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La Consulta boccia la Lega: niente referendum sulla legge elettorale La Consulta boccia la Lega: niente referendum sulla legge elettorale
ROMA – Non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema... La Consulta boccia la Lega: niente referendum sulla legge elettorale

ROMA – Non si terrà il referendum sulla legge elettorale sostenuto dalla Lega per abrogare le norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi e trasformare il sistema in un maggioritario puro. Il quesito referendario era stato proposto da otto consigli regionali (di Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata e Liguria), tutti guidati dal centro-destra. 

La Consulta ha stabilito che il quesito era eccessivamente «manipolativo» facendo riferimento ad un conflitto tra poteri proposto da cinque degli otto consigli regionali. Ora attendiamo le motivazioni se il futuro prevederà ancora referendum elettorali.

Protesta naturalmente Salvini che ritiene vergognosa la decisione della Consulta. Del resto oggi si può insultare chiunque.

Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, commenta invece: «Dopo il pronunciamento della Corte Cotituzionale, noi continuiamo ad andare avanti per superare il Rosatellum e dare al Paese una legge elettorale proporzionale con soglia alta che garantisca un sistema politico più coeso». Nei giorni scorsi il presidente della Commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia (M5S), ha depositato la proposta per un nuovo sistema proporzionale con sbarramento al 5% rinominato Germanicum

Il giudizio della Corte: Oggetto della richiesta referendaria erano le due leggi elettorali del Senato e della Camera con l’obiettivo di eliminare la quota proporzionale, trasformando così il sistema elettorale interamente in un maggioritario a collegi uninominali. «La Corte ha esaminato, sempre in camera di consiglio, il conflitto fra poteri proposto da cinque degli stessi Consigli regionali promotori e lo ha giudicato inammissibile perché, fra l’altro, la norma oggetto del conflitto avrebbe potuto essere contestata in via incidentale, come in effetti avvenuto nel giudizio di ammissibilità del referendum».

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