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Morte della politica a Sulmona: l’ultima danza degli scheletri Morte della politica a Sulmona: l’ultima danza degli scheletri
SULMONA – Sono anni che la politica ha abbandonato la città di Sulmona. Chi però si è radicato in maniera preponderante sono i politicanti:... Morte della politica a Sulmona: l’ultima danza degli scheletri

SULMONA – Sono anni che la politica ha abbandonato la città di Sulmona. Chi però si è radicato in maniera preponderante sono i politicanti: come una macchia indelebile, persistono sulla maglietta linda, e non c’è verso di pulirla. Personaggi che si aggirano nell’ombra, che collezionano voti sulla base d’interessi personalistici con un popolo non più al passo coi tempi, buggerato, sfiduciato, demoralizzato e disinteressato. Il problema della politica a Sulmona sono i politicanti perché a ben guardare, le criticità di Sulmona sono sempre le stesse e da molto tempo: quando si parla di un nuovo Piano Regolatore, di decoro urbano, di sociale, di sburocratizzazione ed efficienza, trasparenza negli affidi, nei bandi e nei concorsi, quando si parla di miglioramento delle strutture d’interesse turistico, della mobilità, delle scuole, dell’ospedale, del tribunale… si è detto tutto o quasi. Poi trovi qualcuno che è bravo a catalizzare fondi europei o, quantomeno, a non perdere quelli che gli vengono messi sotto al naso e il gioco è fatto.

Son queste le rotelle che devono essere girate da un’amministrazione; il fatto che non si riesca a fare nulla o quasi dipende da una immobilità strutturale della quale, però, non è totalmente responsabile l’amministrazione di turno. L’interconnessione con regione e governo è sostanzialmente interrotta. Sia per il fatto che ogni cosa è governata da entità diverse (Governo: ai Cinquestelle/PD; Regione Abruzzo: al Centrodestra o, più propriamente, al Centrolega; Territori: alle liste civiche d’appoggio) ma anche per l’impotenza di chi non ha facoltà di comando, pur essendo alto in grado, sui territori: sostanzialmente un vero e proprio orgasmo politico per ex DC rigenerati e non smacchiabili.

Non comanda nessuno. E pur volendo comandare, senza il fulcro del compromesso, nessuno può andare da nessuna parte. Dunque è lecito sguazzare nell’ambiguità, nel trasformismo, negli accordi fatti e disfatti e nel tradimento dei propri ideali. Perché nessuno di questi termini è un peccato se non vi sono contorni, cornici, sistemi delineati. Ognuno fa come gli pare ed è fisiologico così. Oltre che funzionale a chi magheggia.

A Sulmona il Centrodestra è diviso: c’è chi ha perfino abbandonato il partito di riferimento (Bianchi). C’è chi dal Centrosinistra è passato alla Lega (Salvati). C’è chi dal PD è stato cacciato (Di Masci e company) eppure fa da ago della bilancia e vorrebbe imporre al sindaco, che aveva vinto con liste “civiche”, quando cadere o non cadere. Che poi non è così a quanto pare: i “cacciati dai fuoriusciti” si dividono (Di Rienzo) e le carte si rimescolano anche due volte al giorno. E’ nata Italia “Viva” (Pingue e company) ma già tossisce, che dalla maggioranza, quando non era ancora viva, è passata alla minoranza, ma al momento di mandare a casa il sindaco, avendone la possibilità, non l’ha fatto. Mistero. La viva minoranza potrebbe tornare alla morta maggioranza. Massì! E ci sono i socialisti, ce ne sono più a Sulmona che in tutta Italia ma vabbé, stai a guardare il… ca-rispaq. E ci sono i civici… tanti tanti civici (cooptati a suon di parentele e comparanze). Una volta la lista civica era una, aveva un senso e si anteponeva ai partiti di riferimento. Adesso le liste civiche (decine e decine) sono la scusa per fare da baricentro fra gli schieramenti, saltando ora da una parte ora dall’altra a seconda dell’interesse dell’attimo (fuggente). E se pensate ad un possibile apparentamento fra Di Masci e Gerosolimo, (tutti civicizzati all’occorrenza) non c’è bisogno di scrivere altro.

Poi ci sono gli assessori, ma sono un capitolo minore anche se rappresentano il vero specchietto per le allodole, utile a comprendere i meccanismi del momento. Attualmente infatti, di assessori, non ce ne sono. O meglio c’è quello alla cultura, ma la cultura per i politicanti sulmonesi è un problema insignificante. E pensare che nel mondo ci sono posti molto più brutti del nostro che campano solo di cultura, turismo e cibo. Magari della nostra cultura, del nostro turismo e del nostro cibo. Che ci vuoi fare. Equilibri masochistici.

E chissà se nel caos generale il sindaco non decida di affidarsi ad assessori di sua esclusiva fiducia, di scrollarsi di dosso padroni, padroncini e catene e di riuscire nell’anno che rimane a concludere la sua amministrazione dignitosamente. Forse, come crediamo, i risultati non saranno miracolosi, visti i quattro anni disastrosi di una giunta creata dal nulla, variegata, disunita e multiforme, ma a quel punto i cittadini decideranno naturalmente a chi affidarsi.

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