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La Giostra di Sulmona: nascita e evoluzione di una “moderna tradizione” La Giostra di Sulmona: nascita e evoluzione di una “moderna tradizione”
Per uno ‘straniero’ la Giostra di Sulmona è un mistero. Già definire ‘medievale’ , una ‘rievocazione che riprende una tradizione tardocinquecentesca’, lascia perplessi, dato... La Giostra di Sulmona: nascita e evoluzione di una “moderna tradizione”

Per uno ‘straniero’ la Giostra di Sulmona è un mistero. Già definire ‘medievale’ , una ‘rievocazione che riprende una tradizione tardocinquecentesca’, lascia perplessi, dato che se non andiamo errati il Medioevo finisce nel 1492, con la Scoperta dell’America. Poi è abbastanza difficile trovare qualcosa di culturale e di un certo spessore in alcune scelte di marketing (tipo Valeria Marini, per carità, come madrina della scorsa edizione….).

Lo ‘straniero’ non ha altra scelta che quella di trovarsi un informatore, e questo informatore è nel nostro caso Dante Petaccia, Sulmonese doc, a una cui intuizione si deve il fatto che nel 1995 Gildo Di Marco abbia lanciato la prima edizione della Giostra, che dunque oggi taglia il traguardo delle venticinque edizioni…

Di ritorno dopo lunghi anni passati, per lavoro, in Germania, Dante Petaccia scopre che il centro di Sulmona si sta spopolando. La politica di welfare di quegli anni puntava al fornire case popolariai meno abbienti, case modeste ma moderne. I meno abbienti abitavano in case spesso molto malridotte nel centro della città, case tramandate di generazione in generazione, ed erano attratti dalla prospettiva di ‘modernità’, per quanto povera che gli veniva offerta. E piano piano se ne stavano andando. Il centro di Sulmona moriva.

Ora, tocca sapere che come molte cittadine dalla storia plurisecolare (Siena ne è un esempio conosciuto in tutto il mondo) anche Sulmona è divisa in rioni, che nel nostro caso si chiamano ‘borghi’ (e sono 3) e ‘sestieri’ e sono 4 (e non 6 come pensava lo straniero).

Ma si diceva di Dante Petaccia. Torna al suo borgo, il Borgo Pacentrano, vede che si spopola e pensa: vediamo di ricostruire un po’ di spirito di comunità. E in omaggio alla migliore tradizione Abruzzese (ma un romagnolo avrebbe fatto lo stesso, per non dir d’un romano) organizza una cena a base di specialità locali, prodotte dagli amici e dagli amici degli amici, i pochi che ancora allevano il maiale e coltivano miracolosi orti assolutamente biologici. Poi un’altra cena, poi alla terza ci sono più di cento persone, grande festa, grande mangiata, grande bevuta, ricodi di famiglia, scoperta di parentele dimenticate, vecchi rancori che riaffiorano ma subito sopiti da un bicchiere di rosso abruzzese doc.

Le cene di Borgo Pacentrano suscitano rumoree un po’ d’invidia, feste spontanee cui non si è più abituati. E così anche gli altri borghi e sestieri seguono l’esempio, di modo che pian piano torna la convivialità, torna il gusto di stare insieme e di fare comunità. Doptutto, il mondo là fuori, la ‘società’ è minacciosa e difficile da affrontare individualmente: molto meglio avere schiere di consocenze-quasi-amicizie, un po’ come fa compaesani all’estero… Ora si sa che niente come la convivialità e un buon bicchiere di vino aguzzano l’ingegno e fan veir voglia di fare qualcosa insieme. Questo qualcosa prende forma nella mente di un vero personaggio della Sulmona di 30 anni fa, Gildo Di Marco, classe 1946, buon amico del nostro Dante, attore di successove grande appassionato di Storia.

L’idea di mettere in competizione, come a Siena, o forse più come a Foligno, cavalieri di ogni ‘rione’, della città, nello spettacolare scenario della Piazza principale di Sulmona (umanimaente ritenuta una delle più belle d’Italia) percorre come una scossa icuori e le teste di centinaia di sulmonesi, che riversano nel progetto tutte le loro energie. A distanza di 20 anni Di Marco rievocherà come ‘formidabile’ quel periodo, con un po’ di malinconia per i tempi in cui alla carenza di mezzi si sopperiva con l’entusiamo, dedicando il proprio tempo in maniera disinteressata, solo per regalare a Sulmona un evento unico e indimenticabile.

Roma non è stata fatta in un giorno, e così la Giostra non nasce da un giorno all’altro. Richiede anni di preparazione. Richiede uno sforzo filosofico e culturale, non è un Festival di Sanremo, ma qualcosa, ne sono convinti Di Marco e i suoi collaboratori, che debba far crescere la città e i cittadini (Petaccia cita addirittura Simonide, poeta latino del 500 avanti cristo, che riferendosi a Roma scrisse “é la città che educa i cittadini”).

A dirla tutta, di ‘storico’ nella giostra moderna, che debutta come abbiamo detto nel 1995, ossia 389 anni dopo l’ultima edizione documentata (male), c’è ben poco. I documenti dell’epoca non aiutano, e tutto è affidato alle conoscenze generiche degli storici del periodo, a pubblicazioni riguardanti le giostre medievali e rinascimentali. Anche la gara fra borghi e sestili è un’idea moderna, all’antica giostra partecipavano nobili e soldati di ventura… era, diciamo così, una cosa molto ‘professionale’, uno spettacolo per il popolo, non una competizione popolare.

Ma i volontari superano di slancio ogni ostacolo. Si confezionano abiti, bandiere, si riproducono armi d’epoca, si trovano cavalli e cavalieri, si disegna il ‘palio’ (che ogni anno sarà diverso, e sarà scelto tramite un concorso). I primi finanziamenti sono trovati grazie alle famose cene conviviali da cui tutto è partito. Viene creata l’Associazione Giostra, destinata a coordinare le iniziative e l’impegno dei volontari, dei borghi e dei sestieri, che inevitabilmente cominciano a gareggiare fra di loro anche prima dell’ingresso dei cavalieri, crecando di accaparrarsi maggiore visibilità e maggiore importanza.

1995, la giostra ha inizio, è davvero una manifestazione spettacolare, attira migliaia di spettatori, i biglietti si vendono, gli sponsor si fanno avanti.

E qui inizia il distacco di Di Marco, attaccato da tutte le parti vuoi per misere e meschine invidie di Paese (non scordiamo che Sulmona è solo un paesone di 20.000 abitanti) vuoi perché in molti cercano di far prevalere interessi di gruppi e lobby a scapito, inevitabile, del progetto nella sua interezza. L’Associazione Giostra accumula, senza alcun motivo apparente, un deficit pesantissimo, nonostante i biglietti, i primi contributi del comune, della regione… si parla di centinaia di milioni di lire ogni anno, cifre che gli organizzatori delle prime edizioni non vedevano neppure col binocolo. Ma tant’è, Clotilde Javarone, classe 1942, che aveva sostituito De Marco (oggi attiva, nonostante la non più verde età, nell’associazione ambientallista Orsa Pro Natura e in comitati per la difesa del territorio) lascia la Presidenza. Insieme al nuovo comitato di gestione, con Roberto La Gatta, è Dante Petaccia a rimettere a posto i conti.

Nel 2000 si aggiunge la Giostra Europea, che si tiene in agosto, e a cui partecipano delegazioni di città storiche di tutta Europa (gemellate con città di palio italiane), e di alcuni “borghi più belli d’italia” .

Dal 2003 una “piccola giostra a piedi” per i bambini fino a14 anni , con coinvolgimento delle scuole elemntari e medie della città.

Si arriva ai giorni nostri. La Giostra vivacchia, pur essendo una manifestazione di tutto rispetto, spettacolarmente parlando, non ha che pochissima risonanza a livello nazionale. Come manifestazione culturale non decolla, anche se si presterebbe bene a convegni di storici, a un premio letterario su argomento storico o abruzzese, a spettacoli teatrali e perfromance artistiche. In uno sforzo non piccolo di fantasia, disinvolta fantasia, alla Giostra europea di quest’anno parteciperanno in compenso anche gli indiani d’America…

I finanziamenti non mancano, si potrebbe fare molto, soprattutto come contorno, per attirare turismo di qualità. Ma come dicevamo c’è una scelta precisa, derivante probabilmente da quel qualcosa di provinciale, di remoto, che caratterizza tutta la casta di Sulmona per cui, ad esempio, dopo Valeria Marini la nuova madrina, per il 2019 sarà niente meno che Simona Ventura. Che, con tutta la simpatia possibile, non si capisce cosa abbia a che vedere. E comunque Buona Vita alla Giostra, e chissà che le cose non possano ulteriormente migliorare…