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L’abolizione del contante non può fermare la grande evasione fiscale, ma moltiplicherà a dismisura il potere dei banchieri L’abolizione del contante non può fermare la grande evasione fiscale, ma moltiplicherà a dismisura il potere dei banchieri
Fra evasione ed elusione, i soldi sottratti ai bilanci statali dalle grande aziende rappresentano l’80% del totale, e gli strumenti usati nulla hanno a... L’abolizione del contante non può fermare la grande evasione fiscale, ma moltiplicherà a dismisura il potere dei banchieri

Fra evasione ed elusione, i soldi sottratti ai bilanci statali dalle grande aziende rappresentano l’80% del totale, e gli strumenti usati nulla hanno a che vedere con l’uso del contante.

Immaginiamo una società e un’economia in cui il sistema bancario fosse pubblico, e qualcuno proponesse l’abolizione del contante, per eliminare ogni forma di evasione fiscale. Molte voci si alzerebbero per condannare questa proposta, sostenendo che in questo modo nascerebbe un totalitarismo addirittura peggiore di quelli che la Storia ci ha fatto conoscere: lo Stato controllerebbe fin nei minimi dettagli la vita dei cittadini.

Per una bizzarria della mente umana, nel momento in cui il sistema bancario è PRIVATO, a nessuno sembra passare per la mente che l’abolizione del contante porterebbe ad un’identica forma di totalitarismo, con l’unica differenza che a controllarci tutti non sarebbero istituzioni politiche, ma direttamente l’oligarchia bancaria. Ci avvieremmo a un regime di totalitarismo bancario.

E quando diciamo che nessuno ci pensa, ci riferiamo ai cittadini, non certo a chi combatte, con grande successo, la battaglia per l’abolizione del contante, dietro al paravento della lotta all’evasione fiscale, che sa benissimo dove si va a parare e agisce in evidente sintonia con i banchieri. E se vogliamo dare a qualcuno dei proponenti la patente della buona fede, lo possiamo fare come atto di fiducia: ma per un politico essere stupido non è molto meglio che essere espressione del deep state.

Una recente inchiesta, occorre dire di eccezionale spessore giornalistico, anche per l’ambiente da cui proviene, del Sole 24 Ore (giornale della Confindustria) mostra in che modo l’economia Olandese è giunta a performance elevatissime: offrendosi come sede legale per migliaia di aziende intenzionate a eludere il fisco (dove ‘eludere’ sta per ‘evadere’ facendosi beffe della legge). Si va da Google a E-bay, passando per Uber e Nike, fino alle ‘italiane’ FCA, e MEDIASET.

L’Olanda (come anche Lussemburgo e Austria) ha una fiscalità favorevole in maniera sproporzionata, tale da attrarre tutte queste grandi società, che nei Paesi Bassi non hanno praticamente alcuna attività (salvo filiali locali che pesano pochissimo sul fatturato globale) ma pagano lì una parte delle imposte, risparmiando cifre astronomiche e rimpinguando il bilancio dei gentili ospiti, che difatti hanno un tasso di crescita costante superiore al 2% annuo ed una disoccupazione al 3 %.

Stiamo parlando di una nazione della UE, quindi di operazioni che avvengono all’interno di un sistema, perché se si trattasse di ‘concorrenza sleale’ l’UE interverrebbe in un attimo. Invece, il Presidente della Commissione è stato addirittura fino a pochi mesi fa il Lussemburghese Junker, ossia il l’ex primo ministro di un altro dei ‘paradisi fiscali’ continentali.

Come si dice in giurisprudenza, il ‘combinato disposto’ (ossia la somma ragionata) dei due fattori, lotta al contante e vie di fuga per le grandi corporation, indica con chiarezza che la tassazione di uno Stato è fatta su misura perché il grosso del gettito provenga dalle classi medie e medio-basse, che in questo modo non possono onestamente accumulare patrimoni, mentre ai grandi è consentito l’accumulo di profitto e patrimoni ingenti, cosa questa che cementa e rafforza il loro potere oltre ogni immaginazione.

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