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Rigopiano. Tre anni dopo Rigopiano. Tre anni dopo
RIGOPIANO – Tre anni fa una valanga si è staccata dal Monte Siella alle 17 del 19 gennaio e dopo un chilometro di corsa... Rigopiano. Tre anni dopo

RIGOPIANO – Tre anni fa una valanga si è staccata dal Monte Siella alle 17 del 19 gennaio e dopo un chilometro di corsa ha raggiunto, travolto e spostato l’hotel Rigopiano trascinandolo a valle per una decina di metri. Il ritardo iniziale, le difficoltà dei soccorritori, l’inizio delle ricerche alle 4 del mattino, le 11 persone salvate e, purtroppo, le 29 vittime.

La tragedia potrà iscriversi a pieno titolo nella lunga lista dei disastri annunciati. Certo poco prima dell’evento due scosse di terremoto avevano interessato il Gran Sasso, cosa che potrebbe aver facilitato il distacco ma quei quasi tre metri di massa nevosa erano poggiati su di uno strato ghiacciato e si sarebbero potuti staccare comunque. 

E poi: l’autorizzazione a costruire l’albergo è stata data dal Comune di Farindola nel 2007 nonostante una relazione tecnica indicasse che l’area era esposta a valanghe. 

Nel 1992 una legge della Regione Abruzzo aveva predisposto la realizzazione di una Carta delle Valanghe, che non è mai stata realizzata. Nei giorni prima dell’evento, mentre la neve si accumulava ad alta quota, la Regione e il Comune non hanno invitato a scendere gli ospiti e il personale dell’Hotel, né gli agricoltori delle masserie della zona, che poi sono rimasti isolati per giorni. 

Sotto inchiesta sono finite decine di persone.  Lo scorso 3 dicembre, Nicola Colantonio, GIP del Tribunale di Pescara, ha invece sfoltito l’elenco, e ha disposto l’archiviazione di 22 dei 57 indagati, tra i quali gli ex-governatori Luciano D’Alfonso, Gianni Chiodi e Ottaviano Del Turco. E’ stata archiviata anche la posizione di Daniela Acquaviva, funzionaria della Prefettura di Pescara nota per avere risposto con una frase sprezzante alla telefonata di Quintino Marcella, al quale era arrivata una chiamata disperata dall’albergo. 

Le decisioni del GIP sono state criticate dalla stampa e dal Comitato Vittime di Rigopiano. “Alla fine la colpa sarà di chi lavorava a Rigopiano e di chi c’è andato in vacanza. Mio figlio è stato ucciso due volte” ha commentato Alessio Feniello, padre di Stefano, una delle 29 vittime. Il nostro rispetto per il dolore delle famiglie è massimo. Dissensi di questo tipo, però, fanno parte della normale dialettica di un processo. 

A ricordare la sofferenza delle vittime sono le parole di Francesca Bronzi, una ragazza (oggi ha 28 anni) di Montesilvano, alle porte di Pescara, che nella tragedia ha perso il fidanzato Stefano Feniello, ed è rimasta sepolta per 58 ore sotto a neve, alberi e macerie prima di essere soccorsa. “Stefano mi aveva fatto una sorpresa”, “la valanga è arrivata “come una bomba”, “avevo addosso soltanto jeans e maglietta. E Stefano non dava segni di vita” ha raccontato Francesca a Giusi Fasano, in un’intervista pubblicata il 16 gennaio dal Corriere della Sera. “Mi sono affidata a Dio, ho pregato tantissimo. Era un buio che quasi faceva male agli occhi, tanto era denso”. Poi il soccorso, da parte di una squadra di Vigili del Fuoco toscani. “Ricordo Stefano che sorride. La sua voglia di futuro, di famiglia e di bambini. Ricordo la sua grinta, la sua dolcezza, la sua capacità di sorprendermi sempre” conclude Francesca.

Gli anni passano, la sofferenza e il dolore restano.

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