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Un enorme problema di classe dirigente Un enorme problema di classe dirigente
L’espressione la ‘prevalenza del cretino’ è di uso comune, ma pochi ne conoscono la non banale declinazione sociologica. Fabrizio Zani L’espressione la ‘prevalenza del... Un enorme problema di classe dirigente

L’espressione la ‘prevalenza del cretino’ è di uso comune, ma pochi ne conoscono la non banale declinazione sociologica.

Fabrizio Zani

L’espressione la ‘prevalenza del cretino’ è di uso comune, ma pochi ne conoscono la non banale declinazione sociologica.

Chi giunge a posti di responsabilità e potere, sa che prima o poi sarà scavalcato.

Un Presidente molto spesso viene sostituito da un suo vice o da uno stretto collaboratore, che ovviamente cerca di prendere il suo posto.

Per questo motivo, l’uomo in questione tende a circondarsi di personaggi che non gli facciano ombra, ossia almeno un po’ più cretini di lui. Così magari resta in carica qualche anno in più… ma prima o poi la sostituzione avviene, e così il nuovo Presidente sarà quel vice un po’ più cretino di quello a cui ha preso il posto.

La “prevalenza del cretino” in questo senso è data dal fatto che la catena non può interrompersi, e un vice più cretino prenderà il posto del nuovo presidente, che era un po’ più cretino del primo, e così via senza interruzione.

E’ perciò che un po’ tutti i regimi, tutti i partiti ma anche (pur se meno spesso) le aziende hanno una spaventosa caduta di leadership, almeno fino a quando non avviene un cambio netto, traumatico di personale dirigente.

Gli esempi sono molteplici: la Tatcher era sicuramente una carogna, ma era un genio rispetto alla Liz Truss (quella che si diceva “pronta al lancio della bomba atomica”) talmente cretina da rompere lei stessa la catena: più in basso non si poteva scendere, per cui hanno tolto i politici e hanno messo un finanziere a fare il Premier del Regno Unito. Non so cosa il lettore pensi di J. F. Kennedy, ma il paragone con Biden mi sembra abbastanza scontato. E per restare in Europa, da De Gaulle a Macron, passando per Giscard, Chirac, Mitterand e Sarkozy, la prevalenza del cretino sembra quasi programmata.

Questo preambolo mi è stato ispirato dall’alluvione in Romagna.

Quella che nell’immaginario collettivo dovrebbe essere la regione meglio amministrata d’Italia, e che ha dato al PD i due contendenti al ruolo di segretario/a si è rivelata un colabrodo dal punto di visto della sicurezza idrogeologica, ed ha addirittura restituito, alla fine del 2022, allo Stato 55 milioni di euro che erano stati stanziati proprio per mettere a regime alcuni fiumi, e che la classe dirigente emiliano-romagnola, semplicemente non aveva saputo spendere.

Questa notizia fa il paio con i soldi del PNRR che non arriveranno per opere programmate come ad esempio gli stadi di Firenze e Venezia: i “migliori”, come venivano chiamati quelli del governo Draghi, non avevano neppure saputo capire le condizioni che l’UE aveva posto a Conte per sganciare il prestito e soprattutto i soldi a fondo perduto.

Restando dunque in Italia, prima ancora di perderci in valutazioni politiche e di esaminare le strategie del Great Reset e di Davos, possiamo da subito individuare un grosso problema.

La classe dirigente italiana è piena di cretini. E’ piena di cretini perché non c’è stato mai un punto di svolta, un ricambio traumatico: anche dopo tangentopoli, i nuovi leader politici erano semplicemente le seconde file dei corrotti spazzati via da Di Pietro & c. (o per chi voglia da un complotto della CIA).

Quel che vale per i politici vale a maggior ragione per i grand commis dello Stato, per i magistrati, e in gran parte per gli industriali e i banchieri. Tirano fino al limite delle forze, ultraottantenni ancora in servizio permanente attivo, e poi lasciano il posto a gente che non è stata neppure capace di fargli le scarpe nonostante la loro veneranda età.

Le grandi novità della politica italiana sono donne, e si chiamano Meloni e Schlein. La Meloni ha come padre nobile Giorgio Almirante, e come padre meno nobile Gianfranco Fini, che se non altro parlavano italiano e non romanesco di borgata. La Schlein era la vice di Bonaccini, e accennando all’alluvione credo di aver detto tutto, ma proprio tutto.

Gente come Renzi o Calenda nella prima repubblica al massimo avrebbe ricoperto il peraltro nobile ruolo dell’usciere… e potremmo continuare citando decine di personaggi: ma lasciamo al lettore il gusto di sbizzarrirsi nell’individuare la prevalenza del cretino nella realtà politica italiana.

Il problema di una classe dirigente del genere è che gli squali della finanza e di Davos ne fanno ciò che vogliono: se Pound chiamava i politici “i camerieri dei banchieri”, col passare dei decenni i camerieri sono diventati zerbini.

Solo una rottura traumatica del regime, o una sua sostituzione anche indolore, alla Agamben, potrebbe rompere la catena, portando persone nuove alla guida della nazione.

E’ vero che poi la storia ricomincerà….

Fabrizio Zani