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Regno d’Italia e “Brigantaggio” ucraino: correlazioni con il “Garibaldi russo” Regno d’Italia e “Brigantaggio” ucraino: correlazioni con il “Garibaldi russo”
Fossimo stati russi saremmo stati dalla parte dei russi insomma, come ai tempi del risorgimento abbiamo massacrato i briganti in nome dell'unità, e ci... Regno d’Italia e “Brigantaggio” ucraino: correlazioni con il “Garibaldi russo”

Articolo in parte composto da alcuni passaggi (inseriti testualmente) del libro di Loreto Giovannone “La faccia nascosta del Risorgimento”.

Al tempo del Risorgimento li avremmo definiti briganti gli ucraini difensori del proprio territorio, resistenti o “reagenti” contro l’intento di unificare il Regno russo alle periferie occidentali (meridionali). Gli interessi son sempre gli stessi. Fossimo cittadini russi insomma, ci sentiremmo tutti piemontesi. Tutto ciò che conta, da sempre, è sapersi schierare “bene” a seconda del potere esordiente, del capo nuovo e dominante, del proprio interesse soprattutto, del principio che, il bene e il male sappiano confluire separatamente ponendosi dall’una o dall’altra parte. Sopra o sotto, a destra o a sinistra, al centro o, spostato leggermente. Il male è davvero pericoloso quando non si riconosce attraverso i suoi malefizi, poiché mascherato da benefattore. Il male non è mai stato solo male, giacché “governato” da ampie schiere di sorridenti e “regolamentati” farisei. Illudersi di essere dalla parte giusta, in definitiva, è la vittoria finale del male.

E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e vere». E mi disse: «Ecco, sono compiute! Io sono l’Alfa e l’Omèga, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita. Chi sarà vincitore erediterà questi beni; io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio. Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte». (Apocalisse di Giovanni, Cap. 21)

Dichiarato il Regno d’Italia l’esecutivo, saldamente in mano alla destra storica, ebbe di fronte il problema dell’imminente fallimento dell’operazione unitaria: fu un’emergenza. La reazione di vaste aree del meridione (organizzato in bande che, conoscendo il territorio, con azioni efficaci di guerriglia contrastavano l’aggressore), non permise una r-a-p-i-d-a occupazione militare all’esercito piemontese. Le province della Calabria (Donbas), della Basilicata (Odessa), della Puglia (Kiev), la Campania ( Donetsk), Terra di Lavoro e l’Abruzzo (Mariupol) furono teatro di una sanguinaria guerra civile combattuta con pallottole, baionette, fuoco, violenze d’ogni genere su donne e minori, un’umanità abusata con migliaia di morti, una contabilità macabra che, per ora, non trova numero. La propaganda sabauda diede ai reagenti meridionali il comodo termine di brigantaggio, sino ad allora usato per un fenomeno così complesso già esistente, dal duplice aspetto malavitoso e politico già inserito nel tessuto sociale. Il termine fu traslato strumentalmente alla sola individuazione del nemico politico. Le deportazioni di massa verso le località di destinazione, il domicilio coatto, furono organizzati e gestiti dal governo unitario. I primi ad essere deportati furono i militari borbonici che non erano passati nelle fila dei nemici e i renitenti alla leva obbligatoria di ben otto anni scampati alle fucilazioni dell’esercito nelle provincie meridionali. Dal 1860 la propaganda sabauda strumentalizzò a pro domo sua l’esistente fenomeno del brigantaggio e fece figurare una vera e propria insurrezione di reagenti, una diffusa resistenza su vasti territori del meridione, come un fenomeno di criminali comuni, briganti. A questa tesi si sono accodati molti, negando e svuotando di contenuti politici l’enorme cruento fenomeno dei reagenti, che portò in sé le istanze di una grande quantità di popolazione.

Dal Vangelo secondo Luca 6,39-45: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: “Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: ‹Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio›, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello.
Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda”.

Alcuni storici sembrano dimenticare con veniale ed insana leggerezza il ceto borghese su cui i governi piemontesi fecero leva per il consenso, avendo distribuito i funzionari negli apparati periferici con mansioni importanti per il rispetto delle nuove leggi. Un apparato burocratico di funzionari e impiegati a tutti i livelli, un meccanismo ad oggi perfettamente funzionante. Funzionari che in cambio di uno stipendio e di una carriera assicurata, una volta nominati, garantivano ordine e polizia dei territori ricoprendo cariche per le prefetture provinciali, per i Tribunali Circondariali; i Procuratori del re, i consiglieri provinciali, i sindaci nominati dall’autorità prefettizia garantirono in tutto il sud un nuovo nascente apparato statale.

La vecchia nobiltà di toga stava cambiando livrea e si apprestava, in parte, a divenire rapidamente una borghesia impiegatizia strenuamente attaccata ai privilegi che gli venivano garantiti e agli altri che s’intravvedevano. Una borghesia di funzionari a un livello più alto, e una impiegatizia ad un livello più basso, furono nominate direttamente dal nuovo ordine. Una borghesia talmente attaccata ai compensi, ai privilegi, alle carriere negli apparati che si prestò facilmente al consenso per il nuovo monarca, per i nuovi governi, e si adoperò attivamente e cinicamente a comporre quelle Giunte Consultive così solerti e così tenacemente attive a combattere i reagenti etichettati come briganti. Fu questa la mossa vincente dei governi unitari: trapiantare e piantare una grande quantità di burocrati, iniziando per esempio dal garantire stipendio, mantenimento del grado e pensione ai militari dell’ex regno delle due Sicilie, per proseguire con tutti i nuovi funzionari nominati direttamente dall’autorità centrali, infine con la nomina dei sindaci fatta direttamente dalle autorità.

Fossimo stati russi saremmo stati dalla parte dei russi insomma, come ai tempi del risorgimento abbiamo massacrato i briganti in nome dell’unità, e ci siamo fatti la storia di conseguenza, saremmo stati contro gli indiani d’America, contro gli Aztechi e contro tutti i Nativi di “tanta parte dell’ultimo orizzonte che il guardo esclude“.

Saremmo stati contro ogni elemento capace di rallentare il progresso e la globalizzazione. La velocità quando è fuori controllo rende ciechi.

Senza l’ausilio del bene probabilmente non esisterebbe la bomba atomica.

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