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M5S: ascolta! La “base” ti chiama M5S: ascolta! La “base” ti chiama
Mentre fra teorie e supposizioni proseguono le ipotesi di governi più o meno verosimili, a tratti fantasmagorici, e in TV si susseguono opinionisti, giornalisti... M5S: ascolta! La “base” ti chiama

Mentre fra teorie e supposizioni proseguono le ipotesi di governi più o meno verosimili, a tratti fantasmagorici, e in TV si susseguono opinionisti, giornalisti e chiacchieroni di ogni genere, vi è una parte del Movimento che ha le idee molto chiare sulle cose che, di recente, sono andate male ma che potrebbero finire addirittura peggio. E’ il sottobosco del Movimento, il nutrimento, sono gli attivisti, coloro che hanno dato vita ormai più di un decennio fa a quel cammino complesso e faticoso che oggi ha reso il M5S un riferimento politico a cui tendere. Una tensione che ha costretto i partiti storici ad inchinarsi alla ventata di aria nuova che stava per travolgere il paese. Una tensione che certamente ha creato una situazione indiscutibile: senza M5S non si governa. E’ il “terzo incomodo”, ma anche la via di fuga per evitare inciuci terribili, come quelli già avvenuti ma, potenzialmente, ancora possibili, fra Centrodestra e Centrosinistra. Ma se questa è la politica, il M5S è un’altra cosa. O, almeno, dovrebbe esserlo.

Abbiamo ascoltato in questi giorni alcuni attivisti storici del Movimento e quel che è emerso è innanzitutto una grande distanza che loro ritengono essersi creata fra loro e gli eletti. Ecco alcuni pensieri che vogliamo segnalare per la chiarezza e per l’utilità di comprendere:

Le distanze si sono create per vari motivi: principalmente perché ad un certo punto non riuscivamo più a comunicare con i nostri eletti, come se il linguaggio di governo non coincidesse più con il nostro. E poi, i vari compromessi obbligati, una volta raggiunti i luoghi del potere hanno non solo minato, ma fatto proprio saltare quelle fondamenta, quelle matrici, quel senso di purezza che avrebbero dovuto ad ogni costo distinguerci dal resto. Siamo entrati per disinnescare, oggi, invece, sembra che il nostro unico scopo sia gestire e mantenere il potere raggiunto“.

e poi ancora:

Fermo restando che in parlamento abbiamo la maggioranza e che sarebbe un autogol clamoroso andare al voto ora. Considerando che con la Lega (di Salvini) abbiamo chiuso e che con il PD, o parte di esso sarà un matrimonio combinato e mal digerito… prendendo atto che dobbiamo quindi capitalizzare il momento di forza politica ritrovata. Ma la base che cosa ne pensa di un eventuale compromesso? E’ stata presa in considerazione per una decisione tanto delicata?

e poi ancora:

Non vi è più partecipazione perché si è preferito valorizzare il singolo. questo fatto potrebbe distruggere il Movimento. Potrebbe distoglierlo da quella via iniziale dove i valori e l’etica erano un tempo gli ingredienti essenziali, motivo stesso che ci ha fatto intraprendere una strada ben precisa“.

Sono molti gli indizi che ci fanno pensare ad una condizione cruciale. Un bivio. Soprattutto per le decisioni che in questi giorni roventi potrebbero essere prese. Decisioni di compromesso per il bene del paese? Questo verrà affermato sicuramente da tutti. Ma forse anche decisioni di comodo, perché per essere davvero coerenti con se stessi a volte bisognerebbe rinunciare a qualcosa, vedere dove si è arrivati, fare qualche passo indietro se serve e addirittura ricominciare dall’inizio, qualora fosse necessario.

In queste ore Paola Taverna (come già puntualmente segnalato dalla nostra redazione), forse l’elemento del Movimento più “onesto” fra gli onesti e donna simbolo del gruppo, ha chiesto di poter decidere sulla piattaforma di Rousseau l’eventuale possibilità di accordo con il Pd. Propone di dare la parola agli “iscritti”.

Quello che però non possiamo fare a meno di evidenziare è la differenza che passa fra iscritti ed attivisti, cosa che non può essere ignorata, visto che tutti possono iscriversi ma in pochi producono azioni e lavoro per il Movimento.. ma soprattutto vi è un dubbio importante che corre nella rete già da parecchio tempo, sulla reale efficacia di uno strumento, quello di Rousseau, che ad oggi non è ancora pienamente affidabile“.

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