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Chi stabilirà i tempi per andare al voto Chi stabilirà i tempi per andare al voto
Renziani, Zingarettiani e Mattarelliani Roma. In questo momento politico esasperante una cosa è certa, che la crisi ha evidenziato ancor di più le divisioni... Chi stabilirà i tempi per andare al voto

Renziani, Zingarettiani e Mattarelliani

Roma. In questo momento politico esasperante una cosa è certa, che la crisi ha evidenziato ancor di più le divisioni interne al Partito Democratico. Eh già, perché quando il gioco si fa duro… i topi scappano è vero, ma i duri si “ammorbidiscono”. Se c’è un’altra cosa che potremmo apprendere grazie alla politica, è che vi è un momento preciso in cui, come all’interno dell’occhio del ciclone, tutto il resto scompare e ti ritrovi in un luogo calmo, rilassato, senza grida e, soprattutto, senza appartenenze di sorta. La tragedia incombe e non c’è tempo da perdere.

Ed è questo che deve essere successo, quando il 4 marzo 2018, nacque il governo Gialloverde. Tempesta tutto intorno, soluzioni impossibili legate all’appartenenza politica, vani tentativi istituzionali… fino a quando, l’occhio del ciclone ha creato quello spazio immobile e apparentemente sereno che all’epoca chiamarono “Contratto di governo“. E certo, perché l’impossibilità ad avere una maggioranza, problema che, sicuramente, si ripresenterà in primavera nell’eventualità di nuove elezioni, comporta necessariamente un dialogo di tipo “aziendale”, “matematico”, tecnico o contrattuale. Ma la tempesta incombe.

Nessuno scandalo, perché per il bene del paese non ha più importanza chi sei, ma cosa fai. Ci vorrebbe un notaio, questo si, un garante ufficiale, il quale, nel momento che non rispetti il contratto, trasferisca i seggi del “traditore” al controllo del partner virtuoso. In questo modo si eviterebbero macchinazioni ed interpretazioni poco signorili. oltre che un danno irreparabile al paese.

Un nuovo contratto. Poco importa chi siano gli attori. Ognuno nelle sue percentuali ha un pezzo di Italia con idee diverse ma, democraticamente degne di ascolto e di rispetto.

Perché perdere tempo allora, perché fare cadere il governo? Beh, non considerando gli interessi di Salvini, che la nostra testata ha ampiamente evidenziato in queste ore, rimane il “resto del mondo”. Serve un contratto a “Medio Termine”, che scosti l’Italia dal burrone in agguato, e la riconduca sul sentiero del progresso e della crescita.

Oggi, Salvini, temendo di non riuscire ad ottenere il suo scopo, ovvero di andare subito ad elezioni per “capitalizzare i suoi consensi attuali“, ha dovuto riappostarsi nel posticino lasciato in caldo dentro al mantello del Cavaliere, il quale pur non rappresentando ormai quasi nulla o poco meno, potrebbe aiutarlo a trovare quella scorciatoia verso il voto subito; non solo: svelerebbe l’inevitabile “visione” di riunire il Centrodestra alle prossime elezioni. E la stretta di mano già c’è stata.

E veniamo al Centrosinistra o, per meglio dire, al PD e alle sue fazioni interne: Renziani, Zingarettiani e Mattarelliani.

I renziani faranno di tutto per impedire il voto. Renzi ha bisogno di più tempo, almeno sei mesi per organizzare la sua identità in un partito suo, con tutto quello che ne concerne: far conoscere il marchio, trovare fondi e via dicendo. Visto il cattivo accordo ottenuto al Nazareno (gli toccherebbe un 10% dei posti disponibili, una quindicina di eletti rispetto ai 90 attuali), sarebbe disposto perfino al taglio dei parlamentari pur di guadagnare tempo. Insomma, fra i gruppi riuniti oggi di Camera e Senato, quelli di Sinistra, potrebbero avere il boccino in mano.

Zingaretti vuole il voto subito proprio perché, come si è detto, ostacolerebbe Renzi e “regolerebbe” la fazione renziana. Ma certo è troppo debole per far finta che Renzi non esista. Altro “problema” è Mattarella, il quale, evidentemente, essendo uno dei pochi che si preoccupa anche del bene del paese, sa, come sanno i grillini, che le elezioni subito lascerebbero l’Italia con “le spalle al muro” (veramente troppe le questioni importanti che rimarrebbero in sospeso) e vorrebbe un “governo di legislatura” e non “a tempo”… e perfino Zingaretti è costretto a dichiararlo in tv: “Governo di legislatura?” Chiede il Tg1 a Zingaretti; “I tempi sono prerogativa del Capo dello Stato”, risponde il segretario del PD, mettendosi in posizione di “arrocco”.

Per questo i Mattarelliani, sorretti informalmente da figure come Franceschini e Gentiloni, già da oggi lavoreranno in questo senso, perché i contorni di un eventuale accordo col M5S sarebbero impossibili senza un PD unito.

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