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Quando eravamo Re Quando eravamo Re
I risvolti politico sentimentali della giornata di ieri sono molteplici. Innanzitutto la Storia, che ha un picco di accadimenti salienti quando intorno alle diciannove... Quando eravamo Re

I risvolti politico sentimentali della giornata di ieri sono molteplici. Innanzitutto la Storia, che ha un picco di accadimenti salienti quando intorno alle diciannove il senato da il via libera al nuovo Governo. Qualche stretta di mano al Primo Ministro, qualche sorriso timido fra i denti, ma più dubbi che speranze, nel meriggio. L’atmosfera è da post sbornia o, per meglio dire, da mattinata tiepida dopo che la sera prima hai posseduto l’amante ma adesso è già ora di andare via. Passioni di una notte di mezza estate condite da quelle ingenuità giovanili che non meditano conseguenze. Che non hanno preoccupazioni. Eppure il futuro in politica è una cosa seria, ha a che fare con le cose da cambiare in un’epoca in cui il mutamento è più arduo di qualunque altra cosa. Arenati come siamo nella pigra modernità, dopo che staticamente abbiamo accettato l’opera distruttrice dei nostri recenti predecessori ora ci affacciamo alla finestra e ci accorgiamo che la nostra volontà propositiva risulta inadeguata al panorama visivo.

I Re cadono come birilli. Il giorno prima sul trono, il giorno dopo senza dimora. L’anomalia storica è che non riescono neanche a completare la classica parabola: nascita, crescita, conquista, sconfitta, esilio o morte. Si suicidano a metà della conquista: troppo vasto il panorama visivo, questa è la verità. E quando poi, devi trovare un compromesso fra cose possibili e cose impossibili ti accorgi che il tuo raggio d’azione è davvero limitato. Ti accorgi che la tendenza è quella di mantenere, conservare, tutto al più “revisionare”, ma mai cambiare. Ogni volta che sei sul punto di fare una cosa che appena appena si approssimi al baratro del cambiamento ecco giungere i moniti europei che ti rallentano, che ti avvertono; e perfino dal resto del mondo arrivano sussulti che con un Twitter ti fanno capire se stai facendo bene o male. E poi avanti: e il debito, e l’Europa e tenere i rapporti con l’Europa. Pare che senza Europa non vi siano speranze. Eppure siamo andati avanti più di duemila anni senza. E Roma comandava il mondo. Mah, sarà che eravamo di meno.

Quando quelli del Movimento 5 Stelle si presentarono la prima volta nei palazzi del “non” potere, nel 2013, arrivarono ingenuamente con una carriola di Arbre Magique a testa, convinti di ripulire il mondo. Poi aprirono la finestra del palazzo e osservarono il panorama: un oceano di letame a perdita d’occhio. Non si vedevano più nemmeno le persone, le cose, il resto della città. Poi cosa vuoi, intuita la faccenda non poterono che richiudersi dentro, sprangare le finestre e profumare almeno la loro nuova dimora.

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