde quelli che a me paiono invece problemi.

Veniamo quindi alle vere questioni del film, che probabilmente ne rappresentano il suo appiattirsi al “pensiero unico dominante”.

Credo che i problemi siano di tre ordini, cioè filosofico, bioetico e politico: a ben vedere, gli stessi che caratterizzano il cosiddetto “transumanesimo”, a cui questo film conferisce di fatto un carattere “buonista” e pacifista, addirittura antirazzista, visto che si prevede una pacifica convivenza fra uomini, robot e “simulant”, veri e propri androidi/ginoidi, con l’IA di robot e simulant definitivamente considerata come di aiuto all’uomo, al contrario di come è considerata nel film dagli USA versione “Impero”, con relativa piattaforma militare che tanto ricorda la “Morte Nera” di Star Wars.

Questa “convivenza antirazzistica” nasconde e cerca di superare, anche se in malo modo, cioè saltandole a piè pari, tutte le perplessità relative alle questioni IA e transumanesimo, di cui mi sono già occupato qui, qui, qui, qui e qui.

In sostanza, questo film rappresenta una visione appetibile solo se non accendiamo un po’ di pensiero critico, ma ci accontentiamo di adagiarci sulle forme emotivamente seducenti cui la produzione ricorre per abbindolarci verso l’accettazione acritica del nuovo, forme che qui si palesano nell’irresistibile sorriso della bambina IA-umanizzata.

Tracciando una breve e certamente non esaustiva storia della parabola che termina con la bambina di questo film, ricordiamo appunto Blade Runner e la splendida Sean Young, questo interessante film di qualche anno fa con la bellissima Alicia Vikander, dove almeno la ginoide era mostrata sì seducente, ma convenzionalmente inquietante, per arrivare alla ragazza cyborg con “mente” umana di Alita.

Riguardo ai tre ordini di problemi partirei da quello politico, di immediata anche se non scontata lettura sia dal punto di vista mainstream, sia da quello di un “dissenso” sempre più incapace di comprendere i veri problemi socio-politici del presente, incapacità che non gli permette di formulare un’alternativa credibile e percorribile anche per gli altri due ambiti; ma andiamo con ordine.

La geopolitica del presente vede l’apparente affermarsi sulla scena globale del cosiddetto “sud del mondo” a trazione asiatica, che attraverso i BRICS metterebbe in pericolo l’Occidente a guida angloamericana. Ebbene, nel film l’Occidente è pennellato come potenza militare, anche se in apparente lotta per l’umanità proprio contro l’Asia in cui gli uomini convivono pacificamente e in maniera paritaria con robot e androidi “a trazione” IA, ente che però sarebbe stato responsabile del bombardamento nucleare di Los Angeles.

Andando avanti nella storia facciamo una scoperta che cambia completamente le carte in tavola ribaltando buoni e cattivi e, in senso controintuitivo vista la produzione apparentemente “americana”, la visione dei rapporti geopolitici in cui l’Asia appare come più “giusta” dell’Occidente: una visione del tutto utile, e non sto dicendo sia stata espressamente pensata a questo scopo, anche se non stenterei a crederlo, per “tranquillizzare” la cultura dell’uomo nei confronti dell’IA, visto che la Cina la usa estesamente già da un pezzo per fini di controllo politico e sociale e convincerci definitivamente, ma sottilmente, come non ci sia alcun problema con la cosiddetta e presunta, “intelligenza” artificiale.

E arriviamo alle problematiche di ordine filosofico e bioetico, chiaramente intrecciate a quelle politiche: il ribaltamento delle prospettive e, aggiungo io, della verità, è evidente dal fatto che l’affermazione inizialmente sostenuta dall’eroe del film per cui gli androidi “non sono esseri umani, sono solo programmazione”, scompare nel “buonismo inclusivista” della storia.

La questione più grave è appunto questa: il fatto che un sofisticato algoritmo pur sempre e solo calcolante anche se aiutato nell’auto apprendimento dal “machine learning”, se “vestito” di un aspetto più o meno umanoide possa e debba, pena etichettatura “razzistica”, essere “vissuto” con la stessa considerazione che abbiamo per un altro essere umano, la dice lunga sul lungo percorso culturale di continuo declino cognitivo riguardo l’unicità e la dignità dell’uomo, un declino che, guarda caso, è del tutto confacente alla tecno-distopia di controllo la cui formazione e consolidamento stiamo chiaramente sperimentando sulla nostra pelle e sui nostri diritti, in forma visibile a tutti dal 2020.

Nonostante i furbi e superficiali richiami alla spiritualità, evidentemente confacenti a conferire un appoggio umanistico e religioso all’IA, richiami in effetti esclusivamente estetici ed esteriori, la prospettiva sostanzialmente materialistica appare chiaramente in tutta la sua drammaticità: come in Humandroid, di cui parlai qui, sembra possibile un “trasferimento” di coscienza dall’uomo alla macchina, seppur fugace.

Un riduzionismo digitale che può essere preso sul serio solo in questa risibile cultura scientista e meccanicista del tutto asservita al nuovo mondo di suprema illusione, ma di reale e stringente controllo dei corpi e, cosa più importante, dello spirito.

Ovviamente, il regista e la produzione sono ben consapevoli di tali problematiche, ma come possiamo capire dalla dichiarazione che riporto da questo articolo, apparentemente non prendono posizione come se il film fosse invece neutro, soddisfatti del momento propizio dell’uscita del film dato il contemporaneo sciopero degli sceneggiatori di Hollywood contro l’uso sempre più esteso dell’IA che li sostituirebbe: “Il tempismo di questo film è surreale. Anche se abbiamo sviluppato questo film per anni, la sua uscita avviene in un momento affascinante in cui il mondo sta lottando con molte delle questioni e degli interrogativi che volevamo affrontare con il film: cosa significhi essere umani, se l’AI possa essere senziente, la questione del bene e del male tra l’AI e tra le persone. Penso davvero che esplorare questi interrogativi sia ciò che la fantascienza sa fare meglio”.

Credo che ormai la realtà ci stia ampiamente insegnando i veri destini di una “ricerca” che non è più da un pezzo “neutra” e “al servizio dell’uomo”, semmai lo sia stata, purtroppo relegando in soffitta la fiducia asimoviana per una “supervisione gentile” all’umanità da parte delle macchine.

Quanto tempo avremo prima che Parlamenti già inutili, visto che eseguono protocolli e agende determinate in altri luoghi di potere, saranno sostituiti da IDENTITÀ ARTIFICIALI “benevole” quanto una TECNO-DISTOPIA DI CONTROLLO GLOBALE?

2 ottobre 2023
fonte immagine: Wikimedia Commons e Movieplayer