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Più divisi che mai Più divisi che mai
Sull’inutilità del voto (ma anche sull’inutilità del non-voto) Finite le vacanze, finite le raccolte di firme per la presentazione delle liste, infuriano le discussioni... Più divisi che mai

Sull’inutilità del voto (ma anche sull’inutilità del non-voto)

Finite le vacanze, finite le raccolte di firme per la presentazione delle liste, infuriano le discussioni nell’ambiente del dissenso sul che fare in occasione delle elezioni di fine settembre. Anche la nostra redazione è divisa, e così tutto l’ambiente più stretto in cui ci muoviamo tutti noi di Ovidio.

La contraddizione è fortissima, al punto che qualcuno ha raccolto le firme “per dare una mano” ma poi non andrà a votare.

Senza pretendere di atteggiarmi a ideologo, voglio riproporre qui una domanda che ho posto a un incontro, un paio di settimane orsono, organizzato proprio per verificare quali fossero i punti di contatto o di divergenza nell’ambiente.

Ho chiesto, prima di tutto: “chi di noi crede nelle istituzioni?”

Le risposte sono state discordanti, ma alla fine tutti abbiamo concordato sul fatto che il problema non siano le istituzioni in quanto tali, ma il Potere e chi lo detiene realmente, che non sta al Governo, ma molto più in su nella piramide.

Tutti siamo d’accordo che il voto, se dato, è solo un piccolo tassello, un momento tattico di una battaglia che va ben al di là del Parlamento e del governo nazionale. Ricordiamo tutti che Mattarella bloccò la nomina di Savona al ministero dell’economia perché dichiaratamente anti-europeista, nonostante il fatto che la maggioranza del popolo italiano avesse votato per due partiti euro-scettici.

Ma se la domanda è: “perché votare?” La risposta è sempre: “per avere qualcuno ‘dei nostri’ là dentro a far sentire la nostra voce”.

Siamo consapevoli che nessuno che non faccia parte dell’oligarchia potrà mai governare la nazione con questo regime?

Se ne siamo consapevoli, questo ragionamento avrebbe dovuto portare le tre liste concorrenti, quelle di Sara, Francesco e Gianluigi, a fondersi in un’unica lista, portando in Parlamento solo personaggi dichiaratamente e visibilmente no-green pass, o no-vax, consapevoli di trovarsi, in Parlamento, in territorio nemico: a battersi per denunciare quotidianamente l’instaurarsi della dittatura in stile cinese, teleguidata da Bruxelles e Washington, lasciando da parte tutti gli altri argomenti su cui l’accordo sia impossibile. Per i quali argomenti, comunque, in Parlamento, un drappello di una dozzina dei nostri, non avrebbe spostato nessun equilibrio. Ossia, ognuno degli eletti, fatti salvi quei quattro cinque punti base, avrebbe potuto votare e dichiarare a piacimento.

Ecco, in questo modo, dal punto di vista tattico, votare poteva avere un senso. Ma che non sia stato possibile, indica che qualcuno – ritengo che Paragone sia quello con più responsabilità – non vuole essere eletto solo per difenderci, ma perché in qualche modo vuole entrare nel gioco politico, sogna, pretende o semplicemente dice, di voler determinare le politiche parlamentari, di voler cambiare il sistema “da dentro”, ossia di fare politica “attiva”, come se questo fosse utile e possibile: come se fossimo in democrazia. Ma non ci siamo, non ci siamo mai stati, siamo un paese a sovranità limitata dal 1945, occupati militarmente dagli Stati Uniti ed economicamente dal sistema bancario internazionale.

Sentiamo parlare continuamente, da molti dei “nostri”, della necessità di “difendere la Costituzione”. Bene, visto a cosa è servita la Costituzione in questi anni, per quanto mi riguarda ci possiamo tranquillamente incartare il pesce. L’hanno violata, sostanzialmente, in mille modi. Ma siccome la Costituzione stessa contiene un articolo per cui a decidere se è stata violata lo può stabilire solo la Corte Costituzionale, che è di nomina politica… formalmente è stato tutto regolare e inattaccabile. Una Costituzione che sostituisce alla sovranità popolare, quando fa comodo, la sovranità di una Corte eletta a maggioranza dai politici al potere, è buona giusto, come detto, per incartare il pesce. Casomai un obiettivo dovrebbe essere quello di riscriverla… ma stiamo freschi, cosa riscriverebbe questo pugno di burattini corrotti e inetti che ci governa per conto terzi? E quanto alla sovranità popolare stessa, in mancanza di democrazia economica, per cui tutti possano manipolare le masse alla pari (così si forma la volontà della maggioranza, con la manipolazione, non certo con la persuasione razionale, non illudetevi) chi detiene il Potere non avrà mai problemi a tenerselo.

Quindi, votare, in queste condizioni, per far eleggere, se va bene un pugnetto insignificante di no-qualcosa in questa lista o in quest’altra, non serve a nulla.

Non votare, è un modo di mandare tutti a quel paese, ma anche questo non serve a nulla. O ascoltiamo Agamben

Agamben: stato di eccezione e stato di emergenza

e ci diamo da fare, o la partita è persa.

Fabrizio Zani

(Nella foto, la base americana di Camp Derby, a Tirrenia)