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Guerra Globale alla plastica nei mari: si comincia! Guerra Globale alla plastica nei mari: si comincia!
Il sistema è composto da una catena di barriere galleggianti della lunghezza di due chilometri e poste in favore di corrente, senza reti, che... Guerra Globale alla plastica nei mari: si comincia!

La macchina sarà diretta verso il Pacific Trash Vortex (L’enorme isola di plastica) dove comincerà a raccogliere tonnellate di rifiuti plastici accumulati dalle correnti oceaniche. 

Pacific Trash Vortex con le sue 79mila tonnellate di plastica ha una superficie maggiore di Francia, Germania e Spagna

La visione è stata di un diciannovenne, Boyan Slat, che cinque anni fa abbondonò i suoi studi in ingegneria aerospaziale per dedicarsi alla sua missione: pulire gli oceani dalla plastica. Il ragazzo prodigio olandese ha fondato la ong Ocean Cleanup e ha progettato una macchina per raccogliere rifiuti plastici dal mare sfruttando le correnti oceaniche. Dopo uno studio di fattibilità e una campagna di raccolta fondi di successo, il macchinario chiamato Ocean Array Cleanup è pronto per essere testato sul campo. Entro poche settimane l’Ocean Array Cleanup salperà da San Francisco diretto verso il Pacific Trash Vortex, la grande isola di plastica che galleggia nell’oceano Pacifico, tra la California e le Hawaii. “La pulizia degli oceani del mondo è dietro l’angolo”, ha commentato euforico Slat.

Dove si sta formando il nuovo continente di plastica

Come funziona l’Ocean Array Cleanup?

Sfrutta le stessi correnti che hanno formato le isole di plastica come un formidabile antidoto: e la malattia questa volta risulterebbe letale per tutti. In pratica i rifiuti si accumuleranno su delle piattaforme e il mare si pulirà “da solo”. Il sistema è composto da una catena di barriere galleggianti della lunghezza di due chilometri e poste in favore di corrente, senza reti, che convogliano la plastica verso piattaforme che fungono da imbuto. Una volta al mese circa una barca andrà a raccogliere i rifiuti convogliati verso la parte centrale della macchina.

l’Ocean Array Cleanup

Dimezzare l’isola di plastica, ecco l’obiettivo: 5mila chili di plastica verranno raccolti dopo il primo mese, ma entro cinque anni si stima di poter dimezzare la metà del Pacific Trash Vortex. Anche l’impatto ambientale sarà praticamente nullo, visto che tutto il sistema non ha bisogno che della energia delle maree per muoversi. E naturalmente non rischierà la vita nessun animale marino visto che potranno passare liberamente sotto le barriere galleggianti. Se tutto andrà bene il progetto potrà essere esteso a livello planetario, infatti l’Ocean Cleanup si prefigge di installare sessanta piattaforme galleggianti entro il 2020.

L’isola di plastica che minaccia gli oceani. Il Pacific Trash Vortex è un colossale accumulo di spazzatura galleggiante, composto perlopiù da plastica, la sua superficie è maggiore di quelle di Francia, Germania e Spagna ed è composto da almeno 79mila tonnellate di plastica. “La maggior parte dei detriti è di grandi dimensioni – ha affermato Boyan Slat. – Si tratta di una bomba ad orologeria perché tutti questi grandi oggetti si trasformeranno in microdetriti nelle prossime decadi se non agiamo”. La grande isola di plastica è costituita soprattutto da attrezzi da pesca abbandonati, come reti e corde, e ogni anno provoca la morte di migliaia di balene, delfini e foche.

Pulizia e prevenzione

La Ocean Cleanup prevede di autofinanziarsi grazie alla vendita della plastica oceanica che alcuni brand, come Adidas, hanno iniziato a sfruttare comprendendone l’appeal sui consumatori. La pulizia degli oceani, per quanto efficace, da sola non può però bastare, è necessario combattere alla fonte l’inquinamento che sta lentamente uccidendo i mari del mondo con gravi ricadute anche sulla nostra specie. “Dobbiamo pulire, ma dobbiamo anche prevenire che la plastica entri negli oceani. Meglio riciclare, meglio usare questi materiali in creazioni di design e regolamentare questi rifiuti. Abbiamo bisogno di combinare queste soluzioni”, ha dichiarato Boyan Slat.

Immagine del progetto

Anche in Giappone:

Ocean Cleanup diventa realtà anche in Giappone.

Boyan Slat e il sindaco dell’isola di Tsushima, al largo delle coste del Giappone, hanno siglato l’accordo per realizzare il progetto pilota di Ocean Cleanup Array, lo fa sapere il ragazzo direttamente dalla pagina social del progetto.

Boyan Slat and Tsushima Island’s mayor sign Mutual Agreement for the coastal pilot

Quindi possiamo affermare che potenzialmente saremo ancora in grado di invertire una tragica rotta; ma quello che è certo è che da subito occorrerà trovare soluzioni definitive rispetto alla fabbricazione della plastica ed ogni governo del mondo dovrà impegnarsi in prima linea su questo, perchè raccogliere la plastica, potrebbe, da adesso in poi, non essere più sufficiente per risolvere questa subdola pestilenza, dei mari e del millennio.

Il sistema in azione

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