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Commissione banche, taglio dei parlamentari, tasse al Nord e riforma della prescrizione. Quattro buoni motivi per far saltare il Governo. Commissione banche, taglio dei parlamentari, tasse al Nord e riforma della prescrizione. Quattro buoni motivi per far saltare il Governo.
Sembra proprio che ci siamo. Nonostante i proclami, per cui il Governo sarebbe durato 5 anni e avrebbe fatto mirabilie, e i 5 Stelle... Commissione banche, taglio dei parlamentari, tasse al Nord e riforma della prescrizione. Quattro buoni motivi per far saltare il Governo.

Sembra proprio che ci siamo. Nonostante i proclami, per cui il Governo sarebbe durato 5 anni e avrebbe fatto mirabilie, e i 5 Stelle erano i migliori compagni di strada mai visti, il capo della lega (ex Nord) MAtteo Salvini attacca duramente e pone condizioni irricevibili: il destino del governo è segnato.

Per quanto Luigi Di Maio abbia fatto il possibile e l’impossibile per tenere in piedi il Governo, offrendo il sangue del suo Movimento pur di raggiungere gli obiettivi che si era prefissato (su tutti il Reddito di Cittadinanza e la legge Anticorruzione) sembra davvero difficile che possa oggi sacrificare il Ministro Toninelli, principale obiettivo di Salvini e altri uomini di punta, oltre ad accettare di subire ultimatum politici che ne azzerano l’immagine.

La reazione all’interno del Movimento 5 Stelle, anche se disperatamente celata, è furibonda. A mostrarne il volto è ancora una volta il Senatore Morra, presidente dell’Antimafia che chiede di far votare su Rousseau la decisione di staccare la spina al Governo, il che significa far votare il re-call di Luigi Di Maio che sull’alleanza con Salvini si è giocato un ‘all-in’.

Ma perché Salvini sta sfasciando tutto? In apparenza non c’è alcun motivo. Pian piano il governo giallo-verde portava a casa tutto, ed eliminato il clima conflittuale e la gara a chi è più bravo, Salvini avrebbe portato a casa l’autonomia, sia pure moderata, l’abbassamento delle tasse e tutto il resto.

Per capire cos’è successo, bisogna capire bene il personaggio Salvini, che non è il Papeete, la moto d’acqua, e nemmeno la zingaraccia.

Salvini è l’uomo degli industriali del Nord, la Lega nasce per dare una rappresentanza forte al Nord, addirittura l’Indipendenza nella visione di Umberto Bossi (che sta a Salvini come Hegel sta a un professore di filosofia delle scuole medie). E il Nord vuole tenersi le sue tasse, alla faccia dell’Unità Nazionale, e lasciare il Sud al suo destino.

Salvini è l’uomo delle frequentazioni strane, quelle frequentazioni che lo portano a casa Verdini, banchiere, massone e bancarottiere, fino a diventarne il genero. E i banchieri amici di Verdini (ma anche di Giorgetti) stanno tremando all’idea di una Commissione d’Inchiesta sulle banche guidata da Pierluigi Paragone, forse l’unico in grado di svelare all’opinione pubblica le strategie e le vere e proprie truffe che il sistema bancario ha messo e mette in atto.

Salvini è l’uomo che pur di ottenere il potere si imbarca nelle frequentazioni peggiori. Per sfondare al Sud imbarca tutta la peggiore classe dirigente ex Forza Italia e ex Alleanza Nazionale, si ritrova amici dei mafiosi dentro il movimento, difende i ‘suoi’ anche in casi di corruzione conclamata. Ha dovuto ingoiare la legge anticorruzione (ma sta facendo marcia indietro sulle intercettazioni) ma vuole far saltare la riforma della giustizia e soprattutto il blocco della prescrizione.

Infine, Salvini è l’uomo dell’oligarchia, che come tutti vive delle clientele e dei favori dispensati. Il taglio dei parlamentari gli toglierebbe un bel po’ di base e di potere contrattuale. Ha dovuto adeguarsi alle proposte del Movimento 5 Stelle, ma facendo saltare tutto adesso può impedire che la riforma costituzionale vada in porto.

Se questa analisi è giusta, stiamo davvero per assistere alla caduta del primo governo giallo-verde, e alla fine della zingarata leghista.

la Lega torna a casa, chi vivrà vedrà

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