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Siria: a pochi giorni dalla liberazione di Aleppo, più disperazione che speranza Siria: a pochi giorni dalla liberazione di Aleppo, più disperazione che speranza
ALEPPO – la liberazione di Aleppo qualche giorno fa è stata solo un’illusione di pace. Dopo dieci anni di conflitto le vittime sono centinaia... Siria: a pochi giorni dalla liberazione di Aleppo, più disperazione che speranza

ALEPPO – la liberazione di Aleppo qualche giorno fa è stata solo un’illusione di pace. Dopo dieci anni di conflitto le vittime sono centinaia di migliaia e gli ospedali sono completamente in ginocchio e l’emergenza sanitaria va oltre ogni possibile immaginazione. L’occidente combatte i jihadisti in patria, ma li sostiene in Siria.

La guerra non è finita. Oltretutto regna una “disperazione asfissiante”, come afferma George Sabe dei Maristi blu in una lettera inviata da Aleppo pubblicata da AsiaNews: “in pochi giorni, ancora una volta, ricorderemo il terribile 15 marzo 2011, quando tutto è iniziato. La guerra non è finita”.

Tutto è cominciato con i moti della Primavera Araba, la rivolta popolare di piazza che coinvolse Medio Oriente e alcune nazioni del Nord Africa. Ma in Siria il confronto interno è servito a dare sfogo a conflitti molto più profondi di potenze rivali dei quali la Siria fa da campo di battaglia. Inoltre le derive jihadiste hanno contribuito ad insanguinare ancor di più le strade di un paese martoriato. Città rase al suolo, oltre 400 mila vittime in nove anni, mezza nazione sfollata, un paese allo sbando e gettato nella più totale disperazione, questo l’epilogo sociale. l’OMS ha documentato 500 attacchi a ospedali e strutture sanitarie, che hanno ucciso centinaia di medici e infermieri oltre a ferire migliaia di addetti ai lavori. Secondo le Nazioni Unite in queste settimane sta avvenendo il peggior esodo dall’inizio del conflitto. Senza contare che l’embargo a cui è sottoposto il paese agisce direttamente sulle persone nella vita quotidiana impoverendo i poveri fra i più poveri e trasformando un popolo in mendicanti.

Si dovrebbe cominciare a ragionare a ragionare a livello globale, in maniera da riuscire a dare il giusto valore alle situazioni drammatiche che accadono e operare in maniera tale da tutelare l’essere umano ovunque esso si trovi.

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