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D’Annunzio: la statua di Trieste e le proteste della Croazia D’Annunzio: la statua di Trieste e le proteste della Croazia
TRIESTE, 13 settembre- Il Vate non ha pace. Proprio ieri, infatti, giorno dell’inaugurazione di una statua a lui dedicata in Piazza della Borsa a... D’Annunzio: la statua di Trieste e le proteste della Croazia

TRIESTE, 13 settembre- Il Vate non ha pace. Proprio ieri, infatti, giorno dell’inaugurazione di una statua a lui dedicata in Piazza della Borsa a Trieste, sono scoppiate le polemiche. Con una nota di protesta consegnata all’ambasciatore d’Italia a Zagabria, la Croazia ha “Condannato nel modo più deciso l’inaugurazione, proprio nella giornata che marca il centenario dell’occupazione” di Fiume.

“E’ un atto – prosegue la nota – che contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi”.

La scultura, realizzata dall’artista bergamasco Alessandro Verdi, raffigura il poeta pescarese a gambe accavallate seduto su di una panchina mentre è assorto nella lettura, e non certo mentre imbraccia un fucile: il poeta e non il combattente, insomma. Fortemente voluta dalla giunta di centro destra triestina, guidata da Roberto Dipiazza, aveva da subito suscitato un vespaio con relativa raccolta di firme contrarie all’iniziativa. Il sindaco, citando viali, scuole, strutture dedicate al poeta abruzzese, aveva tirato dritto per la sua strada.

La vicenda, al di là delle singole ragioni, pone ancora la questione di quanto abbia pesato una censura culturale sul Vate, troppo spesso e superficialmente, associato intimamente al fascismo, che ha portato ad oscurare pesantemente la sua figura, ben complessa, nell’Italia repubblicana. In questi giorni a Pescara si sta svolgendo la settimana a lui dedicata con interventi di autorevoli storici che, lungi dal dirimere definitivamente la questione, stanno a fatica portando alla luce altre verità. L’impresa di Fiume, dibattutissima, non può esser liquidata come un atto di aggressione laddove, infatti, la problematica “questione delle terre irredente” aveva addentellati politici di equilibri internazionali che di aggressioni ne hanno prodotte di vario genere, da più parti e perpetrate negli anni. Ma tant’è: la storia, si sa, la scrivono, o meglio la soprascrivono, i vincitori e nel caso dell’impresa di Fiume vanno usate molte cautele. Certamente quell’azione personale di annessione della città di Fiume all’Italia, che gli valse nel 1924 il posticcio titolo di Principe di Montenevoso, non fu mai ben digerita né da Mussolini né dall’Europa.

Nel caso di Trieste non si può negare che il suo sindaco abbia ostentato nella vicenda una certa spavalderia celebrativa delle destre. La cosa che, tuttavia, forse più inquieta è che ancora oggi, su terre di confine, che di “occupazioni” ne hanno subite dall’una e dall’altra parte, con eccidi più o meno palesi, nascosti e tombati, ogni particolare possa scatenare gli antichi rancori. Al di là delle ragioni tutto può diventare provocazione e occorre fare estrema attenzione a non urtare la suscettibilità dei vicini di casa e frizioni tra diplomazie. Forse non si è ancora guariti e non si riesce ad andare oltre le rivendicazioni di sterili primati storici, culturali o di sovranità. Forse, in questo caso basterebbe attingere più civilmente al rispetto del diritto del proprio vicino di festeggiare a casa propria, anche semplicemente un poeta da ricordare.

Ariel