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Fino a quando? Fino a quando?
SULMONA – Sembra essere lo slogan di una città “non proprio terremotata” ma le cui lancette biologiche sono rimaste a quel 2009 e ai... Fino a quando?

SULMONA – Sembra essere lo slogan di una città “non proprio terremotata” ma le cui lancette biologiche sono rimaste a quel 2009 e ai suoi effetti, all’irrimediabilità eterna del caduco…

E fra un cado e non cado ecco anche il muretto di cinta della Scuola Elementare Lola Di Stefano, tutto “rinforzato” da una struttura di sostruzione che neanche la muraglia cinese! La sensazione, nettissima, è che non si voglia rimetterlo in sicurezza poiché davvero appare inspiegabile come mai da anni non si sia provveduto a riattarlo in maniera rapida ed efficace. Oltretutto lo spettacolo è sinistramente indecoroso e si propone agli occhi, non dico degli ormai indolenti concittadini, ma dei turisti e degli avventori (come si diceva una volta).

Viene da pensare che neanche una generazione fa, ai danni della guerra si provvide con entusiastica voglia di ricominciare proprio dai restyling. Mentre oggi, il bel viale che corre lungo la Villa Comunale, mostra questa inquietante gabbia, ormai radicata come gli alberi che le sono di fronte. La cosa è tanto più grave se si pensa che di lì passano ogni giorno i nostri bambini delle elementari, i loro genitori, i vigili urbani (come si diceva una volta) che fanno attraversare loro la strada in sicurezza, insomma un bel via vai ogni santo giorno e ogni santo giorno la muraglietta lignea ci saluta e ci ricorda che in una città in degrado irreversibile tutto passa, tranne lei e varie altre cosette abbandonate all’incuria: i bagni pubblici, per esempio, “sono chiusi o aperti?” si domanda l’avventore di domenica, al cospetto di una porta serrata e di varie tracce di disuso ben visibili, oltre le sbarre. Poi, se riesce a superare la tristezza di questa accoglienza e si inoltra lungo il Corso, si chiederà se i tubolari delle impalcature sono una sorta di installazione artistica permanente nel centro storico di una Città d’Arte. Poi, dopo essersi riempito gli occhi del palazzo della SS. Annunziata, ammira la statua di Ovidio nello squallore di una nudità per così dire socio aggregativa della piazza, con un bar che sembra dimenticato. Infine, se il nostro avventore fosse curioso e decidesse di dare uno sguardo oltre il portone del Liceo Ovidio… beh… lasciamo stare. Il Ginnasio non sta certo meglio delle Elementari. Il segno e la misura di quanto valore si dia alla cultura, ormai, sono tutti lì, nella cura che ce ne prendiamo.

M.D.D.