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14 anni dopo, il sodale di Bersani deve risarcire 19 milioni di euro regalati a Gravio: do you remember Penati? 14 anni dopo, il sodale di Bersani deve risarcire 19 milioni di euro regalati a Gravio: do you remember Penati?
Correva l’anno 2005, ministro delle attività produttive era il mitico Pierluigi Bersani, l’uomo dagli stretti rapporti con i Riva (70.000 euro di finanziamento a... 14 anni dopo, il sodale di Bersani deve risarcire 19 milioni di euro regalati a Gravio: do you remember Penati?

Correva l’anno 2005, ministro delle attività produttive era il mitico Pierluigi Bersani, l’uomo dagli stretti rapporti con i Riva (70.000 euro di finanziamento a una sua campagna elettorale) e con molti ras delle autostrade – basti ricordare che la Ravenna-Mestre, parte del progetto ‘Orte-Mestre’ stoppato da Del Rio per le evidenti connessioni con il MOSE ed altri scandali a base di tangenti ai partiti, era chiamata, dai piddini, “l’autostrada di Bersani”. Bene, correva l’anno 2005 e il capo della segreteria politica di Bersani, Filippo Penati, diventato presidente della provincia di Milano, fece acquistare dall’ente di cui era appunto Presidente, un’autostrada, la Milano Serravalle, dal noto Gavio, pagandola (anzi facendola pagare alla Provincia) il 30% in più del suo valore reale di mercato.

Quando la magistratura cominciò a indagare su Penati, Bersani finì sotto la lente di ingrandimento, e si difese ricordando che “Il ministro delle Attività produttive conosce tutti i principali imprenditori italiani. Li conosce, non li sceglie. Gavio, segnalandomi la preoccupazione per un contenzioso aperto con la Provincia di Milano, mi disse di non conoscere il presidente appena insediato e mi chiese di favorire un incontro con Penati. Così feci, via telefono”. Tutto regolare dunque, a parte il fatto che pochi anni dopo risultò che le società di Gavio, e in genere tutti i gestori di rete autostradale, finanziavano con grande munificienza i partiti politici (tutti, indistintamente). Sia come sia, Penati andò a processo da solo, o meglio con qualche sodale locale, nessuno si chiese dove fosse finita quella milionaria plusvalenza. E, meraviglia, Penati venne assolto, in primo grado e in appello, tutte le indagini della finanza svanirono nel nulla, lasciando il posto alla grande soddisfazione e alla ‘vita ritrovata’ di questo pover’uomo perseguitato da giudici cattivi.

In realtà, Penati non era stato proprio assolto. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado stava scritto che in realtà era stata provata “l’esistenza del Sistema Sesto” (Sesto San Giovanni, territorio di Penati, n.d.r.) come “‘luogo di incontro’ tra gli interessi di imprenditori spregiudicati” e “le esigenze di finanziamento della politica” e, in particolare, “degli eredi del Pci, che da sempre amministravano Sesto San Giovanni”. Ma non c’era prova che Filippo Penati avesse “compiuto in cambio di denaro o altra utilità atti contrari ai doveri d’ufficio”. Questo sistema Sesto, consisteva nella richiesta, e nel pagamento di tangenti sulle concessioni edilizie per le aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni, che pur provata era andata semplicemente in prescrizione. nel 2013. Comunque sia, la prescrizione venne accettata da Penati, e nel 2017 tutto finì. O quasi tutto. Già, perché nella vita c’è sempre un problema che non ti aspetti, e nella vita di Penati il problema era che a qualcuno quel 30% di presumibile tangente pagata da Gavio (girando parte del sovrappiù incassato a un partito, a una corrente o a qualche uomo politico) non andava decisamente bene. Tutto passò dunque ala Corte dei Conti, che in primo grado, ancora, sostenne che in fondo far sborsare alla Provincia il 30% in più del dovuto non è poi così grave. Ma poi, insomma, alla fine, “c’è sempre un giudice a Berlino”, o almeno qualche volta c’è. E, evitata comunque la condanna penale, ieri finalmente il signor Penati si è visto condannare in appello a rimborsare ben 19 milioni e 700.000 euro, (oltre 40 complessivi, lui e i suoiodali). soldi che probabilmente non ha… chissà in quali casse sono finiti.

40 milioni di euro con cui la Provincia avrebbe potuto costruire una ventina di splendide scuole, e che sono andati invece nelle tasche di Gavio, guarda un po’, un finanziatore della politica. E la Magistratura giudicante di Milano non ci aveva trovato nulla di strano o di illegale…

Chissà cosa avrebbe da dire Bersani.