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Mussolini deve morire: i misteri di Dongo e la Massoneria Mussolini deve morire: i misteri di Dongo e la Massoneria
Il presidente americano impone al recalcitrante alleato che il capo del fascismo sia eliminato mentre si trova ancora sotto custodia italiana Mussolini deve morire: i misteri di Dongo e la Massoneria

Il 30 luglio 1943 l’Intelligence tedesca intercetta una telefonata intercontinentale tra Washington e Londra. Ai due capi del telefono ci sono il presidente americano Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro inglese Winston Churchill. Il primo, che già pensa a un nuovo mandato presidenziale, teme che un processo pubblico a Mussolini e la sua esecuzione possano alienargli i voti dell’elettorato italo-americano. Il premier inglese a sua volta lascia intendere di aver fatto certe promesse a qualcuno, che si trova in Italia, e insiste sull’ineluttabilità di una vendetta esemplare.

Spazientito dall’atteggiamento dell’interlocutore, Roosevelt tira fuori un paio di scheletri dall’armadio di Churchill: la mossa si rivela decisiva. Il presidente americano impone al recalcitrante alleato che il capo del fascismo sia eliminato mentre si trova ancora sotto custodia italiana. Così, spiega, si coglieranno due piccioni con una fava: evitare un processo pubblico e addossare inoltre agli italiani stessi la responsabilità del crimine. Churchill acconsente, ma a condizione che della faccenda si occupino gli uomini di Donovan e cioè i servizi segreti americani. In tutta la faccenda colpisce il fatto che entrambi i dignitari massonici considerino ineluttabile la fine violenta del dittatore italiano. Infatti i due discutono solo le modalità di esecuzione di una sentenza che, a quanto sembra, era stata già emessa. Da chi? Probabilmente dalle forze della finanza sionista e dalla Massoneria con il consenso del Vaticano, senza il quale nessuno avrebbe potuto toccare un membro del potentissimo Ordine dei Cavalieri di Malta, come era, appunto, Benito Mussolini.

A quanto pare alla fine di agosto del 1943 Badoglio era sul punto di consegnare Mussolini agli inglesi: lo testimonia l’ex-squadrista Amerigo Dumini, l’assassino di Matteotti, in una lettera del febbraio 1944 al segretario del PFR Pavolini. Ecco le famigerate intese a cui Churchill accennava nella telefonata del 30 luglio. Si noti per inciso che Badoglio era stato un altissimo dignitario del Grande Oriente d’Italia e quindi tutti i protagonisti della vicenda occupavano i più alti gradi della Massoneria. Perché, dunque, l’8 settembre 1943 si arriva a un armistizio, ma non alla consegna di Mussolini agli Alleati? Proprio perché il presidente americano aveva messo il veto all’ipotesi di un processo pubblico.