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Sentenza di Rigopiano: l’ultima di una lunga serie di discutibili provvedimenti della Magistratura abruzzese favorevoli a politici imputati Sentenza di Rigopiano: l’ultima di una lunga serie di discutibili provvedimenti della Magistratura abruzzese favorevoli a politici imputati
“LA GIUSTIZIA è COME IL TIMONE, DOVE LA GIRI LA BARCA VA” (LAO TSE) Siamo qui, in tanti, in attesa delle motivazioni di una... Sentenza di Rigopiano: l’ultima di una lunga serie di discutibili provvedimenti della Magistratura abruzzese favorevoli a politici imputati

“LA GIUSTIZIA è COME IL TIMONE, DOVE LA GIRI LA BARCA VA” (LAO TSE)

Siamo qui, in tanti, in attesa delle motivazioni di una sentenza che dovranno spiegare perché, secondo il GIP di Pescara, Nicola Colantonio, non è condotta sanzionabile il non predisporre un piano di emergenza regionale, l’attivarsi ‘con tutta calma’ in una situazione drammatica, e non rispondere alle richieste urgenti degli amministratori locali, dare degli imbecilli a quelli che danno l’allarme, spostare a proprio piacimento i mezzi di soccorso a seconda delle convenienze politiche…. oppure i giudici ci diranno, nella motivazione, che tutte queste cose non sono successe, che le intercettazioi disponibili sono opera di agenti provocatori, che verbali e registri, insomma, mica sono il Vangelo?

Mentre aspettiamo ci sembra giusto dare qualche interessante notizia ai lettori di Ovidio News, cui però premettiamo che quando si parla di leggi e sentenze, è del tutto impossibile dimostrare la mafede dei giudici, o anche soltanto ipotizzarla: per il semplice motivo che le leggi devono essere interpretate, e che ogni giudice le interpreta a modo suo, scontentando sempre qualcuno.

E’ dunque del tutto privo di rilevanza che tutte le inchieste o i giudizi che hanno visto imputato Luciano D’Alfonso, o altri uomini politici, e come inquirenti giudici del Tribunale di Pescara, si siano concluse con proscioglimenti e assoluzioni – per non dir di Chieti e dello scandalo del processo Bussi…

La storia parte da lontano, da quando il Tribunale di Pescara assolse dall’accusa di corruzione D’Alfonso e il suo entourage, (il famoso processo Housework) certificando che i suo conto corrente registrava solo somme in entrata, e mai in uscita, grazie alla generosità della vecchia zia che lo manteneva.

Poi ci fu la famosa ‘rimborsopoli’ abruzzese, che venne certificata dal Tribunale di Pescara (dopo mesi di furioso accanimento della Procura) come vicenda minore, per via dell’esiguità delle spese ‘aggiunte’ nelle note di riborso. Anche il Tribunale di Roma, del resto, stabilì che il portarsi in camera d’albergo l’amante durante una missione ufficiale, e far pagare alla regione il conto (trattavasi di poca roba, circa 150 euro) non era reato (insomma, chi è senza peccato…).

Poi venne l’inchiesta Mari e Monti, imputati D’Alfonso e Carlo Toto. Lì furono i giudici d’Appello a scagionare gli imputati (ma a quanto pare, casualmente si trovano sempre gli stessi nomi, gli stessi giudici una volta in un ufficio, una volta in un altro…)

Poi fu la volta di un sindaco, che aveva permesso lo sversamento di acque gravemente tossiche in un fiume – Antonio Saia, ex parlamentare, sindaco di San Valentino in Abruzzo Citeriore. La motivazione fu che, sì, è vero che il depuratore non funzionava e che il sindaco ne eara consapevole, ma aveva commissionato a un tecnico un ‘progetto per la ristrutturazione del depuratore’. Nel frattempo, avvelenare i terreni e le acque era evdentemente lecito.

E quindi, dovremmo stupirci per Rigopiano?…abbiamo fatto una ricerca di poche ore, immaginarsi che cosa uscirebbe, sui rapporti fra magistratura e politica, in Abruzzo, a dedicarci un’inchiesta complessiva….

La giustizia è come il timone, dove la giri, la barca va…