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Conte chiede la fiducia per un governo che inietti nel sistema europeo le proposte sociali, economiche ed ecologiche del M5S: ma è una svolta possibile? Conte chiede la fiducia per un governo che inietti nel sistema europeo le proposte sociali, economiche ed ecologiche del M5S: ma è una svolta possibile?
Con il discorso di oggi alla Camera, Conte ha reso chiaro e in qualche modo definitivo il progetto che ha portato il M5S ad... Conte chiede la fiducia per un governo che inietti nel sistema europeo le proposte sociali, economiche ed ecologiche del M5S: ma è una svolta possibile?

Con il discorso di oggi alla Camera, Conte ha reso chiaro e in qualche modo definitivo il progetto che ha portato il M5S ad accettare l’abbraccio con gli odiati nemici del Partito Democratico, quel partito che qualche burlone ha voluto definire “rosso” e che invece ha rappresentato, dalla sua nascita, il massimo pilastro del sistema economico e politico italiano, vera e propria dépendance del sistema europeo.

Il Movimento Cinque Stelle, verificata l’indisponibilità della Lega (ex Nord) a contribuire a un’egemonia populista, a livello nazionale, accantonando le divergenze e rinunciando, la Lega, a seguire gli interessi degli industriali del Nord Italia; verificato il mancato successo europeo di un populismo di gran lunga spostato verso la destre liberiste nazionaliste, si è trovato, dopo il colpo di mano di agosto, a un bivio, al più classico dei “tertium non datur”: elezioni o governo col PD. O barricarsi, dunque, per sempre, all’opposizione; o tentare la via dell’inserimento ‘critico’ e riformista nel sistema. Questa seconda strada, d’altronde, era già stato percorsa per un tratto, nel momento in cui diventando forza di governo, aveva dovuto accettare una serie di compromessi ed annacquare la sua vocazione populista e anti-UE. Va sottolineato che, al di là delle roboanti proclamazioni verbali, stando al governo lo stesso aveva fatto la Lega (ex-Nord) di Salvini.

Conte è apparso nel suo discorso di questa mattina esponente del M5S, esponente a tutto tondo di questo ‘nuovo’ M5S. Ha rivendicato tutte le scelte ‘gialle’ del governo precedente, ha spinto a tavoletta sulla rigenerazione in senso ecologico del sistema produttivo, ha fatto sobbalzare Renzi e gran parte del PD, di Confindustria e dei petrolieri dichiarando definitivamente chiusa la stagione delle trivellazioni, e non solo in mare,e aperta ufficialmente quella dell’economia green, circolare, del riciclo.

Se per tutto il resto le scelte programmatiche di Conte possono banalmente essere definite riformiste, di restaurazione del welfare, al limite socialdemocratiche o ‘di sinistra’, l’idea di una completa rigenerazione del sistema economico, in barba alle raccomandazioni di industriali, banchieri, economisti che ovviamente sono tutti ecologisti ‘in prospettiva’, ossia “non se ne parla fino a quando ci sarà una sola goccia di petrolio da estrarre”, ma si trovano completamente spiazzati di fronte a un’accelerazione che tende a ridiscutere gli assetti di potere economico e finanziario a livello internazionale (da cui il movimento di Greta) questa idea, dicevamo, risulta dirompente. In particolare per la borghesia capitalista italiana, sempre in retroguardia, che non a caso era (è) schierata compattamente con le destre, con la Lega… e col Partito Democratico.

Nella strategia dell’ormai ‘pentastellato’ Giuseppe Conte, non a caso divenuto il prediletto di Beppe Grillo, il PD è in realtà la vittima sacrificale, il partito di sistema costretto a rigenerarsi completamente a perire (o meglio a spaccarsi in più tronconi). Se Zingaretti aveva sperato di avere libertà di manovra (e se la De Micheli aveva già provato a “salvinare” il governo reclamando “l’amnistia “per i suoi amici Benetton, principali finanziatori del suo padrino Enrico Letta) l’immediata stoccata di Conte, “non si faranno sconti ai responsabili della tragedia di Genova” ha messo subito le cose in chiaro. Zingaretti, e Renzi, sono loro a trovarsi in trappola. Non potranno far cadere un governo così nettamente ‘di sinistra’ senza perdere tutto l’elettorato di sinistra a vantaggio del nuovo M5S… e anzi, ogni loro esitazione, ogni loro tentativo di difesa dei poteri forti gli costerà svariati punti nei sondaggi. Certo Renzi farà prima o poi il suo partito di Centro, coi resti di Forza Italia, e allora si vedrà. Ma per ora il pallino è saldamente in mano a Presidente del Consiglio.

E le patetiche urla dei deputati leghisti, “elezioni! elezioni!” sono state il più triste e sventurato finale di una strategia politica elaborata da un dilettante, emotivo e presuntuoso ‘capitano’ che si è mosso senza valutare le forze in campo, il terreno di battaglia, l’intelligenza del nemico. Non ha valutato neppure, pur avendone tutti i segnali, il possibile cambio di strategia europeo, a fronte delle politiche di Trump e del crollo dell’economia tedesca: Salvini apre una crisi e come unica foglia di fico per la sua scelta indica il ‘tradimento’ di Conte nella ‘guerra’ alla UE nel momento in cui la UE è disposta a tutto per evitare una crisi di sistema, e sta abbandonando le politiche di austerity. Abbacinato dal tripudio dei suoi sostenitori, convinto di avere il Paese in mano, Salvini tenta di andare alle elezioni: ed è così beota al punto di non capire che proprio la democrazia diretta voluta dal M5S sarebbe stata invece la sua arma vincente,

Una stagione è finita, una nuova sta per cominciare. Il M5S tenta l’invasione del territorio nemico: sminare il terreno è impresa difficile, ma, secondo Beppe Grillo, non c’erano alternative…