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Sulmona: chi male comincia è a metà dell’opera Sulmona: chi male comincia è a metà dell’opera
Sulmona – “Sarà quel che sarà” si dice nella nota canzone. Poco rock certamente, ma affine al gruppo Di Piero che, politicamente parlando, tenta... Sulmona: chi male comincia è a metà dell’opera

Sulmona – “Sarà quel che sarà” si dice nella nota canzone. Poco rock certamente, ma affine al gruppo Di Piero che, politicamente parlando, tenta il rilancio di Nilla Pizzi e Gigliola Cinquetti in città. A Sulmona, visto l’inizio complicato della nuova amministrazione capitanata da Di Piero per la “distribuzione” a casaccio dei ruoli importanti, non può che risultarci un panorama variopinto e fantasioso ma di quelli scenografici da palco, che quando cala il sipario svanisce tutto e si torna a casa.

Del resto sono mesi che anticipiamo su queste pagine le inevitabili conseguenze della sconclusionata formazione Dipierina: un gruppo molto misto, unitosi per battere Gerosolimo (e fin qui, diciamo, tutto bene), ma senza capire le motivazioni, le provenienze e le realtà intellettuali dei futuri singoli vincitori. Nessuna competenza, soltanto mere distribuzioni dei pani e dei pesci, che pure essendo pochi all’inizio dello spettacolo teatrale, sono stati poi miracolosamente moltiplicati dalla propaganda elettorale. Pasti fatui.

Dall’altra parte, nel frattempo, la destra, suicidatasi a Caporetto è ancora intenta a capire chi comanda. Sarebbe stato più onesto, suicidarsi con onore, come ha fatto l’avvocato Elisabetta Bianchi, andando pur da soli ma senza catene e senza arrancare per sopravvivere. Invece si è preferito fare riferimento ad un Di Piero di serie b (con tutto il rispetto per Masci), nella speranza di rimandare la pugna a dopo le elezioni.

Male. Malissimo! Ed è esattamente quello che ha fatto il Centrosinistra, muovendosi meglio sul piano elettorale, e cioè più ipocritamente rispetto agli altri, non cercando l’ideologia (vedi la “Solitudine dei numeri primi” del PD), ma chiunque volesse partecipare. Una sorta di lotteria, il vincitore della quale sarebbe poi stato costretto a dividere con tutti gli altri. Purtroppo, visto il numero dei partecipanti alla giostra, il gruzzoletto finale è risultato talmente povero che già alcuni si guardano altrove: vedi “l’altruista” Proietti, che per il bene di Sulmona già investe nella Provincia. Con quel Caruso poi, che quando parla la senatrice nota-imprenditrice pentastellata gli viene il mal di stomaco e viene colto da spasmi esofagei e dolori addominali. Come accadde nel 2018 nell’aula consiliare durante un incontro con gli amministratori Abruzzesi.

Questo per dire che non c’è rispetto né legami all’interno della coalizione di Di Piero. Ed ogni decisione parte dal singolo e non da una strategia di gruppo. Ci si sveglia la mattina e si dimentica di essere parte di qualcosa, si dimentica, soprattutto, che senza quell’insieme non si sarebbe nessuno: vedi il povero Cinquestelle con 607 voti a fronte di 22.764 abitanti, o la stessa lista del suo sindaco che ne ha presi pure meno. E allora chi comanda? Tutti naturalmente. Per ora. Perché se adesso il sapore della vittoria, a parte l’amarezza da assembramento Covid per i festeggiamenti, è dolce al palato, ben presto l’anacronismo politico eletto da una Sulmona distratta, assente e demoralizzata, presenterà il conto salato dalle mille differenze.

Ad accontentare tutti si rischia di non ottenere nulla perché nel disaccordo e nel non amore, tutte le belle cose che otterrai spinto dal buon umore e dalla speranza di cambiamento, rischieranno di crollare facilmente o di incendiarsi semplicemente con una piccola scintilla. Lo sa bene il Movimento5Stelle che dopo aver tradito il suo popolo ed essersi barricato nelle stanze di potere con Berlusconi, Renzi e Salvini, ora acconsente a qualsiasi compromesso pur di resistere fino a fine legislatura. Nel frattempo il Gatto e la Volpe, dopo avergli fatto seppellire i denari, attendono sornioni, mentre i disgraziati fissano ansiosi i rami, sperando di veder spuntare da un momento all’altro i frutti di quella semina.

Non è tutto perduto, certamente, anche se ogni giorno assistiamo ad azioni e personalismi che non fanno ben sperare all’unità futura: non è tutto perduto, giacché, anche se per breve tempo, il Paese dei Balocchi ci illuderà con fuochi fatui, risate gaie e lanci di primizie dal balcone del nobile, sul buon esito della crociata anti-gerosolimiana. Saremo illusi dal bello maestoso che incarna molte apparenze; ma che muore nel profondo dell’ipocrisia. Perché gli ideali, lo spirito di appartenenza e la lealtà sono ben altra faccenda. Assai distante da questi luoghi.

Mirko Mocellin