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Attacco di Erdogan: un nuovo capitolo della tragedia Kurda Attacco di Erdogan: un nuovo capitolo della tragedia Kurda
L’attacco della Turchia di Erdogan al nord della Siria è frutto di decenni di durissima repressione della minoranza Kurda, e dalla necessità di impedire... Attacco di Erdogan: un nuovo capitolo della tragedia Kurda

L’attacco della Turchia di Erdogan al nord della Siria è frutto di decenni di durissima repressione della minoranza Kurda, e dalla necessità di impedire la nascita di uno Stato dove i Kurdi possano organizzarsi liberamente.

Non c’è niente da fare. Neppure schierandosi a fianco degli occidentali nella guerra all’ISIS, di cui hanno sopportato il massimo carico e pagato il più grande prezzo in vite umane, il popolo Kurdo e le sue organizzazioni politico-militari sono riusciti a staccare il biglietto per uno Stato Kurdo. Gli Stati Uniti si sono serviti, nella guerra Siriana, combattuta dapprima contro Assad e poi soprattutto contro l’ISIS, dei curdi stanziati in Siria e dell’Ypg (“Unità di protezione popolare”), l’esercito del partito curdo marxista Pyd, vicino al Pkk (il Partito curdo dei lavoratori) di Abdullah Okalan, che è segregato in un carcere di massima sicurezza in Turchia dal 1999 (dopo essere stato espulso dall’Italia dal governo D’Alema).

Gli USA dunque, appoggiandosi, alle formazioni armate dei curdi-siriani, le armarono e le addestrarono, permettendo loro di prendere il controllo dei territori a maggioranza curda. In questi territori l’YPG si batté duramente contro il Califfato che dal 2014 scatenò un’offensiva pesantissima, ma che venne sconfitto dall’YPG, aiutato dall’aviazione statunitense. Tutti ricordiamo i terribili combattimenti di Koban, che videro decine di miliziani Kurdi cadere nel tentativo di espugnare la città. Alla fine del 2015 l’YPG aveva in mano tutti i territori del Kurdistan siriano. Furono i Kurdi a conquistare Raqqua nel 2017, e a porre così sostanzialmente fine all’esistenza del Califfato.

Ai Kurdi è stata a lungo lasciato il guinzaglio lungo dai dominus del conflitto Siriano, Mosca e Washington, che frenavano Erdogan ogni qualvolta questi, preoccupato per le conquiste territoriali dell’YPG mandava la sua aviazioe a bombardarne gli avamposti.

Ma già all’inizio del 2018, Sayed Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, la formazione politico-militare libanese che si batte contro Israele da almeno 40 anni, aveva avvisato l’YGP: “Preparatevi, perché gli americani vi scaricheranno appena non avranno più bisogno di voi”.

E così è stato. il ras turco, Erdogan, ha troppe carte e troppo importanti da giocarsi perché gli USA, ma anche la Russia, possano fermarlo. La Turchia domina da secoli buona parte del Kurdistan, mantiene la popolazione Kurda in Turchia in condizioni di totale subordinazione, accusa di terrorismo ogni rivendicazione nazionale Kurda, uccide e incarcera i leader politici, spaventata dalla pur remota possibilità che i Kurdi riprendano una lotta indipendentista che ha radici ormai secolari, giustificata dalla loro indiscutibile identità etnica, linguistica, in ultima analisi nazionale.

Oggi, dopo che gli americani hanno annunciato e iniziato il loro ritiro dalla Siria, gli aerei di Ankara hanno ricominciato a bombardare i villaggi Kurdi, nell’indifferenza del mondo, e l’impressione è che possano dare vita a un’offensiva di terra. E anche i commentatori più imparziali si voltano dall’altra parte e anzi già si comincia a sentir parlare di prudenza, di rischio di nuovo allargamento del conflitto… una questione nazionale vera, significativa, in una zona così tragicamente strategica, è qualcosa che può disturbare il Nuovo Ordine Mondiale. La causa Kurda è senza speranza.

Franco Slegato