ovidio news
COVID: In che mani siamo? Nelle linee guida per la cura domestica l’ISS esclude il rafforzamento del sistema immunitario COVID: In che mani siamo? Nelle linee guida per la cura domestica l’ISS esclude il rafforzamento del sistema immunitario
Le vitamine non sono, secondo l’ISS fra le sostanze utili a curare (e prevenire) l’attacco del virus “perché non esistono evidenze solide di efficacia.”... COVID: In che mani siamo? Nelle linee guida per la cura domestica l’ISS esclude il rafforzamento del sistema immunitario

Le vitamine non sono, secondo l’ISS fra le sostanze utili a curare (e prevenire) l’attacco del virus “perché non esistono evidenze solide di efficacia.” E ovviamente nemmeno una parola sull’alimentazione.

15 Novembre. Visto l’affollamento degli ospedali e dei pronto soccorso, con soli 10 mesi di ritardo l’ISS si ricorda che “anche a casa si possono curare i casi lievi”, e si affanna a spiegare in che modo. Saltando a pié pari quello che è un comportamento alimentare corretto per avere un sistema immunitario sempre in piena forma, spiega ai medici di famiglia… come attenuare i sintomi simil-covid. Con uno sforzo terapeutico eccezionale ed una grande capacità di entrare nel cuore del problema, consiglia di usare innanzitutto la tachipirina per buttare giù la febbre. La tachipirina, farmaco da banco che usiamo tutti, non richiede l’intervento del medico, che al massimo dirà al paziente, per telefono, di prenderla, supponiamo specificando, con tono grave, che si tratta niente meno di un medicinale raccomandato specificamente dall’ISS. La tachipirina (paracetamolo) però. oltre ad abbassare la febbre fa diminuire le concentrazioni di glutatione a livello epatico. Dio solo sa quant’è importante questa sostanza nella detossificazione, anche dei radicali liberi che “primeggiano” anche nella malattia indotta dal Covid… Ma, attenzione, il dato più interessante è che la tachipirina vale fino a che il malato ha 37 e 6 di febbre. A 37 e 7 può già essere un Covid più serio, e quindi si suppone che a quel punto sia necessario il (consigliato) ricorso al saturimetro, per verificare l’ossigenazione del sangue. Ora, a parte che il saturimetro in casa non ce l’ha nessuno, a noi risulta che questo passaggio viene sistematicamente ignorato e che al primo sintomi simil-covid (tosse, mal di schiena, mal di gola, febbre) e simil-influenza, viene predisposto il tampone. Ma intanto l’ipocondriaco, o il cittadino normale terrorizzato dai media, si sarà già recato al pronto soccorso, intasandolo.

Detto questo: anche lo studente matricola di medicina sa che la febbre è il primo strumento usato dall’organismo per ‘far fuori’ gli agenti patogeni, e dunque bloccarla in uno stadio iniziale, quando non può creare il minimo danno organico, è invitare il virus a riprodursi in tutta tranquillità.

In caso di insufficienza respiratoria, è consigliato il cortisone. Ammesso che di fronte a un’insufficienza respiratoria accompagnata da febbre o altro sintomo il paziente sia ancora (o sia tornato dal pronto soccorso) a casa sua, il cortisone combatte certamente l’infiammazione polmonare, ma contemporaneamente, e anche questo lo insegnano alla prima lezione di facoltà, “i cortisonici favoriscono la replicazione del virus”. Provare ad applicare una pomata cortisonica sull’herpes del labbro, per credere.

Si tratta dunque di una nuova, certo giustificata, aggressione al sintomo, fregandosene della causa (il virus), sperando che la coperta non sia troppo corta. O che magari, come capita frequentemente, il tampone si sia sbagliato e la persona abbia avuto un’influenza e una leggera complicazione polmonare, cosa che è sempre successa, ben prima della pandemia. Detto questo, spiegare ai medici di base che il cortisone riduce l’infiammazione polmonare è certo davvero indispensabile, dato che fino a ieri probabilmente sarebbe stato prescritto l’olio di fegato di merluzzo.

Poi abbiamo il capitolo antibiotici. Ora (ce l’ha detto una matricola) gli antibiotici funzionano contro i batteri e non contro i virus. Per cui certo sono efficaci e utili se c’è una compresenza patogena, ma con il Covid non c’entrano nulla.

Quindi se il medico di famiglia avrà curato con la Tachipirina, gli antibiotici e infine col cortisone la persona con sintomi simil-covid e insufficienza respiratoria, dovrà solo sperare che il sistema immunitario del paziente sia abbastanza forte da sconfiggere in solitudine virus (di qualunque virus si sia trattato…) e medicinali, cosa sicuramente possibile, se il paziente si alimenta di frutta e verdura e gli viene fornito un robusto supporto vitaminico. La vitamina C è fondamentale… anche la D sintetizzata grazie ai raggi solari è importantissima, ma il divieto di passeggiata o peggio il lock-down, non aiutano granché a generarla…

L’Istituto Superiore di Sanità veglia su di noi, siamo in buone mani…

Franco Slegato