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Esteri: nell’autunno 2020 finirà la guerra in Afghanistan e i Talebani avranno vinto Esteri: nell’autunno 2020 finirà la guerra in Afghanistan e i Talebani avranno vinto
L’esercito degli Stati Uniti occupa l’Afghanistan da circa 18 anni. L’invasione cominciò poco dopo il crollo delle torri gemelle e dell’attacco ‘arabo’ al Pentagono.... Esteri: nell’autunno 2020 finirà la guerra in Afghanistan e i Talebani avranno vinto

L’esercito degli Stati Uniti occupa l’Afghanistan da circa 18 anni. L’invasione cominciò poco dopo il crollo delle torri gemelle e dell’attacco ‘arabo’ al Pentagono. Tutti questi anni non hanno consegnato una verità credibile su quel terribile 11 settembre, gli ingegneri contestano al tesi che il crollo delle torri sia stato causato dall’incendio, e i filmati dimostrano che nessun aereo è mai andato contro il Pentagono. La forza dei media e l’inconscio rispetto per tutto ciò che è ‘ufficiale’ ha fatto sì che nessuna contestazione, nessuna evidenza abbia potuto opporsi all’idea che quel giorno gli Stati Uniti abbiano subito “il più grande attacco del dopoguerra”… ad opera di 4 arabi scalcinati, mai saliti prima su un Boeing, capaci di centrare in pieno dopo una virata con un raggio di chilometri, due ‘stuzzicadenti’ all’orizzonte. Ma tant’è… Gli USA attaccarono l’Afganistan, reo di ospitare Osama Bin Laden, mandante di quella terribile azione terroristica, e incidentalmente anche depositario di giacimenti di gas naturale ed altre ricchezze strategiche.

Anche i Russi ci avevano provato, solo pochi anni prima, e si erano presi sberle indimenticabili dai montanari, appoggiati e armati… dagli americani fino a doversi ritirare con la coda fra le gambe. E esattamente come i russi, gli statunitensi hanno vissuto in Afghanistan un incubo senza fine, 18 anni di agguati, di terrore, di bare avvolte nella bandiera a stelle e strisce riportate, di nascosto, in patria. Adesso che appare chiaro, senza scampo, che questa guerra non si può vincere; adesso che il governo filo-americano di Kabul è ridotto a controllare sì e no un quarto del paese (ma con i Talebani e Al Qaida che ogni tanto distruggono una caserma o un’ambasciata) l’exit strategy è finalmente operativa. Dalla fine dello scorso anno sono in corso, nel Qatar colloqui di pace, e negli ultimi giorni filtrano sempre più frequenti indiscrezioni che vedono l’accordo praticamente raggiunto. Il Segretario di Stato (ministro degli esteri) di Trump, Mike Pompeo, in visita in Afghanistan il mese scorso, ha confermato queste indiscrezioni, dichiarando che il suo Governo ritiene possibile un ritiro delle truppe prima dell’autunno del 2020.

Ma come sarà possibile per Trump giustificare una sconfitta davanti all’opinione pubblica interna? Il ritiro coinciderà con le elezioni presidenziali di secondo mandato e gli Americani perdonano molto ai loro presidenti, ma una sconfitta militare significa poi una sconfitta elettorale sicura. L’ipotesi più probabile è un accordo con i Talebani che permetta al governo fantoccio di Kabul e al presidente (il pashtun Ashraf Ghani)  di restare al suo posto per un tempo sufficiente a Trump per dimostrare di aver lasciato il paese non per una sconfitta ma per la normale fine dell’operazione militare, destinata a dare all’Afghanistan un governo democratico e sicuro. Certo è che dopo il ritiro del contingente USA (forte di 15.000 uomini più quelli messi in campo dagli alleati) i Talebani possono prendere Kabul in una settimana e con la capitale il controllo di tutto il paese.

L’accelerazione del processo di ‘pace’, ha però, secondo il Time ed altri commentatori, un aspetto inquietante: potrebbe essere una necessità per Trump nel caso volesse cambiare fronte, e schierare l’esercito per un’invasione dell’Iran. Certo è che l’industria americana delle armi, per funzionare a pieno regime,non può fare a meno di un paio di fronti costantemente aperti… E’ forse questa la migliore chiave di lettura della politica estera statunitense?