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Bambini e cellulari; i danni dovuti all’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenze Bambini e cellulari; i danni dovuti all’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenze
Nel 2016 oltre 100 medici e ricercatori di tutto il mondo lanciano il progetto Baby Safe per invitare con urgenza le donne incinte a... Bambini e cellulari; i danni dovuti all’esposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenze

Di Mirko Mocellin

I bambini, come afferma l’Associazione dei pediatri statunitensi, “non sono dei piccoli adulti e, a parità di esposizione, subiscono maggiormente gli effetti di tutti gli inquinanti ambientali, compresi i campi elettromagnetici artificiali”. Ciò è dovuto al fatto che i loro corpi sono più piccoli, le ossa del cranio sono più sottili, la massa encefalica è minore (quindi è soggetta a maggior penetrazione e diffusione delle radiazioni).

L’energia elettromagnetica emessa penetra profondamente nella testa di un bambino di dieci anni e in misura maggiore in quella di un bambino di cinque anni rispetto a quanto avviene nell’adulto.

Studi ufficiali hanno valutato l’esposizione alle radiofrequenze emesse da cellulari e device per la realtà virtuale in bambini dai 3 ai 14 anni di età, utilizzando manichini che ne rispettano le caratteristiche anatomiche. Gli occhi e il cervello dei bambini assorbono un livello di radiazioni da due a tre volte maggiore rispetto agli adulti.

È importante considerare che il sistema nervoso e immunitario dei bambini è in rapido sviluppo (il cervello continua a svilupparsi fino ai vent’anni) e il processo di mielinizzazione nervosa non è completo (Mielina: è il principale costituente della guaina mielinica con funzione protettiva e isolante della conduzione dello stimolo nervoso. È costituita per il 70-80% da lipidi e per il 20-30% da proteine. L’aumento della massa cerebrale durante la crescita è legato anche alla formazione delle guaine mieliniche che, rivestendo le fibre nervose (assoni), consentono una maggior velocità dell’impulso elettrico e, di conseguenza, una più efficace elaborazione delle informazioni).

Livelli più bassi di mielina13 e di conseguenza livelli più alti di acqua sono anche responsabili del maggior assorbimento dell’energia delle radiofrequenze nel cervello dei giovani. Inoltre la mielina contribuisce a proteggere i neuroni dalle radiazioni a radiofrequenze e da altre potenziali neuro-tossine.

I campi elettromagnetici a radiofrequenza di bassa intensità sono anche in grado di alterare la mielina, la cui integrità è essenziale per la trasmissione degli impulsi elettrici nel sistema nervoso centrale e periferico.

La diminuita capacità di riparazione del DNA e l’incremento di danni al DNA dovuti alle radiofrequenze aumenta nei più giovani il rischio di contrarre malattie neurodegenerative e tumori. Il maggior assorbimento dell’energia delle radiofrequenze per unità di tempo, la maggior sensibilità del loro cervello e il più lungo tempo di vita in cui sono esposti al rischio di sviluppare un tumore cerebrale rende i bambini più vulnerabili degli adulti alle radiazioni dei TM. Hardell e Carlberg hanno evidenziato un rischio quintuplicato di contrarre un glioma in età adulta quando l’utilizzo del telefono cellulare inizia prima dei 20 anni.

L’uso crescente del cellulare da parte dei bambini può essere considerato una forma di comportamento che induce assuefazione ed è associato a disordini emotivi e comportamentali [De-Sola Gutiérrez et al. 2016]. Uno studio danese, condotto su 24.499 bambini, ha evidenziato un incremento del 23% di difficoltà emotive e comportamentali all’età di 11 anni nei bambini le cui madri avevano riferito l’uso del cellulare a sette anni, rispetto ai bambini le cui madri avevano riferito un non utilizzo alla stessa età. Nelle donne in gravidanza l’uso del cellulare può essere associato a un aumentato rischio di disturbi comportamentali nella prole, in particolare iperattività e disturbi dell’attenzione. Lo studio è stato condotto su 83.884 madri appartenenti a cinque coorti di cinque Paesi: Danimarca, Norvegia, Corea del Sud, Paesi Bassi e Spagna.

AUTISMO E CEM: ESISTE UNA CORRELAZIONE? Nella review “Autismo e CEM? Plausibilità di una correlazione fisiopatologica”, Martha Herbert (Harvard Medical School), e Cindy Sage (coeditor di BioInitiative Report), osservano che le condizioni dello spettro autistico (Autism Spectre Conditions – ASC) implicano anche disordini di tipo biologico. Tali disordini presentano analogie stringenti con le risposte avverse correlate all’esposizione ai Campi elettromagnetici a radiofrequenze. Molti fenomeni fisiopatologici presenti nell’autismo, come stress ossidativo, carenza di antiossidanti (ad esempio glutatione), danni correlati a radicali liberi, elevati livelli di calcio intracellulare, compromessa perfusione cerebrale, alterazione della barriera ematoencefalica, sono anche documentati come risultato dell’esposizione a CEM/RF modulati. Inoltre, alcuni soggetti con ASC presentano mutazioni de novo (che i loro genitori non hanno) e che potrebbero essere legate all’esposizione ai Campi elettromagnetici a radiofrequenze, potenzialmente geno-tossici. Tutto ciò non dimostra che l’esposizione ai CEM provochi autismo. Tuttavia, essa potrebbe contribuire a incrementare il rischio di insorgenza di ASC e a esacerbarne la sintomatologia.

Nel 2016 oltre 100 medici e ricercatori di tutto il mondo lanciano il progetto Baby Safe per invitare con urgenza le donne incinte a limitare la loro esposizione alle radiofrequenze.

M.M.