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Il cerino del mondo. Australia: il continente indizio della crisi climatica Il cerino del mondo. Australia: il continente indizio della crisi climatica
SYDNEY – In Australia siamo agli inizi di luglio. E gli incendi da ottobre hanno bruciato 8 milioni di ettari tra New South Wales,... Il cerino del mondo. Australia: il continente indizio della crisi climatica

SYDNEY – In Australia siamo agli inizi di luglio. E gli incendi da ottobre hanno bruciato 8 milioni di ettari tra New South Wales, Victoria, Sud Australia e Queensland: dovresti sommare gli incendi scorsi di Siberia e Amazzonia per comprendere. Dovremmo sommare i 4/5 di tutte le foreste italiane per avere un’idea del dramma. Il quadruplo della Lombardia.

Le fiamme hanno distrutto vaste aree boschive che circondano Sydney, tra cui parchi nazionali e aree protette, come le Blue Mountains, che ospitano specie animali e vegetali particolarmente protette. Milioni di tonnellate di CO2 si stanno riversando nell’aria. I fumi hanno raggiunto i ghiacciai fino in Nuova Zelanda che ingialliti dalle ceneri aumentano la velocità di scioglimento. Nelle città non si respira. Fino ad ora sono 26 le vittime e il ricovero per intossicazioni è aumentato del 10%. Si prevede la perdita di mezzo miliardo di animali. Il WWF Australia stima un miliardo. Il motivo principale è legato alla perdita di habitat, tanto che alcune specie come il Koala potrebbero subire un irreversibile declino.

LE CAUSE. L’Australia è un continente nato per bruciare, il suo clima è estremamente arido e il suo nemico numero uno si chiama fulmine. Gli incendi causati da questo fattore sono stati così frequenti da costringere le piante a evolversi per superarli nel migliore dei modi: lasciarsi bruciare! Il fuoco infatti, se da un lato distrugge la vegetazione esistente, dall’altro apre nuovi spazi perché le piante si possano riprodurre e rinnovare. Molte specie del bush contengono oli e resine molto infiammabili, in modo da bruciare per bene e con fiamme molto intense quando arriva il fuoco. Poiché i semi di queste specie sono quasi completamente impermeabili al fuoco, questo stratagemma è l’unico modo per “battere” la vegetazione concorrente e riprodursi con successo sfruttando le condizioni ambientali avverse a proprio vantaggio.

Il problema è che questa volta sta andando peggio. Molto peggio. Perché le fiamme stanno interessando anche ecosistemi più umidi e raramente interessati dal fuoco. CHE STA SUCCEDENDO? Analizziamo ancora più a fondo le motivazioni che hanno creato una situazione così grave: da quando si misurano le temperature, e cioè dal 1900, in Australia si è registrato l’anno più caldo e più secco di sempre. Negli ultimi 12 mesi le temperature medie sono state 1,5 gradi più alte rispetto alla media 1961-1990, le massime oltre 2°C in più, ed è mancato oltre un terzo della pioggia che solitamente cade sul continente. La terra e il mare hanno portato a temperature record a dicembre (42°C di media nazionale, con punte di 49), mentre la siccità si protrae ormai da ben due anni.

MA DIAMO UN NOME PRECISO ai fattori “colpevoli” delle gravi condizioni australiane. Solitamente è El Niño la corrente calda del Pacifico che annualmente influenza climaticamente parte del pianeta, ma quest’anno è un altro fenomeno climatico ad essere responsabile dell’aumento, il Dipolo dell’oceano Indiano (IOD) – un fenomeno meteorologico che porta aria umida sulle coste africane e aria secca su quelle australiane.

A questo si è sovrapposto, a settembre 2019, un riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona antartica, che ha portato ulteriore aria calda e secca sull’Australia.

Infine i venti occidentali venti (o anti-alisei), che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri hanno subito uno spostamento verso nord portando aria secca e calda sull’Australia. Fenomeno favorito, pensate un po’, dal buco dell’ozono.

CONCLUSIONI: dobbiamo ridurre le nostre emissioni di anidride carbonica. Così il pianeta non si scalda, ci saranno meno incendi e le nostre prospettive di vita aumenteranno di qualche decina d’anni in più.

Auguri e salute

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