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Ben venga l’autonomia differenziata, un’occasione di riscatto per il Sud Ben venga l’autonomia differenziata, un’occasione di riscatto per il Sud
Fabrizio Zani Grande strepito a “sinistra” per la riforma Calderoli, che le destre, in particolare la Lega, avevano da tempo proposto e annunciato. Ora... Ben venga l’autonomia differenziata, un’occasione di riscatto per il Sud

Fabrizio Zani

Grande strepito a “sinistra” per la riforma Calderoli, che le destre, in particolare la Lega, avevano da tempo proposto e annunciato.

Ora che hanno il governo e un’abbondante maggioranza nel paese votante, ovviamente attuano questo progetto di “autonomia regionale differenziata” che sicuramente svantaggia, da un punto di vista economico le regioni più deboli del paese, ossia il Sud.

Era inevitabile che questo accadesse, dato che gli oppositori del progetto non avevano, né hanno, una precisa visione regionalista alternativa, e hanno dimenticato e abbandonato quella del PCI, che aveva fortemente voluto la prima riforma regionale per poter contare su propri centri di potere anche nell’impossibilità (Yalta) di giungere al potere a Roma.

Così, la contrapposizione che oggi vediamo è quella quasi comica fra una destra nazionalista (o identitaria, che è la stessissima cosa), i “patrioti” della Meloni che portano un attacco allo stato centralizzato, su input del partito del Nord, e gli altri che si aggrappano a questo feticcio 8/9centesco… come se il divario nord/sud in Italia non fosse nato e non si fosse perpetuato per oltre un secolo proprio sotto questa cappa coloniale imposta dalla borghesia del Nord (e accettata dalla borghesia parassitaria meridionale) con le annessioni allo Stato Sabaudo del 1860.

Il motivo dell’arretratezza del Sud non sta certo nella mancanza di autonomia fiscale e politica, ma nel tradimento continuo delle sue classi dirigenti, che per mantenere il loro potere clientelare hanno, nei decenni, perpetuato il patto scellerato dei lavori statali (poste, ferrovie, polizia) e delle professioni improduttive, che gonfiavano e gonfiano le loro clientele e le loro carriere, in cambio della riduzione a colonia dei loro territori, lasciati in condizioni di arretratezza economica e sociale a tutti evidente.

Se qualcuno ritiene questa analisi sbagliata, gli ricordiamo che per anni e anni la presenza di ministri del Sud nel governo del Paese è stata massiccia, e che questo non ha impedito il continuo sacco dei territori (Terra dei Fuochi, Tamburi, Bussi…) e il declino economico costante dello stesso Sud.

Il declino della grande industria del Nord ha rallentato il dragaggio di uomini e donne (immigrazione interna) ma ormai il danno era stato fatto, le forze migliori, quelle che avrebbero potuto far dimenticare i Gaspari, i Gava, i Vendola, i Bassolino, o se ne erano andate o erano diventate culturalmente cosmopolite e sono oggi del tutto indifferenti alle condizioni dei loro territori, impegnate come sono nelle loro carriere individuali, spesso in qualche capitale straniera.

Ebbene, a nostro avviso proprio la riforma Calderoli, nata per liberare il Nord da colonie ormai divenute scomode e inutili (e dispendiose) e privando il Sud di risorse assistenziali, può essere un momento di riflessione e riscatto… “Facciamo da soli, cazzo!” può essere lo slogan per un movimento politico di popolo (magari non un partito) che voglia risvegliare l’orgoglio dei territori e usarlo come arma per un rilancio, economico, certo, ma soprattutto sociale, lontano dall’assistenzialismo straccione e tanto più dalla visione nazionalista.

Al di là della condivisione culturale e linguistica che ci rende fratelli dal Piemonte alla Sicilia, è un fatto che lo Sato Nazionale (centralizzato) Italiano è stato fino ad oggi uno strumento di colonialismo interno. Liberarcene, anche accettando iniziali sacrifici economici, è proprio la chiave di volta del rilancio.

Ricordiamoci che nel sud povero esistono però risorse enormi, sia in termini di ricchezza nella mani di pochi, sia in fatto di territori che di per sé offrono occasioni di investimento eccezionali, se sottratti agli interessi particolari di una borghesia corrotta che detiene il potere regionale, grazie anche e soprattutto ai partiti che hanno la loro testa a Roma e i loro tentacoli sparsi ovunque.

Dunque battersi contro l’autonomia in nome dello statu quo non è fare l’interesse del Sud, ma quello della sua “classe dirigente” parassitaria e nemica del nostro futuro.

http://www.edizionisi.com/libro_titolo.asp?rec=249&titolo=La_faccia_nascosta_del_Risorgimento_