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Governo: ingredienti per una nuova crisi Governo: ingredienti per una nuova crisi
Lo spunto da cui partiamo è un’assoluzione. Quella di Alfonzo Papa, ex deputato forzista condannato in primo grado a 4 anni e mezzo di... Governo: ingredienti per una nuova crisi

Lo spunto da cui partiamo è un’assoluzione. Quella di Alfonzo Papa, ex deputato forzista condannato in primo grado a 4 anni e mezzo di carcere in seguito agli scandali relativi sull’inchiesta P4. Ma la parte interessante non deriva tanto dal giochetto barbaro/mediatico che sbandiera il martire perseguitato e “assolto”. Infatti il punto d’interesse è la prescrizione, la solita prescrizione grazie alla quale in realtà, l’ex deputato, l’ennesimo, l’ha fatta franca. E l’ha fatta franca perché gli avvocati hanno portato il processo al sesto anno facendolo archiviare. Un legislatore “sano” avrebbe bloccato la prescrizione vent’anni fa quando con Tangentopoli e i suoi indagati illustri si era aperta una stagione di odissee processuali ma senza dantesche soluzioni. Tant’è che Berlusconi e Centrosinistra, per ovvi motivi, allungarono i processi e dimezzarono la prescrizione. Dovettero arrivare i Cinquestelle che ragionando sull’argomento, si guardarono in faccia stupiti ed ingenuamente si dissero.”E che d’è sta cosa assurda?” e bloccarono la prescrizione dopo la sentenza di primo grado. Ma come è noto, l’ingenuità legata all’incompetenza crea mostri inauditi.

Ora: la legge di Bonafede entrerà in vigore dal primo gennaio. E chi è interessato a bloccare tale legge con l’aggiunta della “new entry” Salvini? Ridere o rispondere a questa domanda sono la stessa cosa. Ma il problema, quale è il problema? Che quasi tutti tranne i Cinquestelle vorrebbero neutralizzare la questione. E dunque, se anche in questo caso, come nell’imperdonabile questione Sozzani, che vide Centrodestra e Centrosinistra uniti per salvare l’indagato, ci sarà un unione “d’interessi”, il senso di questo governo potrebbe e dovrebbe naufragare prima dei mesi caldi. Il rischio dei Pentastellati, oltre che quello di decadere in una identità sempre più evanescente (per le pressioni efficaci di un sistema elettorale fatto su misura per disinnescare l’onestà che diede loro voce e vita), è di essere assorbiti dalle Sinistre dopo essere già stati consumati dal Centrodestra.

Altro ingrediente per una crisi è quello del “vincolo di mandato”. Di Maio ha dichiarato di volerlo attuare; probabilmente in seguito alle fughe dal suo Movimento. In effetti il problema è di rilievo, dal momento che attualmente, è possibile per un parlamentare uscire dai suoi “banchi” per andarsi a mettere in quelli di realtà diverse. Fatto così frequente che, per la nuova maggioranza si è dovuto concedere un Ministero (e che Ministero!) ad una di queste realtà minori ma, evidentemente, significative per la maggioranza parlamentare (il Ministero della salute andato a Speranza di Articolo1). Tanto che una delle prime idee di Renzi era stata quella di gestire i suoi facendoli transitare nel Gruppo Misto. Ma, anche qui, la domanda nasce spontanea: non sarebbe più onesto da parte di un uscente dimettersi piuttosto che transitare? E se ci fosse il vincolo di mandato, sarebbe così spavaldo, costui, nel volersi dimettere? E dunque vogliamo chiedere a Di Maio: ma chi te lo vota ‘sto vincolo?

Staremo a vedere.

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