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Blog di Fabrizio Cascapera Il vecchio, si alzò dal letto del centro detentivo militare per anziani in cui era rinchiuso e con passo lento... Racconti distopici/1

Blog di Fabrizio Cascapera

Il vecchio, si alzò dal letto del centro detentivo militare per anziani in cui era rinchiuso e con passo lento si diresse verso la sedia che dava sull’unica piccola finestra della sua stanza, si sedette e guardò fuori.

Il cielo era plumbeo, offuscato e questo in parte attenuava la sua tristezza, visto che comunque non sarebbe potuto uscire.

Non erano più i tempi per uscire, il mondo esterno era precluso alla plebe, la vita si svolgeva in una stanza, per lui in una cella, per gli altri, nel loculo che si ostinavano a chiamare casa. Ogni persona aveva 15 minuti di tempo al giorno per uscire…inizialmente le chiamarono Smart city…

Inoltre fuori era tutto così pericoloso, virus, bande di violenti e di disperati, poche luci, provenienti solo da caserme e commissariati, visto che il commercio di persona era stato eliminato e tutte le attività lavorative, educative e ludiche si svolgevano in rete.

Era un residuo di un tempo andato, un ottantenne, nato prima dei tempi dei PC che aveva conosciuto e vissuto un mondo diverso.

Oramai, quasi nessuno delle generazione successive alla sua, arrivava ai 50 anni.

I bambini, gestiti solo dallo stato centrale, venivano sessualizzati già all’età di tre anni, vivevano solo in ambienti asettici che li avevano privati di ogni sistema immunitario e quindi resi estremamente cagionevoli e schiavi di ogni sorta di farmaco.

Ovviamente anche le relazioni sociali erano state annullate per mille pericoli inventati dalla propaganda… contagi, bullismo, discriminazioni.

L’istruzione era unica in tutto il pianeta e impartita da remoto, secondo i dettami del Supremo organo scientista.

I lavori umani erano quasi scomparsi eccezion fatta per quelli più degradanti e logoranti ed ovviamente per quelli criminali.

La gran parte delle popolazione mondiale, scesa sotto i 3 miliardi dopo gli sconvolgimenti degli anni 20, viveva di sussidi… un credito sociale pervasivo e mortificante, che rendeva tutti schiavi, burattini.

Una vita fatta di solitudine, di aria filtrata, di pasticche, punturine e di ogni degenerazione cerebrale, psichica e morale possibile.

I governi, avevano promosso le leggi per il fine vita volontario ed un numero enorme di persone, usufruiva di questa “possibilità”, data la disperazione di un’esistenza così vuota ed inumana.

Umana…umana…il vecchio pensava ai suoi anni, agli schiamazzi dei bambini, ai baci delle giovani coppie, alle partite sui campetti terrosi ed alle birrette al bar con gli amici.

“Umani…” ripeteva tra se e se e guardandosi intorno, non ne trovava più.

Trovava solo fantasmi, con mille nevrosi, mille profili social, innesti neurali e nessun amico ed affetto reale.

Quelli non erano più umani erano fuochi fatui, simulacri, ex umani …transumani.

I suoi occhi e quelli dei pochi rimasti come lui, erano gli ultimi testimoni di un mondo che oramai non esisteva più.

Avrebbe voluto morire molto prima.

Non avrebbe voluto vedere tutto questo ma quando fu catturato, più di trent’anni prima, durante gli scontri avvenuti in tutte le città negli anni del grande caos, la corte marziale Scientista aveva condannato lui e gli altri come lui che li avevano avversati, a vivere per vedere fino in fondo l’atrocità del Nuovo ordine imposto all’umanità…a quel che ne restava.

Si era fatta sera, l’ennesima giornata uguale da sempre, era passata.

Ora sentiva le forze lasciarlo… ma non aveva pena o paura, il suo mondo ed i suoi simili erano estinti da tempo e lui non aveva nulla da lasciare, da salutare e da rimpiangere.

Si lasciò andare, finalmente libero di poter abbandonare un mondo non più suo, nella speranza di raggiungere quegli uomini e quel genere umano, che aveva tanto amato e allo stesso tempo odiato, per aver permesso tutto questo…

F. C.

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