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Gli alleati di Di Piero: la coalizione delle brutte copie Gli alleati di Di Piero: la coalizione delle brutte copie
Per essere una brutta copia che si rispetti devi essere peggio dell’originale. E se l’originale si chiama Andrea Gerosolimo devi essere brutto parecchio. E... Gli alleati di Di Piero: la coalizione delle brutte copie

Per essere una brutta copia che si rispetti devi essere peggio dell’originale. E se l’originale si chiama Andrea Gerosolimo devi essere brutto parecchio. E la gente a Sulmona sta cominciando a pensare che Gerosolimo non è poi così brutto. Miracoli della politica sulmonese. Lasciamo per il momento da parte Centrodestra ed Elisabetta Bianchi che, comunque, dignitosamente, si apprestano a contrastare, secondo noi la Bianchi in modo più coraggioso, il male assoluto della politica cittadina. Ma è così assoluto il male assoluto? Cosa nascondono i prodi vendicatori, gli uomini e le donne senza macchia, che insieme a Di Piero vorrebbero dare risposte concrete ai cittadini? E soprattutto, chi è che sta col bene? E chi col male? Perché se a destra come sembra, vi è grande lotta interna e confusione e se il nemico assoluto si chiama Gerosolimo, dall’altra parte dovrai per forza di cose vedere sopraggiungere il fior fiore dell’onestà intellettuale, i creatori della politica, i benefattori degli afflitti. Le vergini.

Ma se parli di vergini già devi escludere il Cinquestelle cittadino. Quello dei traditori, a livello nazionale, degli ideali per cui il movimento è nato: no obbligo vaccinale, no Europa matrigna, no tav, no snam, nonnorononnonno. Adesso invece data l’inclinazione assunta del baricentro, e non parliamo solo di quello politico, non possiamo fare a meno di soffrire al pensiero del “sì non proprio sì”, del “sì politico”, del sì compromesso”, del sì che se diventa no te ne devi andare a casa anche se hai preso il 33% alle politiche nazionali. E, certamente, se il Cinquestelle sulmonese è quello di Di Maio e Conte e cioè quello che ha sfilato in Corso Ovidio, allora non è certamente il Cinquestelle storico del Meet-up Amici di Beppe Grillo, quello per intenderci che prese duemila voti alle regionali classificandosi secondo a Sulmona e quinto in Abruzzo (dietro soltanto alla Lega e sopra il PD) pur non avendo nemmeno un consigliere a Palazzo San Francesco. Gruppo epurato completamente dalla senatrice (nota imprenditrice) Di Girolamo in maniera irregolare secondo la statuto. E dei nuovi grillini, quelli che tanto bene intonano l’inno del cambiamento, nessuno aveva messo piede all’interno del Meet-up o comunque negli ultimi tre anni (escludendo naturalmente i fedelissimi, D’Andrea il tutto fare, Di Girolamo il padre, e D’Aloisio l’elemento di statura) oltre a non avere nessuna esperienza politica. E vedremo a breve chi aveva ragione.

E che dire del capo coalizione, il candidato sindaco Di Piero? Colui che fu il braccio destro del male assoluto? Di lui si perdono le tracce quando finì il quinquennio di Gerosolimo alla regione e cioè quando si raffreddarono naturalmente le poltrone da lui affidate. Ritrovatosi improvvisamente nemico del male assoluto s’affrettò a fare il giro degli scontenti e ad affidarsi ad un’altra brutta copia sulmonese, quella del Circolo PD che cambiò anch’esso le serrature alle porte (a chi il PD, bene o male l’aveva nutrito ovvero Bruno Di Masci).

Dunque, già abbiamo: la brutta copia di Gerosolimo, Di Piero; la brutta copia del Meet-up Amici di Beppe Grillo, il Cinquestelle governativo; la brutta copia del PD, il Circolo PD, anch’esso governativo, ed, anch’esso, per la prima volta al giudizio del voto (lasceremo quindi l’onore del dubbio). Nella coalizione di Di Piero vi è anche Sbic, più brutta copia di se stesso, nel tempo, che d’altre matrici matrigne. Poi vi è un’altra lista di “medici senza frontiere” ma su questi preferiamo stendere un velo pietoso. ‘Na mezza cataratta diciamo.

E allora? dov’è il male? C’é o non c’é? Certo che c’è. E’ ben nascosto, per l’inganno consueto, che usa l’ombra etimologica del cambiamento, ma che deve investire gli stessi personaggi che non seppero agire con le loro forze nel momento opportuno. Perché le loro forze sono di sponda sulle braccia di nemici fallimentari a loro dire, non sono reali, e si poggiano sulla noia sgomenta e delusa di cittadini più spaesati che decisi. Il cambiamento a Sulmona non ha bisogno di ideali fatti di parole, ma di meccaniche spicce: calci dove servono, e soprattutto firme di chi si prende le responsabilità. Che non c’è da inventarsi nulla, soltanto riparare il mal fatto e riaccendere le macchine.

E stai a vedere, che alla fine, la gente terribile di Sulmona, che se la meni ti rimena e non ti regala niente, alla fine si troverà a dire: “Beh, sai che c’è? Te lu dieng luvot”.

perché se lasci la strada vecchia per la nuova…

Edmond Dantes