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Che fine ha fatto il Movimento 5 Stelle? Che fine ha fatto il Movimento 5 Stelle?
Il fallimento di una rivoluzione senza rivoluzionari Dall’alba al tramonto si conclude una “miniepoca”, potremmo dire, sostenendo il linguaggio dei governisti del Movimento 5... Che fine ha fatto il Movimento 5 Stelle?

Il fallimento di una rivoluzione senza rivoluzionari

Dall’alba al tramonto si conclude una “miniepoca”, potremmo dire, sostenendo il linguaggio dei governisti del Movimento 5 Stelle: “rivoluzione gentile”, “rivoluzione senza armi” o, addirittitura, “minirivoluzione” dopo che dall’ultima votazione su Rousseau i fatti numerici hanno dimostrato che più che essere rivoluzionario il movimento è stato rivoluzionato.

Il problema è che, non avendo identità e non conoscendo la storia, si sono accorti che a giocare con parole che non si conoscono si rischia di farsi molto male: mai vista una rivoluzione senza rivoluzionari.

L’ultima goccia, evidentemente, deve essere stata l’approvazione sulle riforme del MES dell’altro giorno, quando da area gialla il Movimento s’è trasformato in area grigia. E chi dipinge sá quanto è delicato il giallo: basta un niente per inquinarlo. A poco sono serviti i giochi di prestigio dialettici per giustificare o, addirittura, celebrare questa azione, perchè, giusta o sbagliata, ha sancito una spaccatura definitiva fra chi si difende dietro alla democrazia parlamentare e chi non rinuncia alla propria matrice antisistema.

Dunque non possiamo più parlare di fuoriusciti o dissidenti: chi se ne va oggi è coerente col movimento, ieri si poteva pure discuterne, oggi no. Pure solo spostarsi al misto e non dimettersi, oggi, è coerenza per chi ad un tratto è costretto a votare contro i principi storici del Movimento. Il cinquestelle non è più fra gli alleati di governo ma tra i fuoriusciti e i dissidenti, basti leggere le loro tavole della legge.

Noi pensiamo che ormai il confine si sia spostato e che, se legalmente il Movimento 5 Stelle sopravvive in parlamento, fuori da esso la maggioranza della base s’è separata dai suoi eletti e l’elettorato è quasi svanito. Come una stufa al pellet dopo aver premuto il tasto off, si avvia all’ultima ventilazione calda prima che il combustibile, non più aggiunto dalla base e dagli elettori si trasformi in cenere.

Nulla di tragico s’intenda, bisogna solo chiamare le cose con il loro nome. La strategia (davvero obbligata?) delle alleanze ha evaporato il Movimento secondo un metodo preordinato dal sistema precedente, un sistema in crisi di consenso. E qui nessuno vuole affermare che sarebbe stato facile abbatterlo, ma che, c’è modo e modo di soccombere in guerra. Destinati ad esser gregari del nemico sono divenuti peggiori di lui: è la differenza che passa fra malvagi e ignavi. Resterà il ricordo di alcuni giusti ideali diluiti in un gioco grigio più grande di loro, quello del Terzo Millennio.

Oggi il Movimento 5 Stelle non può trovare differenze fra il votare la “vecchia guardia” e l’essere al governo col pd. Rimarranno le cose ben fatte, certo, nella speranza che il prossimo governo non le cancelli, con una sorta di croce su una tomba senza nome: sarà che non avendo avuto di partenza un’identità politica precisa il Movimento ha teso, antropologicamente, a tornare ad essere quello che era prima, di destra, di sinistra e, soprattutto, democristiano.

Mirko Mocellin

L' Anomalia Italiana — Libro di Mirko Mocellin

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