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Napoli: la festa di Beppe Grillo e l’apologia del Coglione Napoli: la festa di Beppe Grillo e l’apologia del Coglione
Napoli – Beppe Grillo è un signore di quelli davvero geniali e il suo campo è l’umorismo. In pratica ha la capacità di dirti... Napoli: la festa di Beppe Grillo e l’apologia del Coglione

Napoli – Beppe Grillo è un signore di quelli davvero geniali e il suo campo è l’umorismo. In pratica ha la capacità di dirti che sei un Coglione facendoti ridere. Il mezzo è fantastico, poiché potenzialmente non ti fai nemici, poiché non c’è nessuno che non capisca la propria risata, nel senso che la risata è un qualcosa che ridi e basta, ti monta su da sé, capisci che è una cosa positiva e quindi induci il cervello a stare bene, a guardare tutti con animo leggero, a non avere nessun tipo di prevenzione negativa. Divieni un Coglione alleggerito. Ha funzionato tra i re e i giullari, figuriamoci se non funziona tra “elevati” e comuni mortali. A patto che questi ultimi siano ben disposti ad accettare il loro limite senza la beffa di essere stati insultati direttamente, malamente, volgarmente, con tutto ciò che ne consegue a livello psicologico. Insomma, se dici ad uno che è un Coglione ma col sorriso, anche se non sei il più grande comico a cavallo di due millenni come Beppe, quello ci pensa un po’ su e potrebbe perfino illudersi che l’insulto a lui rivolto non sia vero, non sia reale, come nel gioco dei contrari umoristici pirandelliani. E ride. L’unico problema in cui può incappare uno come Beppe, è qualcuno che non abbia il senso dell’humor e cioè un soggetto senza speranza. Tu gli dici che è un Coglione, usi la miglior battuta del tuo inventario, sorriso fulminante… e quello non ride, si arrabbia perfino, insanguina gli occhi, gonfia le vene e ti querela.

     Ora, l’apoteosi del Coglione, così ben applicata dall’umorista di professione Beppe, dagli inizi della sua carriera fino ad oggi, ha sempre incontrato una serie di grandi difficoltà, soprattutto quando iniziava a dare forma di intima rotondità a speculazioni bancarie e a magheggi in borsa o ai trading on line, con i loro turbinii di strumenti finanziari… azioni, obbligazioni, futures, titoli di stato…, insomma a dare un’identità quasi tangibile agli inquinatori del mondo e dell’anima, ad imbroglioni e sfruttatori, in una parola, ai politici di ultima generazione: i figli dello yuppismo riversatisi, col rolex sui polsini, nella politica, l’ambito fin lì a loro proibito ed ora terra di conquista. Fondamentalmente di questi politici non se ne salva nessuno. A nostro parere la sentenza è nel meccanismo stesso del termine, nella dinamica antropologica, nel metodo e nell’esigenza che un “illuminato” ha, di ritenere di poter dare senso logico ed equilibrio ad una marmaglia di sette miliardi di anime sperdute. Ma lo diciamo col sorriso.

     Non c’è nessuno che non sia uno Coglione, tranne Dio. Questo ci sembra ovvio. Un sangue che scorre o una lacrima, un sentimento, pure il migliore che esista, un senso di colpa, un figlio, un bicchiere di gin, un tuono che ti avverte del casino che c’è lì sopra, un’opera d’arte, un vip, ed ecco i limiti che grondano ben al di sotto del buio universo, nell’oblio oltre il quale un silenzioso nulla percuote il nostro petto, mentre abbiamo paura della morte, tenuta perciò lontana dai nostri pensieri quasi che essa non esista. Dunque, il grado di intelligenza di qualsiasi individuo, si misura sulla capacità più o meno comica di comprendere il suo stato di Coglione. E devi essere un genio per alzare la voce a tal punto, da non far pensare a chi ti ascolta il suo limite, facendoglielo comprendere pure ridendo.

    La vita è come uno schiaffo nel buio, ti arriva, ti ridesta e poi scompari. Sono alcuni giorni che ci pensiamo e non capiamo da dove ci provenga questo pessimismo cosmico o, per dirla in maniera umoristica, questo deteriorato ottimismo, questo foscoliano deprimente prendere atto della inutilità della grandezza, se non di quella immaginaria, all’interno del proprio personalissimo universo. Più ti evolvi e più ti odiano, ti frenano, ti ostacolano. È come se uno stato umano mediocre, composto dalla maggior parte delle persone, alleatesi in una sorta di massoneria spicciola, comprendesse il punto evolutivo negli atteggiamenti di un potenziale genio sociale, e paventasse il rischio di dover fare qualcosa di diverso, di nuovo, di atrocemente doloroso rispetto alla dolcezza di un’abitudine, insediatasi avidamente nella propria pigrizia cerebrale.

     E per sfuggire a tale incombente tempesta, ecco correre in aiuto la risata salvatrice. Il genio umorista ti sta dando dello Coglione ma tu, la folla, nell’arena, ridi. Molto spesso ridi ancor di più quando uno Coglione fuori dal comune esalta la sua risata in maniera inspiegabile, tanto da far scaturire una risata della sua risata, ormai sfuggita al potere del genio comico della serata e resa di dominio pubblico.

      E non stiamo parlando di uno stimolo che ti deriva dall’osservare un pagliaccesco atteggiamento: Ollio da uno schiaffo a Stanlio e tu, vigliaccamente, avendo preso le parti del più forte, ti unisci alla ghettizzazione razzista del debole umiliato da tutti, nella speranza che anche tu sia il forte e non il debole. Resta salvo chi colpisce, il quale sa perfettamente cosa vuole ottenere, essendo un genio comico. Dunque non si tratta di comicità: la folla ride. La folla si sbellica. Il comico ormai può fare qualsiasi cosa, non so, alzarti il dito medio, mostrare la lingua, gesticolare e dire perfino cose senza senso, anzi, ancora meglio. La risata è ormai plagio della realtà, sfogo esistenziale, mostro a sei teste, soluzione assoluta. 

     L’incombente tempesta. Ecco qua. Rido per non piangere. Per non riflettere. Rido. E persuado la mia esistenza che il male è stato individuato e sconfitto dalla mia risata. La verità è che siamo noi i carnefici e il genio comico ce lo sta dicendo, col sorriso. Ci illudiamo forse che lo dica a qualcun altro, che abbia indicato un fantomatico carnefice non presente alla serata; ma come si può non rendersi conto della realtà? Chi è il Coglione? Quale è il carburante che permette la trazione comica del grande genio? Siamo noi che ridiamo.

Infine, nella serata di Napoli Beppe Grillo evolve il pubblico da Coglione a “Maledetto”, passaggio drammatico di un popolo assoggettato completamente e vittima irrevocabile, contaminato da un male forse incurabile che non lascererebbe scampo al genere umano. Un Re maligno e non più comico che potrebbe risucchiare perfino Beppe nel meccanismo dell’autodistruzione: il “Sistema”, che inquina le anime e il mondo. Ma di questo ne riparleremo prossimamente.

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