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Danni psicologici da emergenza Covid19 Danni psicologici da emergenza Covid19
” le persone in isolamento sociale hanno una probabilità molto più alta di morire rispetto a persone paragonabili che non sono isolate” Alfonso Guizzardi*... Danni psicologici da emergenza Covid19

” le persone in isolamento sociale hanno una probabilità molto più alta di morire rispetto a persone paragonabili che non sono isolate”

Alfonso Guizzardi*

È noto da tempo che la quarantena e l’isolamento forzato sono sempre un’esperienza negativa per coloro che devono subirlo. La perdita di libertà, autonomia, la separazione forzata dai propri cari, la mancanza di contatto fisico, la noia e incertezza sulla durata dell’isolamento possono effettivamente avere un effetto drammatico sugli stati mentali delle persone.

Bambini

Fra il 24 marzo 2020 e il 4 aprile 2020 l’istituto Gaslini di Genova ha proposto un questionario in forma anonima sul proprio sito a cui hanno aderito circa 6800 persone rappresentando tutta la penisola (3245 con figli minorenni a carico).

Dall’analisi è emerso che nel 65% e nel 71% dei bambini con età rispettivamente minore o maggiore di 6 annisonoinsorteproblematiche comportamentaliesintomi di regressione. Per quel che riguarda i bambini al di sotto dei sei anni, i disturbi più frequenti sono stati l’aumento dell’irritabilità, disturbi del sonno e disturbi d’ansia (inquietudine, ansia da separazione). Nei bambini e adolescenti (età 6-18 anni) gli effetti più frequenti sono stati i disturbi d’ansia e la sensazione di mancanza d’aria, ma anche i disturbi del sonno (difficoltà ad addormentarsi e a svegliarsi per iniziare le lezioni per via telematica a casa). In particolare, proprio in questa fascia di età è stata osservata una significativa alterazione del ritmo del sonno con tendenza al cosiddetto ‘ritardo di fase (adolescenti che vanno a letto molto più tardi e non riescono a svegliarsi al mattino), come in una sorta di ‘jet lag’ domestico. Tra questi ragazzi è stata riscontrata più frequentemente anche una maggiore instabilità emotiva con irritabilità e cambiamenti del tono dell’umore.

l livello di gravità dei comportamenti disfunzionali dei bambini e degli adolescenti è legato statisticamente (e in modo significativo) al grado di malessere con cui i loro genitori hanno vissuto il lockdown. All’aumentare di sintomi o comportamenti di stress nei genitori (disturbi d’ansia, dell’umore, disturbi del sonno, consumo di farmaci ansiolitici e ipnotici), i dati hanno mostrato un aumento dei disturbi comportamentali e della sfera emotiva nei bambini e negli adolescenti, “indipendentemente dalla pregressa presenza di disturbi della sfera psichica nei genitori”.

Anziani

La durata della quarantena sembra essere importante. Durante un’epidemia di SARS, è stato scoperto che le persone che sono state forzatamente messe in quarantena per più di dieci giorni avevano un rischio significativamente più alto di disturbi legati allo stress a lungo termine rispetto a quelle che erano in quarantena da meno di dieci giornii. Consideriamo che durante l’emergenza covid19, gli anziani sono stati messi in quarantena nelle case di cura e di cura per mesi.

Le persone anziane, anche coloro che erano affette da disabilità cognitive, come la demenza, sono state isolate dai loro cari, generando in loro confusione, mancanza di riferimenti, stati di profonda ansia, depressione.

La ricerca ha dimostrato che le persone socialmente isolate con malattie cognitive e psichiatriche durante un’epidemia di MERS erano ancora ansiose e turbate dopo 4-6 mesi alla fine della quarantena.

Molti studi hanno trovato e descritto gli effetti psicologici negativi dell’isolamento e della quarantenaii . Descrivono che la disperazione degli isolati durante la quarantena è ovvia (” non sorprendente “), ma che è davvero molto preoccupante che gli effetti psicologici negativi possano ancora manifestarsi mesi o anni dopo.

È bene ricordarsi che “Una quarantena più lunga è associata a esiti psicologici peggiori ” e che gli autori delle varie ricerche consigliano di mantenere l’isolamento il più breve tempo possibile (massimo 10 giorni) e che invece il lockdown o isolamento sociale è durato oltre due mesi.

Non solo gli effetti psicologici negativi sono evidenti, ma l’isolamento sociale ha anche un effetto negativo fisicamente. Matthew Pantell e colleghi hanno descritto nel loro articolo “ Isolamento sociale: un predittore di mortalità per fattori di rischio clinici tradizionali ” che le persone in isolamento sociale hanno una probabilità molto più alta di morire rispetto a persone paragonabili che non sono isolate. Questo è stato già precedentemente descritto da Julianne Holt e colleghiiii. Hanno esaminato 146 studi scientifici e hanno riscontrato un rischio di morte del 50% maggiore nelle persone socialmente isolate.

Quando gli uomini venivano visitati regolarmente dai propri cari, il rischio di infarto diminuiva di quasi il 30% iv.

Con la quarantena forzata e l’isolamento sociale, l’obiettivo era impedire che gli anziani e le persone vulnerabili si ammalassero e morissero ma leggendo gli studi scientifici sembrava molto più evidente che l’isolamento e la quarantena potessero essere stati effettivamente mortali per loro. Sarebbe da verificare se c’è stato un conseguente eccesso di mortalità nelle case di cura che non è direttamente correlato al COVID-19.

Adolescenti

Hikikomori è un fenomeno tipicamente giapponese che indica la tendenza di alcuni adolescenti del sol levante di isolarsi dal mondo, non uscendo dalla propria stanza per settimane o per mesi. Si tratta di un meccanismo difensivo che non si risolve mai spontaneamente ma necessita dell’intervento psicoterapeutico.

L’isolamento deciso per contenere la diffusione del virus covid19 potrebbe richiamare una sorta di effetto hikikomori nel senso che potrebbe installare gli stessi meccanismi di isolamento e di difficoltà nelle relazioni interpersonali che sono conseguenti ad un lungo periodo di lockdown.

Infatti, potrebbe immediatamente rilevare come sia tra i bambini sia tra gli adolescenti e gli adulti è stata abbandonata l’abitudine di leggere e quindi ripensare a ciò che accade in maniera autonoma, critica, matura. L’uso sempre più massiccio di una formazione di idee e di pensiero mediata esclusivamente attraverso l’uso di social e della televisione determina una incapacità di un pensiero critico, ovvero l’incapacità di una elaborazione intellettiva, mentre permette solo una facile suggestionabilità dovuta alle immagini, in una sorta di pensiero che accomuna la massa e che è socialmente approvato dalla comunità di appartenenza (Cialdini parlava senso di riprova sociale).

La mancanza di contatti sociali diretti ha enfatizzato questo fenomeno soprattutto tra gli adolescenti dove si possono osservare ulteriori elementi critici: seppure fisicamente vicini, è frequente che gli adolescenti (e non solo) si isolino guardando il proprio cellulare e vivendo una vita virtuale all’interno del proprio “mondo Social”.

Nel momento in cui gli occhi, come organo di vista e come telerecettore, vengono spostati lontano dal piano di realtà, abbassati rispetto all’orizzonte, anche la capacità di osservare ciò che sta accadendo intorno.

Rilevo, soprattutto nell’ambito della mia professione di psicoterapeuta, una sorta di mancata “messa a fuoco” mentre i bambini, fortemente spaventati, percepiscono, leggono ed enfatizzano i vissuti emotivi che attraversano i propri genitori o gli adulti che vivono in casa e con cui hanno maggiormente contatto, gli adolescenti vivono semplicemente una dissociazione: da una parte c’è il loro corpo, la loro vita, la realtà e dall’altra parte c’è il rinchiudersi sempre di più all’interno di un mondo virtuale fatto di immagini, piccoli video, social dove tutto diventa estremamente povero, costruito da relazioni orientate al soddisfacimento immediato dei bisogni

Realtà virtuale preferibile, comunque, ad una realtà esteriore popolata di paure che vengono istallate, come la paura dell’altro, portatore di un invisibile virus mortale, e naturalmente più un soggetto è fragile e giovane più facilmente queste paure vengono installate e si collocano profondamente.

La paura del contatto con l’altro da Sé viene ben rappresentata dalla distanza sociale e dall’uso della mascherina che è diventata oggetto di moda, per nascondere il volto, ovvero per nascondere il proprio IO dietro una maschera, una protezione. Simbolicamente impedire l’affermazione del proprio IO ostacola l’affermazione del proprio pensiero: bavaglio!

Ci sono dei forti attacchi di ansia, la paura del domani, in alcuni soggetti, seppur giovani, un poco più nevrotici, invece, in altri, si riscontra una sorta di nichilismo banale che non porta verso il superuomo bensì verso l’accettazione tout court di tutto quello che viene proposto dal Potere, senza speranza, senza ribellione, senza paura.

Il ponte fa da padrone soprattutto con soggetti fragili che già iniziano a manifestare ansia, depressione, insonnia, attacchi di panico e marcatamente una incapacità di vivere una vita che meriti di essere chiamata tale. Sono ciò che il Potere vuole, il Potere li ama e loro contraccambiano, perché anche loro iniziano ad amare il Potere.

Alfonso Guizzardi (psicologo specializzato in sessuologia clinica, in psicoanalisi post-reichiana e in discipline energetiche).

iBibliografia

  • Hawryluck et al.SARS control and psic effects of quarantine. Pubblicato in: Emerging Infectious Diseases 2004; 10: 1206-1212
  • iiSamantha Brooks et al. L’impatto psicologico della quarantena e come ridurlo: rapida revisione delle prove. Lancet 2020; 395: 912-920
  • iiiPLosMedicine, 2010; 7: e1000316, Relazioni sociali e rischio di mortalità: una revisione meta-analitica
  • ivEng et al. Legami sociali e cambiamenti nei legami sociali in relazione alla successiva mortalità totale e causa-specifica e all’incidenza di malattia coronarica negli uomini. Americanjournalofepidemiologia 2002; 155; 700-709
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