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Beni confiscati alla mafia in Abruzzo, e rincosegnati per finalità sociale ai comuni Beni confiscati alla mafia in Abruzzo, e rincosegnati per finalità sociale ai comuni
L’Aquila. Sono 68 i beni abruzzesi, soprattutto tra immobili e terreni, che sono stati confiscati alla mafia Abruzzese e riconsegnati agli enti pubblici. Ad... Beni confiscati alla mafia in Abruzzo, e rincosegnati per finalità sociale ai comuni

L’Aquila. Sono 68 i beni abruzzesi, soprattutto tra immobili e terreni, che sono stati confiscati alla mafia Abruzzese e riconsegnati agli enti pubblici.

Ad annunciarlo è il prefetto Bruno Frattasi, presidente dell‘Agenzia nazionale per l’amministrazione e destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, insieme ai quattro Prefetti abruzzesi, che prima della conferenza stampa hanno tenuto una riunione con i sindaci  dei 17 Comuni in cui sono ubicati i beni sequestrati, e i rappresentanti della magistratura e delle forze di polizia per la manifestazione di interesse.

In provincia dell’Aquila sono 5 i beni confiscati  alla mafia in Abruzzo e a disposizione degli enti locali, per un valore di complessivo di 138.048,00 euro. Di cui 3 sono a Capoccia, ed uno ad Avezzano e uno a Carsoli.

In provincia di Teramo sono invece 12 immobili, 4 a Martinsicuro, 2 ad Alba Adriatica, 2 a Mosciano Sant’Angelo, 2 a Teramo, e 2 a Tortoreto. Per un valore complessivo di 1.667. 247,50 euro.

I numero maggiori si registrano nella provincia Pescara, con 40 beni sequestrati definitivamente. 28 a Pescara, 7 a Montesilvano, 2 a Cappelle sul Tavo, 2 a Città Sant’Angelo, e 1 a Torre dei Passeri, per un valore totale di 3.069.283, 55 euro. Infine, nella provincia Chieti sono ben 11 beni confiscati, 5 a Santa Maria Imbaro, 3 a Frisa, 2 a Lanciano, e 1 a San Vito Chietino. Per un valore complessivo di 845.685, 00 euro.

L’idea, come sottolinea  Frattasi, è di consentire l’utilizzo, da parte delle amministrazioni pubbliche, come luoghi di aggregazione, centri di ascolto, spazi per case famiglia, “per ridurre emarginazione e disagio”. “Mi ha colpito – ha spiegato Frattasi – come un piccolo comune come Frisa, in provincia di Chieti, poco più di mille abitanti, abbia adottato un bene per farne un centro aggregativo, per farci giocare i ragazzi, per realizzare una ludoteca”