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“La pace è l’unica opzione”. Si può sintetizzare così la posizione italiana, espressa da Luigi Di Maio, rispetto alla crisi creata dagli Stati Uniti “La pace è l’unica opzione”. Si può sintetizzare così la posizione italiana, espressa da Luigi Di Maio, rispetto alla crisi creata dagli Stati Uniti
Certo, le cose tragiche possono sempre essere viste dal lato involontariamente umoristico. Il paleo-abruzzese Mike Pompeo, festeggiato a Pacentro due mesi orsono come orgoglio... “La pace è l’unica opzione”. Si può sintetizzare così la posizione italiana, espressa da Luigi Di Maio, rispetto alla crisi creata dagli Stati Uniti

Certo, le cose tragiche possono sempre essere viste dal lato involontariamente umoristico. Il paleo-abruzzese Mike Pompeo, festeggiato a Pacentro due mesi orsono come orgoglio dei nostri lombi montanari, ha dichiarato che “qualunque azione degli USa è sempre rispondente al diritto internazionale”. Questo dopo che l’uomo dal parrucchino giallo aveva minacciato l’IRAN di colpirne i siti ‘culturali’ (sì, proprio quelli Patrimonio dell’Unesco) in caso di rappresaglie degli Ayatollah per l’omicidio del generale. Il lato umoristico sta soprattutto nel fatto che chi manda in giro i droni a far saltare generali di Stati sovrani (con cui non c’è alcuna guerra in corso, ed anzi ci sono trattative che coinvolgono altri Stati) poi si ricordi che esiste un diritto internazionale. Qui non è in questione la NATO, non è in questione la lotta al terrorismo, la difesa dell’Occidente, o la democrazia parlamentare all’europea da esportare in ogni angolo del mondo. Qui è in discussione solo l’egemonia sul Medio Oriente e sul Golfo Persico, dove gli alleati del parrucchino sono degli assassini criminali, affaristi spregiudicati e sovvenzionatori del fanatismo islamico molto più degli iraniani.

Che la politica internazionale sia fatta di interessi economici è cosa talmente evidente che non vale neppure la pena di parlarne. Le nazioni che producono broccoli non sono mai oggetto di brame di conquista: solo quelle che si ritrovano, per loro sfortuna, giacimenti di petrolio, di uranio o di silicio nel sottosuolo. Ma che questi interessi debbano costare la vita a migliaia di essere umani, questo non è tollerabile e non va tollerato.

Per questo abbiamo salutato con grande soddisfazione e sollievo le dichiarazioni del nostro Ministro degli Esteri, che non ci asteniamo ovviamente dal criticare quando, a nostro modesto giudizio, sbaglia. Ma questa volta gli va dato atto di essere stato il primo leader occidentale a pronunciare parole nette e definitive. Se non abbiamo ancora imparato che la guerra genera guerra, la violenza genera violenza, e gli assassinii generano vendetta, allora vuol dire che “non vogliamo imparare”.

“Ora non è più il tempo di rischiare morte, terrorismo, ondate migratorie insostenibili, ora è il momento di scommettere sul dialogo, sulla diplomazia e sulle soluzioni politiche. Il dialogo crea, il dialogo è per chi sa costruire e, come forza di governo, questa è la risposta che scegliamo per l’Italia”.

E’ vero che essere titolari del Ministero degli Esteri non è sufficiente per indirizzare univocamente la politica internazionale del Paese, ma ci auguriamo che la posizione di Di Maio risulti vincente, e che quantomeno l’uomo col parrucchino giallo non trovi sponde a Roma, fatto salvo per quel signore che vorrebbe diventare Presidente del Consiglio e che ieri insultava l’Iran, il generale morto e inneggiava al coraggio dell’amico americano: su quella sponda potrà contare sempre.

Franco Slegato