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Crisi di Governo: ecco la squadra “Giallo-Rosa” Crisi di Governo: ecco la squadra “Giallo-Rosa”
Salvini chiama frequentemente Di Maio, lo messaggia, lo cerca, ma niente; e mentre Grillo e Di Battista si divertono a cambiare ogni mattina la... Crisi di Governo: ecco la squadra “Giallo-Rosa”

Salvini chiama frequentemente Di Maio, lo messaggia, lo cerca, ma niente; e mentre Grillo e Di Battista si divertono a cambiare ogni mattina la segreteria telefonica di Luigi con i dialoghi della nota trilogia di “Amici miei”, quelli del Pd sono in pole position nelle trattative con il Movimento.

E come era prevedibile, ogni volta che nelle contrattazioni si arriva ad uno scoglio, Alessandro Di Battista fa un post di apertura alla Lega e Zingaretti cede. Tanto che alcuni cominciano a parlare di Governo Giallorosa.

I grillini sui social, quelli senza galloni, nel frattempo sono divisi sull’opportunità di formare un governo col pd oppure di tornare al voto, data pressoché per scontata la fine con la Lega (però mai dire mai): in effetti cominciano a circolare alcuni nomi “sinistri” (inevitabili) per i ministeri del prossimo Governo che mettono i brividi e non solo a molti pentastellati. Il problema è che la strategia politica del Movimento attualmente va ben oltre i normali canoni delle alleanze, nelle quali si uniscono due soggetti di simili provenienze e si attua una linea comune. Il gioco qui è molto più difficile perché le regole devono essere inserite fra due soggetti di natura completamente diversa. La soluzione escogitata dopo le elezioni del 4 marzo 2018 fu di chiamare questa condizione anomala “contratto di governo”. Cosa vuol dire: che se le parti di un governo sono di estrazione politica diversa, ostacolo enorme ma derivante dalle inevitabili conseguenze dell’attuale sistema elettorale, si uniscono come potrebbero unirsi due soci di una azienda. Questi avranno percentuali in quote diverse e se tu per governare devi avere il 51% ecco allora la necessità di un contratto che dia garanzie precise.

Ed è più affidabile di quanto possa sembrare un contratto, perché come anche abbiamo visto con la recente rottura di Salvini, chi lo “spezza” quel contratto si deve prendere tutta la responsabilità di eventuali danni al paese. Danni al paese che, in questo caso, sono potenzialmente enormi. E la labilità del potere propagandistico, rischia di capovolgere situazioni apparentemente solide, come il consenso che Salvini aveva e che, lo vede perdere quasi cinque punti percentuali in dieci giorni. Questo secondo alcuni sondaggi affidabili che circolano in queste ore.

Dunque la partita è ancora apertissima. Nella fase iniziale, cioè quella attuale, il Cinquestelle è in vantaggio perché potendo agire su due “forni” ha la possibilità di dettare le regole ed incredibilmente si trova in una situazione anche migliore rispetto a quel 4 Marzo. Eh già, perché all’epoca non si era ancora seduto nessuno sulla poltrona e l’idea di voto spaventava meno. Però facciano attenzione i grillini: questa è un’epoca in cui gli elettori hanno davvero poca dimestichezza coi giochi di palazzo e questo rende estremamente sottile il filo della ragione. Un filo delicato che “lega” l’inferno e il paradiso. Facilissimo da recidere.

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